L'inevitabile epilogo di una stagione caotica, la peggiore finora degli ultimi 28 anni: era ormai diventata insostenibile la presenza di José Mourinho all'Old Trafford.
In due anni e mezzo il manager portoghese ha avuto modo di scontrarsi con tutte le componenti del Manchester United, dai giocatori ai dirigenti, dagli ex campioni fino ai tifosi.
A Manchester, Mou ha sempre vissuto come un ospite non gradito.
Non è un caso che abitasse in una suite di un albergo in centro, rifiutandosi di trasferirsi con tutta la famiglia, rimasta a vivere a Londra.
Arrivato nel maggio 2016 per riportare lustro allo United, allo sbando dopo l'addio di Sir Alex Ferguson, Mou se ne va dopo aver vinto una Coppa di Lega e una Europa League.
L'esperienza più modesta, a livello di trofei, di tutta la sua carriera. decisamente più ricca la lista degli scontri dialettici, tra accuse e incomprensioni con l'ambiente. Non si è mai sentito amato, come gli era capitato altrove, e probabilmente neppure compreso. Perché se ha sempre criticato i dirigenti dello United per non averlo assecondato nelle richieste di mercato, l'investimento di 450 milioni di euro, per 11 giocatori, sotto la sua gestione, rappresenta un gigantesco esempio di incomprensione. Estesa poi nei rapporti, spesso burrascosi, con alcune stelle dello spogliatoio.
Una su tutte, Paul Pogba, che pochi minuti dopo l'esonero ha postato sul proprio profilo Instagram un suo primo piano con ghigno, invitando i followers ad inserire la didascalia. Un'uscita quanto mai intempestiva, e subito cancellata. Ma indicativa delle tensioni che hanno attraversato in questi anni lo spogliatoio. Che non condivideva non solo i modi, spesso bruschi e sbrigativi, dell'ex tecnico di Inter e Real Madrid, ma neppure la sua filosofia calcistica, ritenuta troppo speculativa e difensiva.
A maggior ragione in uno stadio, l'Old Trafford, abituato a vedere dominate le partite (almeno durante l'era Ferguson) dai propri eroi. Molto spesso, campioni in erba usciti dal settore giovanile, come non è capitato con Mou, refrattario a dare fiducia ai più giovani. Già in ottobre Mourinho era stato ad un passo dall'esonero, ma una inattesa rimonta casalinga contro il Newcastle (da 0-2 a 3-2), e la tregua successiva con Pogba, sembravano aver riportato il sereno. Anche perché il licenziamento sarebbe costato, e costerà, allo United una cifra attorno ai 20 milioni di euro, considerato che il contratto di Mou, rinnovato solo lo scorso gennaio, ha scadenza 2020.
Nel frattempo i Red Devils, non senza sofferenze, si sono qualificati per gli ottavi di Champions League (affronteranno il Paris Saint Germain). Ma in Premier League non solo sono fuori dalla corsa per il primo posto (sesti a -19 dal Liverpool), ma anche lontanissimi dal quarto posto (-11). Risultati mediocri per un club orgoglioso di contare, sempre e comunque, più delle sue stesse stelle. Che fossero David Beckham o, appunto, Mourinho.
Entrambi liquidati quando ritenuti non più adeguati alle ambizioni del club. Nel futuro immediato del club c'è un tecnico, non ancora scelto, che avrà il compito di traghettare la squadra fino al termine dell'anno, nella speranza di salvare il salvabile. Quindi, il prossimo maggio, si ripartirà da un nuovo nome, che dovrebbe uscire da una ristretta cerchia di candidati. Da Mauricio Pochettino a Diego Simeone, fino a Zinedine Zidane, il favorito secondo i bookmakers.