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  • wwfGli attivisti WWF del C.E.A.M. esprimono un parere fortemente negativo riguardo al progetto di tutela delle ferrovie nel tratto tra il Fiume Catocastro di Amantea ed Il Fiume Veri di Belmonte Calabro. Attraverso le parole di Francesco Saverio Falsetti Responsabile del CEAM Wwf con sede alla marina di Belmonte, filtra la grossa preoccupazione degli Ambientalisti per quello che viene presentato come una proposta di tutela della spiaggia ma che in realtà continua Falsetti, capisco che le ferrovie tutelano un interesse legittimo ma comunque di parte, la tutela del attivisti WWF è invece una tutela altrettanto legittima ma nell’interesse dei territori e delle comunità, mentre interesse prevalente del progetto appare con l’unica finalità di tutela alla linea ferrata delle Ferrovie. Non tiene conto che il tratto interessato ricade nell’area prospiciente gli “Scogli di Isca” (Sito SIC – Sito Interesse Comunitario) dal 1991 Area Protetta WWF e attualmente Parco Marino Regionale e, tra l’altro, ne conosciamo i risultati perché progetto fotocopia dell’obbrobrio perpetrato a San Lucido negli anni ‘90.

     Il progetto di tutela proposto è considerato dagli amici del Panda di impatto antropico  

     indiscriminato inevitabilmente porta alla perdita di ecosistemi e di biodiversità. Gran parte  

     delle diverse forme che la costa assume è il risultato dei processi di erosione, d’apporto

     dei fiumi, il tutto porta all'arretramento della linea di costa. Nel contempo altre linee di

     costa vengono "costruite" dai sedimenti trascinati dal mare, tra cui ci sono anche quelli

     provenienti dal processo di erosione: si ha quindi una dinamica naturale di erosione-

     trasporto-sedimentazione. Il processo di erosione è agevolato dall'opera dell'uomo in

     quanto utilizza il territorio in modo sconsiderato, ad esempio prelevando sabbia dalle

     dune, costruendo sugli argini dei canali naturali opere che tante volte ostacolando il

     deflusso delle acque, cui consegue un mancato apporto di sedimenti che alimentano la

    

         fascia costiera. Per combattere tali fenomeni erosivi di origine antropica vengono

         proposti diverse modalità di interventi che, come condizione indispensabile, devono

         basarsi sulla comprensione e sul rispetto del territorio, quali:

  • effettuare la pulizia e manutenzione idraulica dei canali che defluiscono a mare per consentire l'apporto di sedimenti (che altrimenti vengono intrappolati dalla vegetazione che ostruisce i canali);
  • costruire strade ed opere varie in modo da non impedire la continuità del deflusso delle acque;
  • aumentare la presenza di specie vegetali per la difesa del suolo: le radici della vegetazione consolidano il terreno e ostacolano il dilavamento, il ruscellamento e l'erosione diffusa.

Per contenere i processi di degrado del territorio l’unica cosa che deve prevalere è il buonsenso, occorre applicare i criteri dello "sviluppo sostenibile" che consiste in un utilizzo razionale delle risorse naturali nel rispetto degli ecosistemi e garantendo, nello stesso tempo, una buona qualità della vita per tutti.

  • Per realizzare tutto questo è necessaria una "pianificazione territoriale ecologica," anche essa come lo sviluppo sostenibile deve tener conto degli ecosistemi e delle relazioni esistenti tra loro conciliando le esigenze economiche e la localizzazione di opere di vario genere con quelle delle risorse naturali del territorio. Alla pianificazione deve seguire una "gestione integrata del territorio" che garantisca le attività lavorative e in generale l'uso del territorio sull'area costiera, senza disturbare in maniera irragionevole l'equilibrio dei sistemi naturali, pensare alla realizzazione di opere finalizzate alla tutela e valorizzazione del territorio, tenendo conto della conformazione naturale.

Tutti, associazioni, politici e cittadini riteniamo che il mare ed i circa 800 km di costa calabrese rappresentano uno dei punti di forza di questa nostra Calabria che di Turismo potrebbe e dovrebbe vivere, però tacciamo davanti ad una progettualità quantomeno discutibile se non disastrosa ma sicuramente compromissiva. Credo di non dire eresie se dico che non finiremo mai di ringraziare le Ferrovie per quello che danno da sempre a servizio dei territori ma, altrettanto non dico una sciocchezza se dico che in Calabria la linea ferroviaria corre sul mare creando una barriera visiva che compromette molto il beneficiare della vista del mare, anche qui una valutazione che non ha tenuto conto delle caratteristiche del territorio. Gli attivisti WWF chiedono all’Ente Parchi Marini Calabresi, a tutte le Associazioni presenti sul territorio, alle Amministrazioni di Amantea e Belmonte Calabro, a tutti gli Enti ed a tutti i cittadini che hanno a cuore il territorio di esprimersi pubblicamente e, magari creare un comitato a difesa delle nostre Bellezze, per questo progetto e per la risoluzione in futuro delle medesime problematiche, una seria valutazione di soluzioni alternative (per esempio quella delle barriere soffolte che consentano la navigazione da diporto) visto che tante delle risorse impegnate sono pubbliche, che prendano in considerazione contemporaneamente la mitigazione dell’imbatto ambientale con effetti

durevoli nel tempo, dato per certo che l’approccio progettuale abbia considerato tutto quanto sopra durante i procedimenti di Valutazione d’Imbatto Ambientale.

