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Ascoltato nella nuova udienza del processo a carico dell'ex sindaco il colonnello della Guardia di finanza Nicola Sportelli: «Rendicontate spese di carburante anche per 17mila euro»

Derrate alimentari in favore di soggetti privati, rendicontazioni manipolate per ottenere i rimborsi, e volontà di non seguire i correttivi suggeriti dai funzionari ministeriali.

 

 

È ruotata attorno a questi temi la nuova deposizione del colonnello della Guardia di Finanza Nicola Sportelli, test chiave dell’accusa al processo in corso a Locri contro Mimmo Lucano, l’ex sindaco di Riace che deve rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e truffa in relazione ai progetti di accoglienza.

In particolare, dalle intercettazioni esaminate in aula dal finanziere emerge come Lucano e l’imputata Cosimina Ierinò, segretaria dell’associazione Città Futura, a tavolino qualche giorno prima di presentare la rendicontazione decidevano in maniera autonoma anche come distribuire la benzina in uso a un mezzo intestato al sodalizio. 

«Questo mezzo - ha riferito il militare al giudice Fulvio Accurso - veniva utilizzato contemporaneamente anche dalla Protezione Civile, con il pieno effettuato 3/4 volte al giorno agli stessi distributori nei pressi di Riace».

Secondo l’ipotesi investigativa nel 2015 sarebbero state rendicontate spese di carburante per 17.500 euro, come se il veicolo avesse percorso circa 500 chilometri al giorno.

Si è poi affrontato il tema dei bonus, la moneta locale distribuita mensilmente ai beneficiari.

Nelle intercettazioni, ritenute tuttavia non penalmente rilevanti, affiora tutta l’inquietudine di Lucano e Ierinò nel non riuscire a trovare le pezze giustificative per coprire l’intero importo.

A margine dell’udienza il legale dell’ex sindaco, l’avvocato Andrea D’Aqua, ha annunciato l’intenzione del suo assistito di rendere dichiarazioni spontanee nel corso della prossima sessione dibattimentale, fissata per martedì 12 novembre.

di Ilario  Balì16 ottobre 2019 Da Lacnews24.it

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“L’ex sindaco vada ai domiciliari”; al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria si è celebrato l’appello contro l’ordinanza di custodia cautelare del 2 ottobre 2018.

Il gip aveva respinto la custodia cautelare per 13 dei 15 capi contestati all’allora sindaco di Riace.

A distanza di quasi un anno, a processo già iniziato e con il divieto di dimora ormai caduto, i magistrati di Locri hanno chiesto che l’ex sindaco torni ai domiciliari.

A ribadirlo è stato il pm Michele Permunian davanti al Tribunale del Riesame di Reggio Calabria dove si è celebrato l’appello.

L’inchiesta Xenia, lo ricordiamo, riguarda la gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti e nell’ambito della stessa, Lucano lo scorso anno era prima finito ai domiciliari per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e per una turbativa d’asta relativa all’appalto affidato a due cooperative per la raccolta dei rifiuti.

Poi le accuse più ‘pesanti’ erano state rigettate dal gip: associazione a delinquere, truffa, abuso d’ufficio e concussione. Il 16 ottobre, il Riesame aveva modificato gli arresti domiciliari nel divieto di dimora a Riace confermato dagli stessi giudici del Tribunale della Libertà e recentemente revocato tant’è che Lucano è tornato a casa.

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Nell'inchiesta su Riace intercettazioni dimostrano come i fondi per l'accoglienza finanziassero pure artisti e festival.

 

I soldi dei migranti usati per pagare feste e cantanti. Accadeva anche questo a Riace, nella città calabra dell’accoglienza, ai tempi sotto l’egemonia di Mimmo Lucano, il sindaco “eroe”.

A raccontarlo sono le carte dell’inchiesta “Xenia”. Le intercettazioni, di cui noi de ilGiornale.it siamo entrati in possesso, sono inequivocabili. Gli inquirenti parlano di “distrazione di fondi dell’accoglienza per il pagamento delle spese del Riace Film Festival”, un evento che, a Riace, si ripeteva annualmente. Un appuntamento per sensibilizzare sull’accoglienza dei migranti e promuovere il “modello” divenuto famoso nel mondo. Peccato che i soldi per pagare quelle feste frequentate dai big della sinistra (come sottolineano gli investigatori) venivano dai fondi per l’accoglienza. Dai famosi 35 euro al giorno per migrante.

