Sbloccare la situazione e tornare a mettere i bisogni dei cittadini al centro della sanità. Un obiettivo che in questo momento diventa preminente, data la realtà sanitaria calabrese che da anni verte in condizioni di precarietà.
Solo per fare il punto delle ultime settimane, nel giro di pochi giorni si è assistito alla lettera scritta dal Presidente della Regione Mario Oliverio al Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni ed al Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nella quale viene espressa grande preoccupazione per la grave situazione delle strutture ospedaliere calabresi a seguito della impossibilità di procedere alle assunzioni del personale medico e sanitario; alla presa di posizione piuttosto forte da parte della Cisl Fp Calabria, che ha richiesto interventi urgenti per la sanità locale con l’obiettivo di risanarla; all’intervento di Matteo Renzi, che si è voluto esprimere proprio sulla sanità calabrese, auspicando per quest’ultima un modello simile a quello di De Luca in Campania, quindi con un presidente della regione anche commissario.
Perchè tutto parte proprio da questo, ovvero dal commissariamento della sanità regionale deciso per il rientro dal debito. Una realtà che va avanti da anni e che ha portato ad una serie di tagli nei servizi per il cittadino.
La sanità calabrese oggi più che vivere tende a sopravvivere, tra enormi problematiche e disservizi per i pazienti; un’offerta “inefficiente, inefficace e costosa con un progetto di riorganizzazione della rete sanitaria mai andato a regime e che non riesce a garantire neanche i Livelli Essenziali di Assistenza” per dirla con le parole utilizzate in queste ore della Cisl Funzione Pubblica Calabria sopra citata.
Un contesto caratterizzato da carenza di personale e servizi insufficienti per i cittadini; come nel caso della possibilità di cura con la cannabis terapeutica, che in Calabria non viene garantita al 100%. Mentre in molte altre regioni d’Italia il meccanismo è partito fornendo il farmaco a carico del Servizio Sanitario Nazionale e iniziando a parlare addirittura di progetti pilota alternativi, come quello che vedrebbe l’autoproduzione per chi soffre di determinate patologie e la coltivazione in proprio di semi di cannabis autofiorenti o di altre qualità, in Calabria i pazienti che avrebbero diritto a curarsi assumendo il farmaco a carico della sanità pubblica sono costretti, spesso e volentieri, a pagarlo di tasca propria.
Così come di tasca propria devono affrontare le spese di viaggio visto che, con sempre maggiore frequenza, i cittadini calabresi tendono a recarsi in altre regioni per farsi curare, in quanto si tende a non dare fiducia alla sanità locale.
Un primo segnale di uscita da questo stallo si è avuto proprio in queste ore, con la firma da parte del commissario alla sanità Scura del decreto che sblocca l’assunzione di oltre mille unità da impiegare in ambito sanitario per dare supporto ad una forza lavoro che aveva da tempo bisogno dell’ingresso di altri operatori.
Un segnale da prendere come primo passo di un lungo percorso da affrontare per riportare la sanità locale su livelli accettabili.