Storia e storie di persone e di paesi che si affacciano sulla costa tirrenica calabrese e che hanno fatto del fiume Savuto (1 a )un luogo d'incontro e di socialità.
Dal mito delle Amazzoni alle vicende di Temesa e Terina, con una città antica chiamata Cleta, attaccata e distrutta da Crotone, la colonia della Magna Grecia risorta dopo l'arrivo di Pitagora.
Dalla presenza dei monaci basiliani alla costruzione dei castelli medievali, dagli attacchi dei guerrieri saraceni alle torri di guardia lungo le coste.
E poi il dominio feudale dei d'Aquino, le riforme del decennio francese, il regno dei Borbone e l'Unità d'Italia.
Una ricostruzione di vicende millenarie che arriva fino ai nostri giorni e che ci aiuta a conoscere gli aspetti storici, letterari, antropologici ed economici di Cleto, Savuto e San Mango d'Aquino.
Armando Orlando
Nato nel 1948 a San Mango d'Aquino (Catanzaro), primo di cinque figli, ha conseguito il diploma di Ragioniere presso l'Istituto Tecnico di Nicastro (ora Lamezia Terme) e dopo gli obblighi militari è emigrato.
Metalmeccanico a Milano e Roma, è tornato in Calabria nel 1983 per lavorare presso un istituto di credito.
E' stato dirigente della Federazione Italiana Metalmeccanici della CISL di Roma e provincia e della Federazione Unitaria della Capitale, ed in Calabria ha ricoperto incarichi di responsabilità politica a livello regionale.
Socio fondatore dell'associazione culturale "Valle del Savuto", che ha sede a Cosenza e che gestisce l'Istituto Artistico Musicale "Diesis", ha iniziato l'attività letteraria nel 1971 con la partecipazione alla collana di contemporanei dell'Editrice Letteraria "Arpa" di Milano.
Nel 1981 ha iniziato a scrivere la storia della Calabria dalle origini.
L'opera è pubblicata a capitoli su "Calabria Letteraria", la rivista di cultura e arte fondata nel 1952 a Longobardi da Emilio Frangella e stampata oggi dalle Industrie Grafiche ed Editoriali Rubbettino di Soveria Mannelli. Partito dalla preistoria, il lavoro conta attualmente 35 capitoli e nei numeri della rivista del 2003 affronta le vicende del Settecento, con il passaggio della Calabria dal dominio spagnolo a quello borbonico, per proseguire poi fino ai giorni nostri, attraverso il decennio francese, il ritorno dei Borbone, l'unità d'Italia, il Fascismo ed il tempo recente.
Ha pubblicato articoli e commenti sul quotidiano "Gazzetta del Sud", sui periodici "La Calabria" di Cosenza, "il piccolissimo" di Catanzaro e "Diesis" di Cosenza, e sulle riviste "Obiettivo Calabria" del Sistema Camerale Calabrese e "l'altra Calabria", organo ufficiale dell'associazione "Calabresi nel Mondo" di Montreal (Canada)
1a) Del Savuto Armando orlando scrive nel suo “Cleto Savuto e San Mango:un viaggio della memoria tra stria e leggenda” che :
“Il Savuto è luogo dove termina il mito e nasce la storia.
Con la città di Temesa avvolta nel mistero, citata da Omero nell’Odissea e sparita nel nulla nelle
vicinanze della foce del fiume o, più a nord e verso l’occidente, sulle alture di Serra d’Aiello; e con il Pian della Tirena, nel territorio di Nocera, che custodisce gelosamente nel suo grembo i resti di una città antica, certamente greca, forse fenicia, lambita in tre lati dalle acque di due fiumi e dal mare, tanto da sembrare un’isola.
Il Savuto – «fiume grosso e navigabile, noto per la gran copia dell’acque», scrive padre Fiore nel
1691 – è via di comunicazione, ed i due versanti si uniscono nel territorio di Scigliano grazie ad un
ponte a campata unica, in pietra, attraversato da Annibale nel 202 avanti Cristo.
Il fiume è importante strada di accesso.
Specialmente verso le zone interne, dove gli insediamenti che sorgevano a mezzacosta e sui pianori sono occupati in epoche successive da vari popoli, fino agli Italici, che parlavano la lingua osca e che seppero dare vita ad una propria cultura locale. Attraverso la sua valle i Neolitici penetrano nelle zone collinari e montane e si insediano nelle terre di Nocera, San Mango, Savuto, Cleto, Martirano e Conflenti, mentre il territorio di Falerna, più prossimo al mare, partecipa allo sviluppo della Piana di Sant’Eufemia, ricca di strutture abitative.
J. De La Genière ci informa che i sentieri lungo il Savuto collegavano la costa tirrenica con la valle
del Crati e con la zona di Sibari, e risalendo il fiume si poteva giungere pure alla valle del Neto e a
Crotone. Ed il Piano di Tirena, posto allo sbocco del Savuto e del fiume Grande, era un punto
d’incrocio delle strade terrestri e marittime.
Lungo la sua valle scorre per lunghi tratti l’antica strada consolare romana Popillia-Annia, la quale, nelle vicinanze della foce, da via interna diventa litoranea e attraversa gli attuali territori di Falerna e Gizzeria fino a Capo Suvero, passando per sant’Eufemia Vecchia e continuando fino all’Angitola: una strada che, dopo secoli di abbandono, è resa efficiente dai Normanni per motivi militari e viene poi ripresa nel 1774 dal re Ferdinando di Borbone.
Ed è proprio attraverso la valle del Savuto e poi quella del Crati che il generale francese Reynier
ripara, con i suoi soldati, nella piana di Sibari, dopo la sconfitta inflitta alle truppe napoleoniche
dagli Inglesi nella battaglia di Maida del 4 luglio 1806.
Il Savuto è via di conquista.
Sulla sponda destra del fiume, nella località chiamata ancora oggi “Passu du Piru”, i soldati
mamertini fedeli ai Romani affrontano e sconfiggono Pirro, re dell’Epiro, sbarcato in Italia nel 281
a. C. per portare aiuto alle colonia greche; ed in quel luogo nel 1690 il principe Tommaso d’Aquino fece porre una lapide nella quale, in latino, veniva ricordata la battaglia, “affinché non si perdesse il ricordo di quell’evento”
Sulle sue sponde e lungo la strada consolare romana sorge la stazione “Sabbatum flumen”, ed anche per questo Martirano diventa, durante il X secolo, il punto di passaggio delle grandi invasioni saraceniche, nella Calabria interna.109 Lungo i suoi sentieri transitano i cavalieri normanni che muovono alla conquista del Regno del Sud, e sotto Federico II schiere di Saraceni, risalendo la valle, si spingono verso l’interno e attaccano la popolazione.
A presidio della valle, per rendere le vie inaccessibili ai soldati aragonesi che dalla Sicilia possono
portarsi sulle coste della Calabria e mettere in pericolo la dinastia angioina, Carlo conte d’Angiò,
nuovo re di Napoli dopo la morte di Corradino di Svevia, fa costruire sulla riva destra del fiume un forte castello, il Castrum Sabatii, i cui ruderi sono visibili ancora oggi e dominano l’abitato di
Savuto.