Le casse del comune erano vuote e servivano i soldi per pagare gli artisti. Tanti soldi. In alcune intercettazioni si sente Lucano fare addirittura la conta dei migranti presenti nel piccolo comune per riuscire a quantificare una cifra da poter utilizzare per pagare i tecnici, il palco e gli spettacoli. La strategia era una: far contribuire ogni associazione presente a Riace con un contributo. Contributi dati a Lucano e mai messi in rendicontazione. Tutto fatto sottotraccia, con un giro di false fatture. Gli investigatori si concentrano in particolare sui costi dell’edizione del 2017 (oltre 50.000 euro), ma anche sui costi “esorbitanti (oltre 100.000 euro) dell’edizione 2015”.

Ad essere pagato con i soldi dei profughi anche il cantante Roberto Vecchioni. Soldi sottratti ai fabbisogni dei migranti che, in alcuni casi, hanno addirittura protestato per il mancato riconoscimento del pocket money. Per pagare Vecchioni “le associazioni hanno distratto fondi pubblici per 45.000 euro”. Scrivono i finanzieri. Per il concerto del cantautore italiano, a settembre del 2015, “il comune di Riace non ha stanziato alcuna somma. Di conseguenza tutte le somme sono state reperite (distratte) dalle associazioni utilizzando i fondi ricevuti dal Ministero e dalla Prefettura per la gestione dei rifugiati.” È lo stesso Lucano ad ammetterlo sempre al telefono: “Ho fatto la festa di San Cosimo e Damiano e mi sono mangiato 100 mila euro, solo Roberto Vecchioni è costato 45 mila euro, i soldi dove li ho presi? ... Secondo te dove li ho presi? ...”

Mimmo Lucano, insieme ai suoi collaboratori “escogitano la presentazione di false fatture inserendole nel Progetto Cas 2016 e, una volta ottenuti i fondi dalla Prefettura, pagare l’evento. Quindi è possibile affermare che le spese del Riace Film festival è stata sostenuta, a sua insaputa, dalla Prefettura di Reggio Calabria.” Sostengono gli investigatori. Un fatto che, se confermato, sarebbe gravissimo. Tutto pagato con i soldi pubblici. Anche Vecchioni, paladino della sinistra. Un vero abuso sulla pelle dei migranti.

In una intercettazione telefonica del 25 luglio del 2017 si sente Mimmo Lucano parlare con un manager che si preoccupa dei pagamenti (ascolta l'audio). “Il Comune ha messo una quota in programmazione così nel bilancio, ma non è una quota alta, però ogni associazione mi garantisce un contributo... - sostiene Lucano - Io non voglio che la Regione mi dia niente, voglio che mi dia zero... per il Riace Film Festival vengono 60-70 persone a Riace, per 4-5 giorni, le case ... l'ospitalità, vitto e alloggio glieli troviamo noi. Quello che mi manca la conclusione con un cantante molto leggero, che non ci impegna molto sul piano economico... perché abbiamo sviluppato una bella cifra", afferma Lucano (ascolta l'audio). Ospiti fatti dormire in alcune case destinate solo ed esclusivamente ai migranti, come già vi abbiamo raccontato.

Il 7 agosto del 2017, in un’altra intercettazione, Lucano “fa presente che una parte verrà pagata con somme messe in programmazione dal Comune e parte con il contributo di 2.000 euro erogato da ogni associazione.” Contributi “illeciti”, che non potevano essere erogati. I soldi venivano dalle casse del Viminale. È lo stesso Lucano ad ammetterlo il 28 agosto del 2017 intercettato nell’ufficio di Città Futura. Qualche giorno dopo, Il 31 agosto, nel campo base, sempre nell’ufficio di Città Futura, Lucano intercettato dice che bisogna fare una “ricognizione” per recuperare la somma dalle associazioni, anche perché hanno ottenuto i fondi per i rifugiati. “...urgenti, dobbiamo fare una ricognizione per recuperare questi 14.000 euro... chiama a coso... a (…) e gli dici di dare un contributo...” I soldi a Lucano servivano anche perché la somma da pagare era consistente.

