La condanna dei due genitori residenti ad Amantea, viene in seguito a due episodi raccontati dalla figlia minorenne.
La violenza in genere è sempre da condannare e da respingere sotto ogni forma e costrutto sia esso verbale o fisico, ma quando essa viene perpetrata ai danni di un minore ne assume una forma ed una immagine inammissibile e orripilante.
Quando questo accade nella città in cui si vive, tutto sembra così lontano, così impensabile tanto da farci rimanere sbigottiti ed increduli.
La vicenda risale ad alcuni anni fa e si conclude con una condanna, per entrambi i genitori adottivi, presso il Tribunale di Paola.
La condanna è di 2 anni e mezzo per ciascuno dei genitori, per lesioni e maltrattamenti ai danni della figlia adottiva, dodicenne (all’epoca dei fatti), dopo almeno due episodi, questa la ricostruzione dell’indagine e del tribunale, di violenza e di vessazioni.
Numerosi gli incontri presso il Tribunale del foro di Paola, ricche di ricostruzioni dolorose e decisamente incomprensibili, raccontate dalla minore che si sono conclusi con la condanna per i genitori adottivi e con il riconoscimento alla vittima per danni morali.
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Cronaca
“Il paese è piccolo e la gente mormora” è stato sempre affermato sui piccoli centri o comuni di provincia. Ma questa volta non è accaduto, purtroppo.
E a farne le spese è stata una innocente ragazzina di Melito Porto Salvo, comune del reggino.
Per ben due anni la ragazza è stata violata e selvaggiamente stuprata da bestie feroci tra i quali c’erano quello che lei credeva essere il suo fidanzatino e il figlio del boss del luogo.
Retroscena di una violenza inaudita e di raccapriccianti particolari ai quali non si può non prestare attenzione senza sollevare dei dubbi.
È mai possibile che nessuno nel paese e nei dintorni, dico nessuno (domanda sollevata anche dal giornale Il Dispaccio) non si sia domandato cosa ci facesse in auto una bambina con tutti quei ragazzi non una ma più volte? E i genitori e i più stretti familiari non si sono mai chiesti nulla sugli spostamenti della ragazza? E gli insegnanti sul suo probabile comportamento in aula? Gli amici dov’erano?
È mai possibile che basta la presenza del figlio di uno ‘ndranghetista su “queste scene” per dimenticare quali siano i principi della solidarietà e della coscienza ed interrogarsi se riveste carattere di normalità tale “via vai”, tale vicinanza promiscua tra quelle figure (FIGURI a dire il vero!) di sesso maschile e la bambina?
Ma, purtroppo, quando “conviene” o quando si ha paura si dimentica che i bambini, anche i figli degli altri, sono il bene più prezioso da tutelare e da proteggere.
Si dimentica tutto ciò financo a scordarsi di trovarsi in una piccola realtà territoriale e che il pettegolezzo ed il mormorio a fin di bene si può e si deve fare, E SI DEVE DENUNZIARE.
Purtroppo anche l’annoso silenzio di coloro che sapevano rientra nell’ambito dell’omertà che è propria di gran parte del popolo calabrese e della quale si serve la ‘ndrangheta per i suoi spudorati affari.
Il coraggio della ragazzina e l’encomiabile attività investigativa dell’Arma ha portato all’arresto dei responsabili.
L’associazione Risveglio Ideale, fondata e presieduta dall’Onorevole Napoli, esprime un sincero ringraziamento ai Carabinieri per aver assicurato alle patrie galere quegli esseri spregevoli confidando che vengano loro inflitte le pene più severe senza alcuno sconto o attenuante.
Ufficio Stampa RISVEGLIO IDEALE
3 settembre 2016
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