Per noi ambientalisti continua Falsetti, ma per tutti i calabresi la Bellezza della nostra terra è un bene prezioso per questo da tutelare e non può essere considerata secondaria a qualsivoglia interesse di parte, sia anche esso l’interesse di un colosso economico come le Ferrovie.      (…cantava Battisti “non si può, con uno scoglio, arginare il mare”).

                                                              

                                       Resp.le C.E.A.M. WWF “Scogli di Isca” O.A. Calabria Citra

                                                               F.to prof. Francesco Saverio Falsetti

CONTATTI :   ( Francesco Saverio Falsetti          3487737857 - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. )

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calabria66C’è sempre una prima volta e posso dire che questa è, per me, la prima volta che amo, coscientemente, la mia Regione. A dire la verità non sono mai stato un campanilista, ho sempre pensato di voler andar via, perché ne avevo la necessità, e penso di non essermi sbagliato. Il mio andar via dalla terra bagnata dal Mare di Ulisse, mi ha permesso di assumere un punto di vista diverso. Amare significa anche osservare, facendo delle cose e cercare di contribuire in prima persona al benessere della comunità.

“Per il mio cuore basta il tuo petto,

per la tua libertà bastano le mie ali.

Dalla mia bocca arriverà fino al cielo,

ciò ch'era addormentato sulla tua anima.” Pablo Neruda

Da quando son tornato, dopo anni di nomadismo, ho notato che i Calabresi che comandano non sono persone normali, ma fattucchieri! Incantatori costretti a nascondere la loro natura e i loro poteri per rispettare le leggi dei Custodi, ai quali devono obbedienza. “Questi depositari del “giusto” hanno sempre ragione. Si fanno strada, calpestando tutto e tutti quelli che non la pensano come loro. Non hanno mai dubbi. Queste sono le grandi qualità con le quali la loro stoltezza governa questa Regione.

Queste sono le leggi e i modi di agire che gli altri miei conterranei prima o poi, vorranno infrangere e così smentire clamorosamente quelle persone che mi accusano di produrre solo “fiumi di parole” attraverso la mia poca “spontaneità”. Scrivo auspicando che queste parole non diano ragione ai qualunquisti e prepotenti che ho appena citato. Perché una popolazione spaventata è una popolazione mite e i Calabresi sono sempre più irrequieti e cominciano a prendere coscienza che la forza dei prepotenti contrasta la ragione e la forza prevarrà perché la ragione non basta a contrastarla.

I figli di questa terra leggendaria avvertono di essere esclusi in qualche modo dalla giostra. Per salire sulla giostra del consumo frenetico, servono soldi e per avere soldi bisogna lavorare, cioè vendersi al miglior offerente, se si trova. Il sistema dominante ha fatto del lavoro il suo principale valore. Lo usa come ricatto per dominare e come strumento di guadagno.

“Patisco d'amor patrio, soffro di sentimentalità per il glorioso nostro passato, mi cruccio dell'abbandono in cui siamo caduti e tenuti… e specialmente cerco di far apparire nobile, grande e bella la nostra Calabria, anche quando è giustamente accusata.” Francesco Jerace

Le persone devono lavorare sempre di più per pagare a credito la loro miserabile vita. Si sfiancano sul lavoro, perdono la maggior parte della loro forza vitale e subiscono le peggiori umiliazioni. Dedicano tutta la vita ad un’attività faticosa e noiosa per il profitto di altri. L’invenzione della disoccupazione moderna è sempre lì, in agguato, per spaventarli e costringerli a ringraziare la generosità dei potenti.

Ciò che mi auguro è un’azione rivoltosa contro questo sistema di abusi e sottomissioni. un'azione di ribellione contro i poteri forti e le loro sanguisughe che per secoli hanno operato sulle vite dei Calabresi.

Non sto cercando di dare un'interpretazione anarchica del pensiero rivoluzionario che ha caratterizzato la mia generazione. Né scrivere "fiumi di parole inutili" come qualche benpensante ama descrivere ciò che faccio. I Calabresi hanno il diritto di sapere non solo ciò che i rappresentanti del popolo hanno in testa, ma anche quello che mettono in tasca.