Ma c’è altro, come sottolineano gli investigatori che riportano le intercettazioni ambientali. È il 12 settembre del 2017 quando Lucano dice: “...poi T.P., A.G. e compagnia bella se raccoglievano 10.000 euro era una cosa buona, 3.000, 3.000, 3.000, però questi li possiamo raccogliere solo se ci sbloccano lo SPRAR e se sbloccano la Prefettura ...”. lo stesso giorno Lucano viene intercettato nella sua alfetta mentre cerca di “trovare una soluzione fattibile per rendicontare spese da inserire a rimborso nel progetto CAS della Prefettura, per una cifra limite di 87.000 euro, attraverso l’effettuazione di prestazioni occasionali. Una parte dei soldi così recuperati dalle stesse, evidentemente fittizie, verrà̀ utilizzata per pagare le spese sostenute per il “Riace Film Festival”. Un sistema ben collaudato. Ecco come Lucano gestiva i soldi dei suoi amati “fratelli africani”.

Michel Dessì - Lun, 15/07/2019 - 16:52 By Giornale.it

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Il pm di Locri ha notificato l'avviso di conclusioni a 31 persone. Il primo cittadino, sospeso, è finito al centro dell'inchiesta che ha spazzato via il 2 ottobre scorso il modello di integrazione e accoglienza ai migranti e richiedenti asilo.

 

La Procura insiste con le accuse nei suoi confronti. Tra queste associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina  

La Procura di Locri chiude l’inchiesta a carico del sindaco (sospeso) di Riace Mimmo Lucano e per altre 30 persone. È di ieri l’avviso di conclusione dell’indagini preliminari che il sostituto procuratore di Locri, Michele Permunian, ha notificato al primo cittadino del cosiddetto “modello Riace” basato sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo, e agli altri soggetti coinvolti a vario titolo, nell’inchiesta “Xenia” coordinata dalla Procura, retta da Luigi D’Alessio, e condotta dal Gruppo Locri del comando provinciale della Guardia di Finanza.

Il 2 ottobre scorso Lucano era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari poi sostituiti con l’obbligo di dimora fuori dal comune di Riace, dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, all’esito dell’udienza svoltasi il 16 ottobre. Le accuse contestate dagli inquirenti nei suoi confronti rimangono le medesime: la Procura di Locri non arretra infatti, di un millimetro. I domiciliari erano stati però disposti dal gip “solo” per le ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative sociali. Nell’avviso agli indagati della conclusione delle indagini preliminari sono riportate anche altre accuse, rigettate però dal primo giudice.

La Procura locrese infatti, contesta a Lucano anche il reato di associazione per delinquere perché «promuoveva e organizzava l’intera struttura, definendo le linee operative delle associazioni-cooperative, controllando di fatto l’associazione “Città Futura”, curando i rapporti con le Istituzioni (Ministero dell’Interno e Sprar) e con i dirigenti della Prefettura di Reggio Calabria al fine di individuare gli strumenti necessari ad interferire sulla regolarità degli affidamenti e dei relativi pagamenti, e infine, essendo principale promotore degli illeciti (…) imputati pure agli altri legali rappresentanti delle associazioni».

Al centro dell’indagine c’è quindi, tutta la gestione dei progetti e dei fondi relativi ai progetti di accoglienza che negli anni hanno portato Lucano a divenire un vero e proprio simbolo tanto da essere stato inserito, due anni fa, nell’elenco dei 50 uomini più influenti del pianeta. Un modello divenuto famoso in tutto il mondo e che dal due ottobre scorso è stato spazzato via dall’indagine “Xenia”. Nonostante abbia sostituito la misura cautelare nei suoi confronti il Riesame, però aveva scritto parole durissime nei suoi confronti, e sull’intero sistema di accoglienza, e soprattutto sul suo operato all’interno del Comune arrivando a sottolineare, nel provvedimento  di sostituzione della misura cautelare che «Lucano non può gestire la Cosa Pubblica né gestire denaro pubblico mai ed in alcun modo. Egli è totalmente incapace di farlo e, quel che ancor più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti». Per poi aggiungere, che il sindaco sospeso era «afflitto da una sorta di delirio di onnipotenza e da una volontà pervicace ed inarrestabile di mantenere quel sistema Riace rilucente all’esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno». E sui buoni propositi umanitari il Tdl ha sottolineato che gran parte della natura del modello Riace «è stato annacquato e sporcato da una mala e opaca gestione, da mille violazioni di legge e da una volontà sempre più forte ed incontenibile del Lucano di dare l’immagine al mondo esterno di un modello di integrazione e di salvarne ed esportarne le fattezze esteriori a tutti i costi più che di far sì che quel modello apparentemente perfetto lo fosse invero realmente».

