Nei comuni da 10.001 a 15.000 abitanti, ai sensi degli articoli 37, comma 1, e 71, comma 3, del d.lgs. n. 267/2000, le liste devono esse composte da un minimo di 12 ad un massimo di 16 candidati.
L’ultima volta non tutte le liste riuscirono ad avere 16 candidati, segno, già al tempo, della difficoltà di far accettare ai concorrenti il ruolo di portatori di voti.
È noto,infatti, che il candidato a sindaco “primeggia” su tutti gli altri, come se ne assorbisse l’energia elettorale.
Una spugna che assorbe tutti i voti dei suoi candidati risultando, e non sempre, consigliere comunale.
Una posizione, invero, facile e comoda.
Il sindaco, infatti, non viene votato come candidato consigliere, ma poi lo diventa con i voti degli altri.
Forse è per questo che tutti propendono per fare i sindaci.
E poi la candidatura a sindaco è una vetrina eccezionale per ognuno.
Sui giornali, sul web, si parla dei sindaci, forse solo dei candidati a sindaco, come se gli altri scomparissero.
E, così, si sente parlare della lista di Tizio, Caio o Sempronio, come se ne avessero veramente titolo.
Ma ora si comincia ad avere difficoltà a trovare candidati nella “propria” lista.
E’ quello che sta succedendo ad Amantea.
E così, qualcuno, pur nobile nel comportamento sociale e nelle intenzioni, rinuncia alla sua “vocazione”.
Altri, invece, non demordono ed insistono in questa intenzione e quando non viene accettata si impongono obbligati allontanamenti e tentativi diversi di formazione di nuove liste.
Che sia una vocazione sorretta dalle diverse indennità dei sindaci rispetto agli assessori?
Possibile, ma non sempre è in questa ragione che si trova la giustificazione.
Semplice orgoglio umano? Può essere.
Presunzione o consapevolezza di essere all’altezza del compito difficile di gestire una città come la nostra, in particolare oggi?
Può essere.
Incapacità di sottomettersi ad un capolista che si ritiene non alla propria altezza?
Può essere.
Quali che siano le ragioni, ci sembra di leggere un vero momento di difficoltà nella composizione delle liste.
Una difficoltà che viene fortemente aumentata dalla arduità di trovare sedici consiglieri comunali.
Una arduità che deriva anche dalla ipocrita ricerca di un programma che sia un semplice specchietto per le allodole.
Un programma che viene stilato( ed in alcuni casi semplicemente copiato) solo dopo l’accordo, ad “Usum delphini “ e che, poi, diciamocela francamente, nessuno legge.
Una specie di libro dei sogni nel quale non si trovano mai i veri impegni assunti , quelli nei quali troviamo spesso vero e proprio scambio elettorale :”Ti voto se….”, “Mi candido se…”.
Per fortuna non è sempre così ed in alcuni casi si può votare con serenità.
Ma occorre sforzarsi di legge tra le righe, pardon tra le liste!