Ormai sono mille ed una le prove che la Chiesa romana vuole fare politica ma solo in Italia!
Mica si permette negli altri paesi, quali la Francia, la Germania, ed il resto dell’Europa. E tantomeno negli USA.
L’ultimo esempio è il decalogo morale emanato in vista delle Regionali in Abruzzo, da Bruno Forte arcivescovo di Chieti-Vasto - nonché presidente della Conferenza episcopale Abruzzo Molise (Ceam).
"Tutti gli elettori esercitino il loro diritto al voto", spiega Forte nella sua lettera-appello in cui chiede di dare il proprio voto a chi dice "sì all'accoglienza", dà "attenzione a giovani, povertà, ricostruzione" e dice "no ai tagli indiscriminati alla sanità".
"I sì riguardano anzitutto il rispetto della dignità di ogni persona umana, quale che sia il colore della sua pelle, la sua storia, la sua provenienza", sostiene l'arcivescovo come riporta il Messaggero,
"Da un tale rispetto conseguono i doveri di solidarietà verso i più deboli e di accoglienza verso chi bussa alle nostre porte, fuggendo spesso da fame o violenza alla ricerca di un futuro migliore per sé e i propri cari.
In collaborazione con l'azione della Prefettura varie nostre realtà ecclesiali hanno ben operato in tal senso e continueranno a farlo secondo il bisogno".
All’arcivescovo chiediamo di spiegarci perché usa il “nostre porte” per parlare dell’Italia e non delle chiese, dei conventi nei quali potrebbe ospitare centinaia di migliaia di profughi a spese del ricchissimo Vaticano?
C'è poi il tema della lotta alle povertà, quello "del fondamentale problema del lavoro dei giovani, fra cui si diffonde la paura del futuro data l'insicurezza delle possibilità che si aprono per loro" e quello "della situazione di emergenza del post-terremoto, che esige una sollecitudine da incentivare con determinazione".
Non manca un richiamo speciale alla sanità e all'ambiente: "Pur convenendo sull'urgenza e l'opportunità del riassetto della rete ospedaliera, non si può non segnalare la necessità di tener conto dei bisogni della gente sul territorio, perché essi appaiono a volte sottovalutati a favore di una logica aziendale, che non si addice ai doveri di un servizio pubblico", dice Forte,
"La tutela e la promozione di quello che è l'autentico patrimonio collettivo della nostra gente di Abruzzo è dovere primario di ogni amministratore.
Un pericolo crescente cui badare con attenzione è quello dell'emergenza rifiuti, che esige soluzioni su vasta scala e lungimiranti, mentre l' urgenza dell' intervento sulla distribuzione e la certificazione della qualità dell' acqua è improcrastinabile"
Si candidi arcivescovo e chieda i voti ai suoi elettori.
Magari si candidi a governatore dell’Abruzzo, e si faccia una lista composta da tutti i preti abruzzesi, con il programma che ha descritto nel decalogo.
Ma se perde ci faccia il piacere di stare zitto, meglio di andare in Africa a portare lì il dono delle sue idee e delle sue parole.