Chiaramente scrivere non è produrre qualcosa di materialmente valido ma forse qualcosa di culturalmente utile a stimolare gli altri a "pensare" e ad "agire".

Mi viene voglia di ripartire. Rifare un viaggio vero. Un viaggio in macchina. Un viaggio lungo, almeno sei ore. Rimarrei in silenzio, ascoltando musica anglo-americana della mia giovinezza. Riprenderei a parlare solo se necessario. Solo per chiedere un caffè. Andrei a sud verso Reggio per poi continuare sulla strada che costeggia il mare Jonio risalendo la Costa degli Achei fino a Roseto Capo Spulico .

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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occhio lagrIl Covid è stato un uragano che ci ha attraversato il corpo e l’anima. Ci ha attaccato quasi tutto l’organismo con conseguenze devastanti e la mappa dei danni che il virus ha causato è molto estesa. L’infezione ha investito molti dei nostri organi con una tempesta citochinica. Si tratta di una risposta immunitaria fuori controllo che provoca eccessiva infiammazione. In condizioni normali, le citochine (molecole che servono a sollecitare i meccanismi di difesa dell’organismo) vengono rilasciate fino a quando scompare la causa che le ha stimolate.

La cosiddetta tempesta citochinica potrebbe aver concentrato la sua azione sul nostro cervello, sistema nervoso centrale e periferico, con delle conseguenze dirette sulla salute cognitiva e sui rapporti interpersonali, anche se l’amicizia fra due persone non è una conoscenza fatta di sabbia che alla prima mareggiata la vedi scomparire. Spesso le persone gridano, quando sono adirate, solamente perché i loro cuori si allontanano molto. E devono coprire questa distanza, in qualche modo, prima di potersi ascoltare di nuovo.

L'importante è che si misurino con le parole, altrimenti arriverà un giorno in cui la distanza fra i due cuori sarà tale da non farli incontrare mai più. "Parce que c'était lui, parce que c'étaitmoi" (È stata colpa sua, è stata colpa mia). Queste poche parole di Montaigne risuonano come un'ode all’amicizia .

In “LesEssais”, il celebre autore ritrae un rapporto di amicizia simbiotico, stabile e completo. Perdere un amico o una persona in cui si crede, o comunque di qualcuno che per noi ha un grande valore lascia in genere un grande vuoto. Questo è quello che appare. La sensazione che proviamo la descriviamo come “vuoto” poiché si tratta di una sensazione nuova o non comune in cui ci sentiamo assolutamente impotenti e vulnerabili.

All’apparenza sembra che improvvisamente qualcosa manchi, che si sia liberato un posto che nessun altro possa occupare, poiché, certamente, chi perdiamo è e resta, per la sua essenza, insostituibile. L'amicizia è quasi un amore ragionato e ragionevole, basato su fedeltà, fiducia e intimità, che non conosce timore.

Si rivela dunque un rapporto più rassicurante di una relazione amorosa. Consideriamo l'altro come un nostro doppio ed è per questo che perdere l’amicizia di una persona può essere associata alla perdita di una parte di noi stessi. Risultato: la fine di un’amicizia può essere estremamente dolorosa. Per rassegnarsi di fronte alla perdita di una amicizia, è necessario innanzitutto conoscere le dinamiche di questo tipo di rapporto, spesso a noi estranee.

A ben pensare la perdita di un amico “particolare”, in realtà rappresenta per il nostro io un vero e proprio terremoto, che richiama una tale serie di sentimenti sensazioni, paure, dolori, sensi di inadeguatezza, che la nostra mente non sa altro che chiamare “vuoto”. Alcune amicizie diventano nocive, ma è difficile rendersene conto o ammetterlo.

Tendiamo, giustamente io credo, a proiettare sugli amici i nostri sentimenti perché consideriamo l'altro un riflesso di noi stessi. Così come noi non faremmo mai del male ai nostri amici. Una rottura sembra inevitabile quando un'amicizia, diventa distruttiva. A volte coltiviamo rapporti talmente esigenti da mettere in pericolo la nostra autonomia e la nostra libertà. Invece di nobilitarci e di confortarci, questa amicizia può diventare all’improvviso una vera e propria minaccia.

“L'amicizia è una virtù o s'accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni…… L'amicizia perfetta è quella dei buoni e dei simili nella virtù. Costoro infatti si vogliono bene reciprocamente in quanto sono buoni, e sono buoni di per sé; e coloro che vogliono bene agli amici proprio per gli amici stessi sono gli autentici amici (infatti essi sono tali di per se stessi e non accidentalmente); quindi la loro amicizia dura finché essi sono buoni, e la virtù è qualcosa di stabile; e ciascuno è buono sia in senso assoluto sia per l'amico.” Aristotele.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

 

 

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