Alcuni anni fa Candia e Francisca e Candia, sua figlia, ogni giorno venivano nel mio paesello, San Pietro in Amantea, a vendere il pesce fresco pescato nel mare di Amantea. Giravano per le vie del paese gridando a squarciagola:- China vo li pisci frischi da Mantia, 50 lire nu quartu!- Questo ieri. Oggi, invece, a Bari chi vuole il voto deve pagare 50 euro. China vo luvotu, 50 euro deve sborsare, così pare dicessero gli elettori e le elettrici baresi prima che entrassero nelle cabine elettorali in occasione delle elezioni comunali, regionali e nazionali. Cosa è cambiato? Poco o nulla. Al posto delle sarde e delle alici freschi a Bari si vendevano e si compravano i voti. Chi se ne è avvantaggiato? Secondo gli inquirenti il Pd di Elly Schlein, la quale ora è moto arrabbiata e risentita: -L’accusa è gravissima, il Pd non tollera voti sporchi o comprati-. Oggi dice questo, ma ieri? I voti il Pd li ha comprati eccome, e molti suoi esponenti hanno fatto carriera. Ma andiamo con ordine.
Stamattina appena svegliato ho acceso il computer e ho incominciato a leggere i giornali nazionali quotidiani. Le prime pagine riportavano a caratteri cubitali gli arresti a Bari, lo scandalo elettorale, i voti comprati, gli arresti eccellenti, le dimissioni di un assessore della Giunta Regionale Pugliese, Conte che rompe il campo largo e non partecipa domenica al voto sulle primarie per scegliere il candidato Sindaco di Bari. Ho poi preso un libricino che mi era stato regalato quando insegnavo nelle scuole elementari: Costituzione della Repubblica Italiana, e mi sono soffermato a Pag. 21, Art. 48:- Il voto è personale ed uguale, libero e segreto-. Ma leggendo i giornaloni di oggi, però, e sul grave scandalo nella Regione Puglia, mi è sorto un dubbio. Ma davvero in Italia specialmente in alcune regioni del sud il voto elettorale è libero e segreto? Stando a quanto è successo a Bari e dintorni non è proprio così. Nella Puglia fino ad ieri i voti elettorali si compravano. Ad ogni elettore 50 euro per un voto e 10 euro per i giovani che accompagnavano ai seggi elettorali chi andava a votare. Una bombola di gas per una preferenza sulla scheda elettorale. Consenso elettorale, quindi, costruito sul denaro, sulla promessa di un posto di lavoro, di una poltrona nei palazzi che contano. Mi ha stupito che al mercato elettorale un voto in quel di Bari e dintorni valga appena 50 euro, una somma esigua. Cosa puoi comprare con 50 euro? Puoi fare la spesa per una settimana e poi? Nulla. Ma da questa compravendita di voti alcuni candidati ci hanno fatto fortuna. Hanno occupato posti nei consigli comunali e regionali, sono diventati assessori e sindaci, hanno occupato posti importanti nei palazzi della politica e in quelli delle aziende pubbliche, posti che sarebbero dovuti andare a persone più qualificate e competenti e meno corrotti. Della compravendita di voti, pare, sia coinvolto il Pd pugliese. Un assessore in carica si è già dimesso. Sarà la magistratura a fare chiarezza, a me spetta soltanto riferire quello che hanno scritto i giornali e quello che dicono i politologi nei vari talk show. Sono rimasto sorpreso? Non tanto. Queste truffe, questi scambi di voti, queste compravendite sono sempre esistite. Me ne sono accorto tanti anni fa quando venivo nominato Presidente di seggio nelle varie elezioni. Vi ricordate, amici lettori, quello che combinava il Comandante Lauro a Napoli in occasione delle elezioni amministrative? Dava ad ogni elettori una scarpa destra prima che si recasse alle urne e consegnava la sinistra soltanto dopo il voto. Ma allora c’era fame e miseria e la pasta e le scarpe che distribuiva il Comandante erano davvero necessari per campare. Ma oggi? Pur avendo tutto ancora oggi si vendono e si comprano i voti. I pesci, no. Sono diventati merce rara e costosa. Ci siamo scandalizzati per le scarpe e i pacchi di pasta distribuiti a pioggia dal Comandante Lauro, ma non ci siamo scandalizzati degli 80 euro di Renzi in occasione del voto europeo e del reddito di cittadinanza di Conte e di Di Maio. Ve li siete dimenticati? Io no. -Abbiamo abolito la povertà- gridavano i grillini affacciatesi dal balcone di Palazzo Chigi. Non erano quelli voti di scambio regolarmente legalizzati? Non erano una truffa?