“Ahi serva Amantea, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello!”
Questa città va restaurata cacciando i mercanti dal tempio, pressando i sedicenti “politici” con il contributo e la responsabilità di tutti i cittadini, ben sapendo che non tutti faranno propria la responsabilità, avvoltoi e sciacalli ci saranno sempre. Il Paese va rifondato sulla pietra lavica del bene comune, cancellando con il tempo decenni di malaffare, corruzione e di ideologie e ricette economiche demenziali, isolando mafie, corporazioni, massonerie. Utopia? Bene ci penserà la storia a sistemare tutto di un'Amantea serva, senza timoniere, spesso e volentieri casa di prostituzione politica ed economica! I peones della politica Amanteana si sono subito rifugiati dietro gli ordini impartiti da tre clowns i cui portavoce hanno passato la giornata a smentire l'ironia e l'offesa di una domenica di Giugno verso la cittadina, purtroppo non più donna di provincia ma governo di bordelli! Affascinante è stato ascoltare un oscuro e sconosciuto Sparaballe polifemico alzare la voce per imporre il nulla. Nessuno dovrebbe dire agli Amanteani cosa fare, sono più che certo che hanno la possibilità di rivoluzionare la propria collettività, non certo gruppetti privilegiati e le loro marionette che si aggirano per le strade. Vedo Amantea come l’Italia di Dante nel VI Canto del Purgatorio e l'incontro di Dante con Sordello da Goito, un famoso poeta e trovatore del XIII secolo ispirò in Dante la famosa invettiva nei confronti di un'Italia definita in crescendo “serva”, “nave senza timoniere”, “non signora delle sue province ma casa di prostituzione” proprio perché divisa e lacerata al suo interno da continue lotte e rivalità. Dante riconobbe che questa condizione così desolata era dovuta ai politici del tempo ma soprattutto alle due somme autorità, il papa e l'imperatore, che per ambizione e miopia non adempirono ai loro doveri di guide spirituale e temporale. Trovo incredibilmente attuali questi passi del sommo Poeta. E trovo altrettanto incredibile come la storia spesso di ripeta e si diverta a fare la rima! Il discorso è angoscioso, ma mi sembra inevitabilmente giusto farlo, dal momento che sulla questione ho riflettuto molto e riguarda tutti gli Amanteani che amano il proprio paese. Perché si è caduti così in basso? Non per orgoglio né per presunzione, ma per 'disperazione sociale' mi rivolgo ai miei concittadini per esortarli a fare uno spietato esame critico della coscienza civile evitando ogni formula consolatoria. E la premessa per uscire dall'abisso nel quale la città è precipitata. Mi rivolgo allo stesso popolo che, stordito dalle promesse e abbagliato dalla propaganda, rimane ormai inerme e assai disilluso. Una collettività di lavoratori aggrappati al posto di lavoro come un infante al seno della madre, un lavoro spesso mal retribuito e senza possibilità di crescita. Una parte della collettività fatta di disoccupati alla ricerca di qualsiasi cosa, indipendentemente dalle ambizioni, dal pregresso professionale o accademico. Anziani, ex lavoratori, frequentemente derubati della dignità e costretti ad una sopravvivenza al limite della decenza. Una popolazione di malati, disabili, invalidi a cui viene negata assistenza. E’ in queste condizioni che Amantea si avvia all’ennesima estate fatta dalle solite polemiche sull’immondizia, sulla fognatura che finisce per “sbaglio” nelle sacre acque dell’Ulisse, sull’inaccettabile condizione delle strade comunali, sulla mancanza di acqua, ecc.
Gigino A Pellegrini