Il 15 marzo ultimo scorso scrissi un articolo invitando i miei amici vicini e lontani, quelli che giornalmente mi leggono su Tirreno News di restare a casa, perché lo chiedevano a gran voce medici e istituzioni per non essere contagiati, per non contagiare altre persone e per evitare il diffondersi del corona virus. E’ giusto restare a casa, sono le regole, rispettiamole. Restate a casa, uscite solamente per fare la spesa, per andare in farmacia, per cose necessarie ed impellenti. Io sto rimanendo a casa, gli altri lo stanno facendo? Hanno capito la gravità del momento? Io sto rimanendo a casa facendo dei sacrifici enormi. Io sto rimanendo a casa perché me lo posso permettere. Sono un pensionato ed ogni mese percepisco la pensione. E gli altri? E quelli che non sono pensionati? E i meccanici, i gommisti, i barbieri, i parrucchieri, gli estetisti, le donne delle pulizie, i commessi, gli agenti di viaggio, i baristi, i pizzaioli, i commercianti, i disoccupati, i precari, i lavoratori in nero come faranno se non lavoreranno e se non avranno più soldi per mangiare? Certo, certo, le misure prese dal Governo sono necessarie, ci mancherebbe. Ma se le disposizioni dovessero protrarsi a lungo non lo so a cosa andremo incontro. La prima avvisaglia l’abbiamo avuta con la rivolta dei carcerati. Ora se ci sono tante famiglie che non hanno più soldi per fare la spesa quello che è accaduto nelle carceri potrebbe accadere nelle città, nei paesi, nelle strade, nei negozi, nei supermercati. Quando la gente è disperata, che non ha nulla da mangiare e da perdere, può fare di tutto, possiamo aspettarci di tutto: rivolte, incendi, scontri, saccheggi. La gente sarà costretta a delinquere per sopravvivere. Ora protestiamo perché mancano le mascherine. E se domani dovesse mancare il pane? La rabbia si espanderebbe a macchia d’olio e la gente incomincerebbe a protestare e a razziare i supermercati. Questo avevo scritto e purtroppo i fatti che si sono verificati a Palermo, a Bari, a Napoli mi hanno dato ragione, ma nessuno mi ha dato ascolto. L’esasperazione è alle stelle. E intanto v’è chi comincia a trasgredire la legge, scendono in piazza, assaltano i supermercati perché non sono più in grado di sopravvivere: i loro frigoriferi sono vuoti, i loro risparmi dilapidati, i loro figli chiedono pane. Chi non ha niente in casa dovrebbe morire di fame per rispettare l’hashtag lanciato dal governo e dai tanti nostri artisti strapagati? E nei prossimi giorni scene come quelle di Palermo, Bari e Napoli diverranno sempre più frequenti. Si fa facile a dire”State a casa”, “Restiamo a casa”, “Andrà tutto bene”.Ma come fa chi non ha da mangiare? Al momento il disagio e la protesta sono in una fase embrionale, ma il pericolo che possa esplodere una bomba sociale è altissimo. Forze dell’Ordine fuori dai supermercati. Sorvegliati speciali come fossero i caveau della Banca d’Italia, non per proteggere i lingotti d’oro, bensì gli scaffali della pasta, del riso, del pane, del latte, dell’olio. Gente che entra nei supermercati e mette qualcosa nei carrelli della spesa. Quando arriva alla cassa dice alla cassiera che non ha i soldi. Non potendo pagare non può passare. Quindi non può mangiare. Eppure non aveva comprato caviale e champagne, aveva comprato l’essenziale per vivere alcuni giorni. Passata l’allegra atmosfera che si era creata nei primissimi giorni ora non si vedono più persone che ballano, cantano e suonano dai balconi. Sono diventati più seri, si sono accorti che hanno finito i soldi e che i frigoriferi sono completamente vuoti. Ora non hanno più la voglia e la forza di cantare l’Inno di Mameli, ora vogliono mangiare e subito. C’è davvero il pericolo di rivolte, ribellioni e disordini, forse anche organizzati e preparati dalla criminalità organizzata. Amici oltre al coronavirus che sta facendo danni incalcolabili all’economia italiana e mondiale e che sta uccidendo migliaia di persone, c’è un altro virus più pericoloso e micidiale che potrebbe colpire tutti ed è il virus della fame. Meditate gente, meditate.