Nota stampa di Cambia Paola - Tra ingorgo fiscale di fine anno e l'impennata delle tariffe idriche anche le nuove tariffe stabilite dal Comune di Paola per la refezione scolastica ed il servizio autobus
Mentre ancora risuonano le proteste dei cittadini per l’ingorgo fiscale che si verrà a creare alla fine dell’anno a causa della scadenza dei tributi ordinari e di quelli che saranno a breve portati ad esecuzione con l’ingiunzione fiscale; mentre cresce il malcontento per l’impennata delle tariffe idriche e raccolta rifiuti a fronte di un servizio che, semplicemente, non viene espletato (le strade sono piene di immondizia da una settimana e l’acqua manca un giorno si e l’altro pure), il Comune getta altra benzina sul fuoco diffondendo due avvisi con cui pubblica le nuove tariffe per la refezione scolastica e il servizio scuolabus. Le disposizioni lasciano senza parole: la tariffa dello scuolabus è portata a ben 448 euro annuali per ogni utente, prevedendo come unico caso di esenzione la disabilità grave accertata ai sensi della Legge 104/92.
La regola è di quelle senza senso: fermo restando che è giusto garantire all’allievo disabile il trasporto gratuito, perché ciò è previsto solo a quelli che abbiano fatto richiesta ai fini della L. 104? Visto che l’invalidità civile può essere accertata in più di un modo, perché escludere coloro che, pur avendo una disabilità grave, hanno ottenuto l’accertamento ai sensi di una diversa normativa? o chi, non avendo ancora fatto ricorso o non avendo ancora concluso l’iter previsto dalla L. 104, sia comunque in grado di esibire una documentazione medica che accerta uno stato gravemente invalidante? Senza contare che la difficoltà di accompagnare il bambino a scuola va tarato anche sui genitori: perché non è stata prevista l’esenzione per chi versi nell’impossibilità di guidare per motivi fisici o perché non può permettersi di mantenere un’automobile?La tariffa della refezione, poi, è stata portata a ben 60 euro per 20 pasti mensili per ciascuno scolaro e senza alcuna possibilità di esenzione. Ma ciò che maggiormente sconcerta è il “severo divieto” di portare da casa “panini o altre cibarie”. E se dovesse succedere?
Le maestre saranno tenute al sequestro fiscale del panino o al pignoramento della brioscina? Da che mondo è mondo la scuola dell’obbligo ha la straordinaria funzione di combattere contro ogni causa di esclusione sociale: i bimbi devono indossare il grembiulino e i pasti hanno sempre avuto prezzi “politici” proprio perché non si creasse nei bambini il disagio per le diverse condizioni economiche delle famiglie di provenienza. Ora invece si chiede una tariffa elevatissima per le famiglie meno abbienti e si sottopone il bimbo persino all’umiliazione di restare digiuno e in disparte. E’ un ricatto intollerabile, ed è giusto, anzi doveroso, disobbedire. Il problema, come sempre, è politico. Ed è lo stesso sia per le tariffe di acqua e rifiuti che per quelle di refezione scolastica e scuolabus: una società che voglia definirsi giusta DEVE fondarsi su un’imposizione progressiva che tenga conto del reddito. 50 euro hanno un valore molto diverso per chi ne guadagna 500 e per chi ne guadagna 5000!
Il Comune può, nell’esercizio del suo ruolo istituzionale, chiedere all’agenzia delle entrate i dati reddituali dei cittadini. E, fermo restando che deve interrompere le prescrizioni per mantenere i tributi esigibili, può, anzi DEVE, fare una scelta politica nel momento in cui chiede ai cittadini di contribuire alla spesa collettiva. Chiediamo che il Comune revochi le attuali tariffe di acqua, rifiuti, refezione e scuolabus e che ne elabori altre stabilendo delle fasce di esenzione totale o parziale legate al reddito delle famiglie. Chiediamo che tutti paghino, ma in misura proporzionata alla propria capacità contributiva. Chiediamo che vengano perseguiti per primi i grandi evasori e si assicurino dilazioni e sgravi alle famiglie meno abbienti. Forse, in questo modo, si eviterà l’evasione fisiologica di chi non paga perché i soldi non li ha e, magari, sarà anche più facile rientrare dal dissesto.
Chiediamo che il Comune, per una volta, faccia una scelta GIUSTA. Non lo esige solo la Costituzione; lo suggerisce il buon senso.