Forte attenzione ha sollevato nel sistema sanitario calabrese la decisione del giudice Ilario Nasso (Tribunale di Vibo – sezione Lavoro e Previdenza), che, con provvedimento del 17 giugno, ha accolto l’istanza cautelare
proposta dagli avvocati Nicola Gasparro e Francesco Domenico Crescente in rappresentanza di Anna Maria Renda, dirigente medico dell’Asp vibonese che ha appunto fatto ricorso contro la nomina di Damiani.
Nel ricorso viene segnalata una serie di presunte irregolarità nella procedura di nomina
Il Giudice del lavoro, in attesa del giudizio di merito fissato per il prossimo 12 luglio, ha quindi sospeso la nomina del direttore del distretto sanitario unico dell’Asp di Vibo.
Ne ha parlato Sergio Pelaia ne il corriere della calabria.
Ecco come:
“Una nuova tegola si abbatte dunque sull’Azienda sanitaria vibonese guidata dalla dg Angela Caligiuri.
Proprio la dg aveva infatti affidato, il 23 novembre del 2017, al medico 57enne Vincenzo Damiani la guida del distretto sanitario provinciale che ha inglobato e sostituito i tre distretti di Vibo, Tropea e Serra San Bruno.
Già direttore del distretto, Renda ha segnalato una serie di presunte irregolarità nella procedura di nomina, a partire dalla composizione della commissione giudicatrice e alle scelte da questa compiute, sostenendo inoltre la presunta «inesistenza – in capo a Damiani – dei requisiti di partecipazione alla procedura, e segnalando – in ogni caso – l’inosservanza dei canoni di correttezza e buona fede, da parte dell’azienda e della commissione esaminatrice».
Contestazioni, queste, respinte dall’Asp di Vibo che ha invece sostenuto davanti al giudice la «piena conformità alla legge delle determinazioni assunte dall’ente pubblico, la legittima composizione della commissione giudicatrice, l’ineccepibilità della scelta compiuta dal direttore generale, e fiduciariamente ricaduta sulla persona di Damiani», prospettando poi «l’horror vacui derivante – in danno dei servizi sanitari erogati dall’azienda – in caso di rimozione del provvedimento attributivo della carica di dirigente del distretto sanitario unico».
Analoghe controdeduzioni, mirate a sostenere l’inammissibilità del ricorso, sono state proposte dallo stesso Damiani, ma il giudice in via preliminare le ha ritenute infondate, quantomeno in relazione alla tutela cautelare.
Secondo il giudice la commissione non ha prodotto, come previsto dalla legge e dall’avviso pubblico, una terna di candidati, bensì un elenco di tredici persone presentate in mero ordine alfabetico.
Il direttore generale, poi, «nel designare alla direzione del distretto uno dei candidati non collocatisi al primo posto in graduatoria (e oltretutto ammesso con riserva per espressa determinazione della commissione esaminatrice), non ha “motivato analiticamente”, come pure apertamente imposto dalle conferenti norme primarie, riproposte dallo stesso avviso pubblico».
Il giudice rileva quindi che la delibera con cui il direttore ha conferito l’incarico «è silente in ordine alla scelta compiuta in favore di Damiani (unico candidato, peraltro, a esser stato ammesso con riserva)», mentre le motivazioni della nomina sono state ritenute estremamente lacunose”.
Un primo fermo ai direttori delle ASP.
Ora altri aspettano decisioni similari.