Adesso la Procura di Locri mette il punto. Gli indagati, tra cui l’ex compagna del primo cittadino, Lemlem Tesfahun, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal pm e nel contempo depositare atti e memorie per la  loro difesa.

Ecco l'elenco completo dei 31 indagati:

Domenico Lucano

Gianfranco Musuraca

Ferdinando Antonio Capone

Jerri Cosimo Ilario Tornese

Antonio Santo Petrolo

Giuseppe Sgrò

Nicola Audino

Domenico Latella

Annamaria Maiolo

Renzo Valilà

Salvatore Romeo

Maria Taverniti

Oberdan Pietro Curiale

Cosimina Ierinò

Lemlem Tesfahun

Gebremarian Abeba Abraha

Giuseppe Ammendolia

Valentina Micelotta

Prencess Daniel

Oumar Keita

Assan Balde

Filmon Tesfalem

Cecilia Piscioneri

Alberto Gervasi

Cosimo Damiano Musuraca

Pasquale Valenti

Nabil Moumen

Rosario Antonio Zurzolo

Maurizio Senese

Maria Caterina Spanò

Domenico Sgrò

LaCnews24

Pubblicato in Reggio Calabria

Tra tante falsità ecco che emergono le verità, forse uniche, di Domenico Lucano.

I governatori di Calabria, Mario Oliverio, e Toscana, Enrico Rossi, si sono incontrati a Catanzaro nell’ambito di un progetto per "salvare" il "modello Riace".

Per farlo hanno deciso di unire le forze.

Ed hanno invitato anche il parroco di Vicofaro (Pistoia), don Massimo Biancalani, che - così come Lucano - ha realizzato una comunità d’accoglienza di entità ridotta rispetto a quella di Riace ma che, da circa una settimana, si ritrova dinnanzi esperienze analoghe a quelle riacesi.

Nel suo intervento in conferenza stampa, Lucano ha aggiunto: «Ho conosciuto qui le persone più sensibili, più umane, che guardano agli aspetti legati al cuore e non come sta avvenendo in Italia, dove prevale solo quello che riesce a produrre consensi elettorali, una propaganda, una lotta tra poveri».

I governatori sicuramente parlano di finanziare il modello Riace con fondi regionali, sollevando il Ministero dell’interno da una grave ambascia finanziaria.

Ed infatti Lucano ha affermato:«Possiamo essere ad una svolta, oggi, in Italia, almeno come messaggio politico. Può nascere qualcosa di importante, con il contributo delle Regioni Calabria e Toscana che possono aprire un orizzonte nuovo che segna un’apertura verso una civiltà basata sui rapporti umani, di rispetto della dignità umana, e non come sta succedendo adesso in Italia con una deriva verso una società delle barbarie, del fascismo e del razzismo».

Rispetto alla questione economica, vista anche la legge 18 del 2009 della Regione Calabria che favorisce l’accoglienza degli immigrati, Lucano si è augurato che «si possa trovare una dotazione finanziaria, magari anche attraverso i fondi europei», sottolineando che la legge prevede «quello che Riace ha messo in pratica in maniera spontanea, facendo in modo che dall’accoglienza derivasse anche una opportunità per il territorio».

