Vibo Valentia, 19 feb. - Non luogo a procedere perché il fatto non sussiste e perché il fatto non costituisce reato.
Queste le motivazioni con le quali il GUP del Tribunale di Vibo Valentia, Gabriella Lupoli, ha prosciolto dalle accuse di concorso in truffa e falso ideologico quattro medici di base del Vibonese, tutti convenzionati col Servizio sanitario nazionale e coinvolti in un'inchiesta della Guardia di finanza con l'accusa di aver prescritto medicinali a pazienti deceduti.
I prosciolti, tutti della provincia di Vibo Valentia, sono Romeo Aracri, 61 anni, di Francavilla Angitola; Giuseppe Crupi, 68 anni, di Acquaro; Marianna Martino, 54 anni, di San Nicola da Crissa; Caterina Scaramozzino, 58 anni, di Acquaro.
Anche il pubblico ministero Vittorio Gallucci nel corso dell'udienza preliminare ha chiesto per gli indagati il non luogo a procedere ritenendo che l'azienda sanitaria provinciale non abbia aggiornato l'elenco dei pazienti cancellando le persone decedute o emigrate.
Già! Ma posto che certamente i morti non si sono sottoposti a visita medica da cui la ricetta, è di tutta evidenza che il medico prescriveva ricette al morto perché richiestone dalla moglie o da un figlio.
E se anche è vero che il medico di famiglia, per quanto di un piccolissimo comune , dove magari opera solo lui, non sapeva che “tizio”era morto, ( e magari gli aveva rilasciato il certificato necroscopico), che non aveva letto i manifesti mortuari , che non aveva partecipato al funerale ( così come non lo sapeva il farmacista), è certamente vero che qualcuno ha dichiarato il falso. E se lo ha dichiarato ci sarà stata pure una ragione, vero? Quale? Forse quella che l’anziano deceduto era esente dal gravoso ticket che si paga in Calabria ?
E l’Asp perché non ha comunicato il decesso? A chi competeva? Esiste una responsabilità oggettiva di qualcuno?
Visto il proscioglimento le indagini riprendono su altri percorsi o tutto finisce a “taralluzzu e vinu”?