Domani avremo un altro governo, un Conte ter, con un semplice rimpasto, grazie ai costruttori di poltrone. Il mercato delle vacche è bello e pronto. E quindi uscimmo a riveder Mastella. Chi Clemente? Esattamente, ma anche la moglie Lonardo, eletta senatrice nelle liste di Forza Italia, ma ora, dopo una piroetta, nel Gruppo misto. Anche lei fa parte dei responsabili? No, ora si chiamano costruttori. Cosa vorranno costruire? Un nuovo governo, il terzo di Giuseppe Conte, con una nuova maggioranza. L’ennesima, nella speranza di poter superare l’ostacolo Renzi. I giornali italiani e i vari commentatori politici che ogni giorno pontificano nei vari talk show l’hanno presa male che Renzi abbia innescato la crisi di governo. Se l’Italia fosse un paese normale il Premier Conte sarebbe dovuto salire al Quirinale e rassegnare le dimissioni perché due Ministri e un Sottosegretario lo hanno abbandonato e il partito di Renzi “Italia Viva” si è allontanato dalla maggioranza. Allora è vera crisi di governo? Ma quale crisi. Sono solo scaramucce per ottenere visibilità e qualche poltrona importante. L’Italia sta soffrendo, siamo sull’orlo di una rivoluzione. Ci chiudono in casa fino a marzo e Conte e Renzi, Zingaretti e Di Maio litigano sulla spartizione del Mes e del Recovery Plan. E tutti zitti. A quanto pare questa volta Renzi non ha bluffato. Ma Conte non si è scomposto. Prende tempo e la prossima settimana si presenterà alle Camere. Non vuole dimettersi, non vuole andare a casa, non vuole elezioni anticipate. Ma le elezioni anticipate non le vuole nessuno. Nessuno vuole ritornare a casa a fare il disoccupato. E così avremo il terzo Governo Conte con una nuova maggioranza con un bel patto di legislatura, come predica da settimane Zingaretti. Un governo con gli stessi parlamentari? Quasi. Spostando qualcuno, inserendo qualche responsabile e forsanche qualche renziano perché a quanto pare Renzi stia facendo marcia indietro. E le parole di fuoco verso il Premier Conte dette da Renzi nella conferenza stampa? Sono solo parole e le parole si sa volano e non lasciano tracce. Per il bene dell’Italia, dicono, si metteranno tutti d’accordo perché nel bel mezzo di un’emergenza, con vaccini che non arrivano, con morti che aumentano, con un Recovery Plan di 210 miliardi da spalmare, con una grave crisi economica e sociale, con i trasporti, la scuola, la sanità che vanno a catafascio, sarebbe da irresponsabili lasciare la nave Italia che affondi in un mare in tempesta. Tanto è vero che Conte è salito al Quirinale non per rassegnare le dimissioni ma per assumere ad interim il Ministero dell’Agricoltura. La prossima settimana si presenterà in Parlamento per ottenere la fiducia. Da chi? Dal M5stelle, dal Pd, da Leu e dai responsabili. E chi sarebbero i responsabili? Sarebbero i voltagabbana, i traditori, i quaquaraqua, i tappabuchi che hanno lasciato i partiti che li hanno eletti in Parlamento. Chi realmente siano a Conte non interessa sapere, interessa il loro voto che gli servirà per continuare ad essere il Premier italiano. Punto. Il resto sono quisquilie, pinzillacchere. Una nuova maggioranza? Certo. Scolorita, però, da accordi indecenti. E in un paese normale questo non dovrebbe accadere. Ma in Italia dopo un anno di decine e decine di conferenze stampe notturne, dopo decine di Dpcm, dopo le passeggiate a piedi di Conte per le vie di Roma per stringere mani, per ascoltare gli elogi e i ringraziamenti ora non ci dobbiamo meravigliare. Conte è persuaso, è arciconvinto di essere davvero il santo protettore, l’uomo della provvidenza e che tutto questo sposterà più in là la sua sopravvivenza. Fine della sceneggiata.