Ed ecco un’altra verità di Lucano che formula accuse circostanziate dichiarando: «Le aggressioni ad una esperienza nata spontaneamente, in una delle aree interne della Calabria, non ci sono solo da quando c’è in carica questo governo, perché erano iniziate prima», confermando di fatto le tesi di verifiche avviate già dal precedente ministro dell'Interno del PD, il calabrese Marco Minniti.

Non solo ma Lucano ha sottolineano che «le aggressioni riguardano anche le Ong e chi era impegnato in soccorsi umanitari. Riace è stato individuato come una punta avanzata di un sistema che non è per niente come viene descritto».

Forte l’impegno di Oliverio che ha dichiarato che «La forma di un progetto come quello dell’accoglienza di Riace deve continuare a crescere e non ci saranno ostacoli capaci di farlo morire».

Insomma un invincibile ed inarrestabile “ghe pensi mi”!

Una ferma condanna al governo nazionale che Lucano dichiara” Inumano”.

Pubblicato in Calabria

No della Plenaria del Parlamento europeo di Strasburgo a dibattere in aula del caso di Riace, il cui sindaco Domenico Lucano è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Procura di Locri.

A proporre una discussione è stata la vicepresidente dei Socialisti e Democratici S&D Maria Joao Rodrigues, ma la proposta, messa ai voti, è stata respinta.

(ANSA). 23 ottobre 2018 Primo piano, Reggio Calabria

Pubblicato in Mondo

Nel mentre si attende l’udienza di giorno 16 ottobre, davanti al Tribunale della Libertà, dove si discuteranno le sorti giudiziarie di Mimmo Lucano, sindaco di Riace, la direzione centrale dei servizi civili per l’immigrazione e l’asilo del ministero degli Interni, “avvia” le pratiche per la chiusura definitiva del “modello Riace”.

In una nota di 21 pagine inviata al Comune di Riace, alla Prefettura di Reggio Calabria, e allo Sprar, “Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati”, il ministero degli Interni invita i soggetti istituzionali coinvolti ad attivarsi per “«disporre il trasferimento/uscita degli ospiti in accoglienza» presso i progetti a Riace.

E aggiunge: «dovendosi, in seguito, procedere alla definizione degli aspetti contabili dare/avere, entro 60 giorni dal trasferimento/uscita dell’ultimo beneficiario codesto Comune (Riace) dovrà rendicontare le spese sostenute inviando la relativa documentazione secondo le modalità previste dal Manuale di rendicontazione Sprar».

Quindi tutti i profughi dovranno abbandonare Riace, e spostarsi in altri progetti sparsi per l’Italia.

E quando tutti saranno andati via, il ministero ha chiesto a Lucano di fornire tutta la rendicontazione delle spese effettuate in questi anni nei vari progetti di accoglienza.

I motivi della richiesta di chiusura dei progetti di Riace da parte del ministero degli Interni sono elencati nella nota inviata: «mancato aggiornamento della banca dati gestita dal Servizio centrale»; «mancata rispondenza tra i servizi descritti nella domanda di contributo e quelli effettivamente erogati e/o mancata applicazione di quanto previsto dalle linee guida anche in termini di standard qualitativi e quantitativi»; «erogazione dei servizi finalizzati dal Fondo a favore di soggetti diversi da quelli ammessi all’accoglienza» e «mancata presentazione della rendicontazione».

“Mancanze” che hanno determinato la decurtazione di 34 punti dalla “classifica” stilata dallo Sprar, decretando l’uscita di Riace dai progetti finanziati.

Una bella botta per Mimmo Lucano e tutta Riace. E qui, non c’entra la procura, ma solo ed esclusivamente chi ha prodotto relazioni false sul modello Riace.

E’ chiaro che contro questa assurda decisione il Comune di Riace ricorrerà al Tar

Da Iacchite - 13 ottobre 2018

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L'altra faccia della verità:

[Le intercettazioni] “È una brutta persona. Ha fatto un decreto... Se non vi sposate vi cacciano”. Il sindaco ora agli arresti spiega a una donna straniera il motivo per cui è necessario procedere alla truffa del matrimonio

Il Gip di Locri non ha concesso la misura cautelare nei confronti del sindaco di Riace, Domenico Lucano, per gran parte dei capi di imputazione contestati dalla Procura: accuse generiche prive di riscontri, i rilievi mossi con maggiore frequenza all’impalcatura messa in piedi dagli inquirenti. Laddove, invece, ha avvalorato l’impianto accusatorio, però, il Gip non risparmia pesanti valutazioni sulle condotte messe in atto dal sindaco dell’accoglienza, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Xenia” per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: “L’indagato vive oltre le regole, che ritiene d’altronde di poter impunemente violare nell’ottica del ‘fine giustifica i mezzi’; dimentica però che quando i ‘mezzi” sono persone il ‘fine’ raggiunto tradisce quegli stessi scopi umanitari che hanno sorretto le proprie azioni”.

