di Ferruccio Policicchio
La vita di Napoleone Buonaparte ha sempre esercitato un grande fascino su biografi, storici, studiosi di tattiche e problemi militari e soprattutto per l’ascesa che portò l’oscuro ufficiale di artiglieria corso da Comandante l’Armata d’Italia a Primo Console e via via ad Imperatore. Perciò è difficile racchiudere qui, in poche righe, una biografia tanto intensa dalle origini ad una adolescenza burrascosa, dall’avventura in Francia alle prime campagne d’Italia, dal paese dei Faraoni al colpo di Stato fino alla campagna di Russia e al tramonto dell’astro.
Hitler visitando la sua imponente tomba di porfido rosso, in un mattino del giugno 1940, si tolse il cappello.
Ad Ajaccio, principale città della Corsica, nasceva il 15 agosto 1769, quartogenito di Carlo Maria, avvocato, e Letizia Ramolino. A nove anni entrava in un mondo nuovo, il passaggio dalla vita di famiglia a quella di un collegio militare che lo scosse profondamente. Con disciplina dovette affrontare gli urti della vita in un mondo fanciullesco dove la sua posizione era tutt’altro che privilegiata, mantenuto a distanza anche se di famiglia aristocratica ma squattrinata.
Durante il Decennio 1806/15, prima attraverso il fratello Giuseppe e il cognato Gioacchino Murat poi, il suo potere giunse fino in questi luoghi. Creando una monarchia amministrativa rivoltò il regno di Napoli abolendo la feudalità, sopprimendo alcuni ordini monastici e, affiancando alle preesistenti provincie, con la loro creazione, istituì i comuni, i circondari ed i distretti. Elevò la città di Amantea a sede di distretto (due anni dopo passato a Paola). Furono creati, per amministrare i comuni, i Decurionati e, a partire dal 1.1.1809, l’ufficio dello Stato Civile in ognuno di essi.
Biografie, aneddoti, memorie e vite romanzate dal giorno della sua morte si sono moltiplicate e sono cresciute a dismisura.
Alla notizia della sua morte (5 maggio 1821 nell’isola di S. Elena), Manzoni scrisse l’ode «Il cinque maggio» fra il 17 e il 20 luglio 1821. Nel grande condottiero il poeta ricerca l’uomo e il suo travaglio interiore, collocandone la vicenda terrena nella riflessione più vasta dell’intimo rapporto tra l’anima e l’eterno. La sfera religiosa è infatti centrale nel componimento.