Amantea ebbe un tempo in cui era davvero facile gettare le reti etrarle sulla barca piene di pesci.
In quel tempo le spiagge erano ampie ed i pescatori riuscivano a stenderle facilmente per rammendarle ed evitare, così, di perdere, i pesci, anche se piccoli.
E c’erano molti più pescatori pronti a calare le barche, gettare le reti e raccogliere i pesci.
Amantea, oggi, vive una stagione in cui è più difficile pescare, e questo anche se esistono, e possono essere usate, strumentazioni capaci di “sentire” i pesci ed andarli a pescare.
Ci sono meno pescatori, meno barche , meno reti, e , comunque, le reti sono tutte piene di buchi.
Né alcuno che le ripari.
Non solo, ma tra i pescatori si annidano finti riparatori di reti, finti pescatori.
E così i pescecani imperversano nelle acque amanteane mangiando tutto e tutti, anche il presente ed il futuro della città.
Anzi i pesci nascosti nelle tane insieme alle loro paure, al massimo si affacciano dalle loro finestre sporgendo fuori la testa per vedere se i barracuda siano nei pressi.
Non mangiano, sopravvivono.
Ed Amantea vive così il periodo più disperato da sempre.
Un momento in cui il mare ed il cielo sono blu ma solo sulle cartoline.
Un momento in cui la gente è come i pesci, spia da dietro le imposte e si affaccia solo quando passano le processioni del potere, da chiunque espresso, ignari che di tal fatta sono costretti a respirare l’aria malsana del potere.
Per fortuna, però, sembra che, da qualche parte si stiano rammentando le reti da usare per una grande pescata.
Solo con nuove reti sarà possibile portare fuori dal mare quei pesci che ne sono al momento padroni.
Anche quei pesci che finora non sono mai rimasti nelle reti, vuoi perché fuggevoli, vuoi perchè protetti dalle acque sporche nelle quali vivono, vuoi perché padroni incontrastati del mare stesso.
La voce corre questa voce dice i pescatori non siano del luogo.
E, soprattutto, corre voce che ormai sia giunto il tempo di mettere in opera le reti che sono state preparate.
Chi sono?
Forse sono figli di Simone e di altri apostoli.
Sembra che siano gli attuali discepoli di Frate Nicola e frate Pierpaolo.
Sembra che siano tutti in attesa che, come avvenne presso il lago di Tiberiade, venga loro dato l’ordine di gettare le reti.
E ci sembra di averne scorto qualcuno di questi neo pescatori in giro per il paese , con gli occhi vigili ad avvertire la luce che romperà il buio della notte dell’apostasia, e, soprattutto, con le orecchie tese e pronte a sentire parole non dette e ragioni non svelate.
Parliamo , ovviamente, della apostasia quale abbandono dei valori di civiltà, del senso della giustizia, della sua ricerca, della sua affermazione nell’agire quotidiano, senza la quale non ci sarà più umanità.
Di quella apostasia che non è solo della ‘ndrangheta , ma anche degli altri poteri politici, massonici, giudiziari.
E questa luce potrà aversi soltanto quando, e se, gli uomini veri risorgeranno dal loro sonno e senza timore alcuno.