Tra le accuse nei confronti di Lucano, quella di essere l’organizzatore di matrimoni “di comodo” tra gli abitanti del suo comune e donne straniere, al fine di favorire illecitamente la permanenza di queste ultime nel territorio italiano. “Dimestichezza e spregiudicatezza” da parte del sindaco che, nonostante sapesse di essere indagato, nelle conversazioni intercettate non avrebbe fatto mistero di trasgredire norme civili e amministrative per mantenere in piedi il “Modello Riace”, divenuto famoso nel mondo. Scrive il Gip: “Per il perseguimento dei suoi scopi, l’uomo non risparmiava il ricorso a condotte non solo penalmente, ma anche moralmente riprovevoli per quanto, dal suo punto di vista, finalizzate a garantire a soggetti svantaggiati la possibilità di permanere in Italia o di raggiungere il Paese per godere di un migliore regime di vita”.

Il riferimento è appunto, ai matrimoni fittizi. Tre i casi che gli inquirenti sono convinti di aver verificato. In uno di questi, peraltro, lo stesso Lucano si sarebbe recato in Etiopia al fine di garantire l’esecuzione delle procedure sul suolo africano: “Dei tre matrimoni fittizi organizzati, due vedevano protagonisti suoi concittadini facilmente malleabili ai suoi fini o perché non avvezzi a intrattenere relazioni amorose (“lui è piccolino così, mai avuto donne” si dice in una conversazione intercettata) o perché affetti da deficit mentale (“quello stupido” viene definito nelle conversazioni il ‘prescelto’); l’ultimo era invece ‘interpretato’ da fratello e sorella, il primo dei quali, una volta sposatosi, avrebbe lasciato temporaneamente in Etiopia la sua vera moglie e tre figli”.

La polemica con l’attuale ministro degli Interni, Matteo Salvini, è nota. Dalle intercettazioni emerge però cosa il sindaco dell’accoglienza pensasse del predecessore del leader leghista, al Viminale, Marco Minniti, esponente di quel Partito Democratico che ha sostenuto pubblicamente Lucano nel suo modello di accoglienza. Proprio con riferimento all’organizzazione del matrimonio di una cittadina straniera cui era già stato negato - per ben tre volte - il permesso di soggiorno, in cui Lucano affermava: "... se ne deve andare, se ha avuto per tre volte il diniego ... ecco perché non lo rinnovano più. Ti spiego dal punto di vista dei documenti lei non può stare ... mica dipende da ... questo purtroppo, dico purtroppo perché io non sono d'accordo con questo decreto, come documenti lei non ha diritto di stare in Italia, se la vedono i carabinieri la rinchiudono ... perché non ha i documenti, non ha niente”.

Per spiegare il perché di tutto questo, Lucano alla giovane donna, Joy, spiega così il perché del presunto artifizio: “Adesso con il nuovo Governo c’è uno che si chiama Minniti, una brutta persona, vi mandano via, vi cacciano”. Il raggiro, però risolverebbe le cose: “Lei va alla Questura di Siderno e richiede il permesso di soggiorno per motivi familiari, in barba a Minniti!”.  Frasi che potrebbero imbarazzare il Pd, soprattutto ora che Minniti viene inserito tra i papabili candidati alla segreteria del partito, in alternativa a Nicola Zingaretti.

di Claudio Cordova, giornalista d’inchiesta 3 ottobre 2018 https://notizie.tiscali.it/

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Ecco la verità di Race. Parte prima.

Da il mattino di Napoli

Molti striscioni: «Arrestato Lucano per arrestare un modello di integrazione eccellente», «Il mondo lo adora, l'Italia lo arresta».

