In ogni elezione ci sono e , forse, ci saranno, promesse ed impegni elettorali
Sono quelli assunti dai capilista per aiutare la propria lista a vincere.
Poi ci sono quelli assunti dai singoli componenti delle stesse per accaparrarsi voti o preferenze ed essere, così, eletti
Si tratta di promesse ed impegni elettorali per lo più impossibili da mantenere e che spesso sollevano grasse risate per coloro che non li ricevono e ne vengono a conoscenza.
Qui da noi siamo stati abituati a tantissimi impegni uno meno realistico dell’altro
Il caso più famoso è quello della ferrovia a San Procopio ma anche quello dell’aeroporto a Lacquari non è da meno. Impegni che hanno fatto sorridere tutta Amantea.
Oggi, invece, le promesse sono quasi esclusivamente relative ai posti di lavoro
Qualcuno garantisce di far lavorare sempre i soliti.
Qualcun altro si impegna addirittura ad assumere a tempo indeterminato
“ Ho preso impegno ad assumere ………” e lo dicono anche in riunioni collettive come un vanto, dimostrazione della loro “potenza” politica.
Impegni che dicono siano assunti da più parti politiche.
Impegni ai quali si crede come si è creduto alla ferrovia di San Procopio.
Certo viene da chiedersi se sia più sciocco chi li promette tali posti od assume tali impossibili impegni o chi ci crede.
Di fatto è un gioco sporco e vergognoso.
Illudere una persona che sarà garantito un posto di lavoro in un momento difficile come quello attuale e solo per avere voti e sopravvivere è un comportamento oltraggioso
Siamo quasi al voto di scambio, io do una cosa a te e tu mi dai il voto a me.
Ed ovviamente tutto a spese del comune.
Ed ovviamente occorre evitare che il comune vada in dissesto perché in tale condizione si bloccherebbe tutto
Ma qualcuno lo sa e spara bordate di cavolate e di promesse da marinaio. Tanto poi la scusa è bell’e pronta
Mi piacerebbe che queste promesse venissero registrate dalla magistratura e dalle Forze dell’ordine e rese pubbliche con pubblicazione degli elenchi di chi le fa e di chi le riceve.
E questo indipendentemente da eventuali processi penali per voto di scambio
Non è solo un nostro pensiero, lo pensa anche Nicola Gratteri il nostro magistrato, vanto della Calabria e della magistratura, il quale ricorda che «Mi rendo conto della difficoltà della politica calabrese. È una politica debole. I parlamentari calabresi sono molto deboli. Sono pochi e, inoltre, c’è il dilemma se nelle ultime quarantott'ore si debba cedere al voto di scambio o meno. Sul palco tutti diciamo che non vogliamo i voti della mafia. Bisogna vedere l'ultima o la penultima notte che cosa succede».
E parliamo di “grandi”politici, figurarsi quando si parla di piccoli od inani politici locali.
Ma Gratteri ha anche detto che : «Oggi, invece, sono i politici che vanno a casa dei capimafia, a chiedere pacchetti di voti in cambio di appalti (e di posti). Mediamente in Calabria i paesi hanno 5.000 abitanti. Tutti ci conosciamo e nessuno può dire di non sapere chi è il mafioso. È impossibile, perché siamo nati nello stesso paese di 5.000 o 15.000 abitanti. Non puoi dire che non sai chi è il mafioso, chi è il faccendiere, chi è il politico, chi è la persona onesta. Lo sappiamo tutti. Eppure anche la Chiesa, anche i preti, anche i vescovi hanno detto che non possono chiedere il certificato penale. Se sei vescovo da dieci anni in quel paese, non mi puoi dire questo. Questa risposta non mi appaga. È una foglia di fico. Oggi se è il politico che va a casa del capomafia a chiedere i voti, vuol dire che nel comune pensare e sentire si ritiene che il modello vincente è il capomafia. Perché il capomafia interviene anche sulla ristrutturazione di un marciapiede da 20.000 euro? Con tutti quei soldi si interessa pure di un marciapiede? Sì, perché lui farà lavorare per venti giorni cinque padri di famiglia per quel lavoro, e quando sarà ora di votare quei cinque padri di famiglia si ricorderanno di votare per il candidato prescelto dal capomafia».
Ma allora anche nei comuni, medi o piccoli, la mafia sceglie chi far vincere?
Giuseppe Marchese