La vicenda del pane rosso si avvia ad una possibile conclusione.
Tutto grazie alla d.ssa Giuliana Bernaudo , direttrice del distretto Tirreno, la quale avvertita da questo sito web ha proceduto ad interessare della vicenda il responsabile dell’igiene dell’Asp della provincia di Cosenza dr Marcello Perrelli, direttore del Sian.
Immediato l’intervento del dr Perrelli che ha chiesto una urgente relazione sulla vicenda del pane che diventa rosso.
Sulla medesima vicenda questo sito con note 183549 e4 183 559 del 15 settembre ha informato i medici responsabili del distretto di Amantea.
Contemporaneamente, riteniamo opportuno precisare ai nostri lettori che le frese che abbiamo indagato non sono prodotte in Amantea, ma ad Amantea vendute e consumate, e la medesima informazione è stata inviata ai dirigenti di cui in premessa.
In sostanza, il fenomeno non è locale, nel senso di una produzione puntuale, ma sembra appartenere ad un territorio più vasto, forse corrispondente alla intera provincia, forse ad essa addirittura ultroneo.
Proprio stamani il laboratorio interessato per le prime indagini ci ha verbalmente partecipato che al mistero originario se ne è aggiunto un altro
I nuovi campioni di frese e fresine da noi inviati al laboratorio e trattati con acqua distillata non sarebbero diventati rossi
Due le possibilità, giunti a questo punto.
La prima è che trattandosi di nuovi campioni questi non presentassero ab origine gli stessi problemi dei primi campioni.
La seconda è si tratti di inquinamenti batterici derivanti da insufficiente, se non mancata, igiene dei laboratori di produzione o da addetti alla produzione e/o manipolazione portatori sani del batterio e carenti nella igiene personale.
In buona sostanza occorre condurre approfondite indagini sulla origine del fenomeno evitando di sottovalutarlo.
Non sappiamo quali panifici siano stati interessati alla vicenda similare occorsa sempre in Campora San Giovanni alcuni anni fa e della quale si è saputo ben poco.
Al più si è avuto modo di sapere in via indiretta che il batterio ( lo stesso di oggi) sarebbe stato trovato sui piani di lavoro e che l’indagine si sarebbe poi fermata a tale dato senza ulteriori indagini sulla provenienza del batterio stesso.
Speriamo ( noi lo pretendiamo) che questa volta le indagini siano ben più approfondite.
D’altro canto il fatto che questa volta la vicenda ha raggiunto la pubblica opinione impone che appena possibile i competenti uffici dell’Asp partecipino i risultati raggiunti e tranquillizzino la comunità camporese, amanteana e provinciale.
Noi siamo ben disponibili.