 

 

 

A Riace migliaia di persone si sono radunate per un corteo che raggiunge la casa di Domenico Lucano, il sindaco arrestato martedì scorso per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

I manifestanti, giunti a Riace per portare la loro solidarietà al sindaco ora sospeso, provengono principalmente, oltre che dalla Calabria, da Puglia, Basilicata, Campania e Sicilia. Presenti persone di ogni età.

L'assessore comunale di Napoli Enrico Panini, presente in rappresentanza del sindaco Luigi de Magistris, ha detto di essere «contro la politica xenofoba di Salvini.

Giù le mani da Mimmo Lucano».

La strada di accesso al paese è ormai bloccata dalle auto in sosta e gli ultimi arrivati vengono fatti fermare a circa 3 chilometri dal centro abitato.

Lucano saluta con il pugno chiuso.

Affacciato alla finestra di casa col pugno sinistro chiuso: così Domenico Lucano ha salutato le circa quattromila persone giunte a Riace per testimoniare la loro solidarietà al sindaco - ora sospeso - agli arresti domiciliari per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.

I manifestanti, dopo aver percorso le strade del paese, sono giunti sotto casa di Lucano urlandogli «Tieni duro, continua a lottare sempre. In questa battaglia di civiltà non sarai mai solo!».

Tra i manifestanti anche l'ex presidente della Camera Laura Boldrini che attacca: «Il ministro Salvini dovrebbe sapere che c'è la presunzione di innocenza, lui che è indagato per sequestro di persona aggravato non dovrebbe gioire tanto.

Magari dovrebbe darsi un po' più da fare e gioire per l'arresto di qualche capo di 'ndrina o quando la criminalità organizzata viene sradicata dai territori italiani.

Invece gioisce perché Lucano è agli arresti domiciliari.

Insomma mi sembra ben poca cosa».

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Alla fine quello che non andava nella gestione dei migranti a Riace è venuto fuori.

E così Mimmo Lucano, idolo dell’accoglienza e di certa sinistra, risulta indagato dalla procura di Locri per abuso d’ufficio, concussione e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche in relazione alla gestione del sistema di accoglienza.

 

In pratica Mimmo Lucano da quando ha avviato il sistema accoglienza nel suo paese prima, e in tanti altri poi, non ha mai avuto, e questo lo diciamo da sempre, una gestione trasparente del denaro destinato all’accoglienza.

Così come tante altre realtà simili, specie a Cosenza.

Di cui a breve vi riferiremo.

Insieme a Lucano risulta indagato Fernando Antonio Capone, presidente dell’associazione “Città Futura-don Pino Puglisi” che insieme a Lucano, ieri ha ricevuto, da parte della Guardia di Finanza un avviso di garanzia.

Oltre a questo Mimmo Lucano era già al centro di una polemica con il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Reggio che in via “cautelativa” aveva sospeso ai progetti di Riace l’erogazione dei fondi per presunte irregolarità nella gestione.

Subito dopo l’avviso di garanzia Mimmo Lucano ha dichiarato: «Sono sconcertato, ma ho la coscienza a posto e non ho paura, ma l’informazione di garanzia mi toglie entusiasmo».

Strano che, qualche mese fa, quando dalla Prefettura è stato paventato il blocco dei fondi, il sindaco ha chiesto e ottenuto un'ispezione ministeriale completa sul 'sistema Riace'.

Gli esperti del Viminale sono arrivati a Riace nei primi giorni di settembre, ma le conclusioni di quell'accurato controllo non sono ancora note.

Almeno ufficialmente.

Nei giorni scorsi però il sindaco è stato convocato a Roma per una riunione al dipartimento immigrazione del Ministero, al termine della quale ha annunciato di essere stato rassicurato sull'erogazione del milione di euro arretrato.

Anzi, ha detto, i funzionari del Viminale gli avrebbero anche promesso l'arrivo di ulteriori fondi per incrementare i servizi di accoglienza.

Le accuse sono pesanti: truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche ai danni dello Stato e dell'Ue, concussione e abuso d'ufficio, in concorso.

Non resta che attendere !

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