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gigino nuovaSi è sempre detto che gli uomini si distinguono dagli altri animali perché hanno sviluppato le religioni, ma allo stesso modo si può dire che gli esseri umani si distinguono dagli altri animali perché possiedono l’arte, la letteratura, la scienza o la filosofia. 

Le forti emozioni possono portare l'individuo all'isolamento dalla realtà ; alla difficoltà di stabilire, in modo spontaneo, un fluido rapporto di sintonia e comunicazione con gli altri. Senza avvertirne la mancanza. In breve, ingabbiare la propria vita in un universo molto personale, scarsamente comunicabile.

Di conseguenza, la estrema difficoltà a "capire" in quale maniera,il proprio agire può essere considerato "anormale" se portato a confrontarsi con quei comportamenti che normalmente vengono accettati come socialmente corretti e comprensibili.

Ricordo il giorno che ho incontrato Marc Chagall a casa sua “ La Collina” in San Paul de Vence, sulle alture di Nizza. A farmelo conoscere una mia anziana amica e sua amante, residente a Ramatuelle, nel Sud della Francia.

La cosa che non dimenticherò mai è stato lo spirito da ragazzino che gli ha permesso di trasmettere gioia e ottimismo a tutti coloro che venivano a contatto con le sue opere, anche dopo la morte, sopraggiunta all’età di 98 anni nel 1985.

Qualche mese dopo nasceva mia figlia Lorenza. “Gli uomini frettolosi di oggi sapranno penetrare nel mio universo?”. Questa è stata la domanda che si faceva Chagall nel 1947 scrivendo la conclusione dell’autobiografia della moglie Bella, che lo aveva lasciato “nelle tenebre” morendo all’improvviso tre anni prima.

Il suo è sempre stato un linguaggio così universale da essere amato da tutti. La sua coerenza è stata semplicemente ammirevole pur avendo attraversato un secolo di guerre, catastrofi, rivoluzioni politiche e tecnologiche.

E' "una vita difficile" come solea dire il mio amico Zapata.Trasparente e chiara come il fango? Pe concludere: esistono almeno due modi per prendersi in giro. Uno è quello di credere a ciò che non è vero; l'altro è rifiutarsi di vedere ciò che è vero.

Aristotele, molto tempo fa, ha spiegato come l’uomo inizia a filosofare solo dopo che i bisogni materiali più elementari siano soddisfatti. La creazione di una classe agiata attraverso la schiavitù è stata l’effettiva base materiale sulla quale arte, scienza e tecnologia sono state sviluppate.Non bisogna essere dei geni per comprendere che le idee, le opinioni e le concezioni delle persone (in una parola, la coscienza) variano con il variare delle condizioni materiali di vita.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

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mareeeenIl grande Mare che ogni mattina mi saluta, è uno, eppure è tante cose. È un’unità organica, eppure è un insieme, una molteplicità di onde, suoni, colori, sensazioni ed esperienze.

Questa bocca non ha mai venduto menzogne,

né si è camuffata mentre stavo ai piedi degli dei:

queste mani non hanno lanciato altri che Zuby

nel mare di Ulisse.

Normalmente nel guardare l’Ulisse, lo sguardo diventa come un ramo, un cavo teso e al quale sia l'occhio che l'oggetto osservato reciprocamente si appoggiano mentre il tempo che scorre via fa da sostegno ad un intreccio di questa fattezza. Questa disposizione d'animo racchiude in sé qualcosa di dolorosamente dolce.

C’è qualcosa, in questo retrogrado e poco motivante mondo, che proprio non va. Qualcosa che gira male, qualcosa che impedisce lo sviluppo e la crescita positiva dei più giovani. Qualcosa che genera una preoccupante demotivazione. Qualcosa che favorisce un frustrante sistema anti-uomo. Qualcosa che sta minando il nostro Sacro Mare che instancabilmente bagna a Mantiella a terza.

Amantea non può permettersi più uomini mediocri. Un mio carissimo amico di Reggio Calabria, qualche tempo fa era venuto a trovarmi e un tardo pomeriggio sul terrazzo di casa mia, mentre ammiravamo il Grande mare, cominciò a parlarmi della metamorfosi di significati delle parole, a partire da: “Colludere”, un termine latino che vuol dire “giocare insieme”.

Ero tornato in Calabria pensando di scrivere alcuni articoli sulle bellezze di questa Terra, ma gli eventi mi hanno dissuaso quasi immediatamente, perché l’unica cosa sensata da fare era sì scrivere, ma su cosa avveniva e avviene nel paese che mi ha visto nascere.

Venendo da Roma in macchina, mi ero fermato a bere un caffè presso il bar dell’amico Dario sulla SS18. Appena uscito, dopo aver salutato l’amico, sulla strada la prima sorpresa. Un anziano hippy che a voce alta diceva:

“Ahi serva Amantea, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello”.

Dopo il primo momento di sgomento e panico, attraversai di corsa la statale per scomparire in un piccolo tunnel che mi portò dritto davanti al Mare dei mari.Mi rivolsi all’Ulisse per chiedergli aiutocantandogli:

Amor ti vieta di non amar

La man tua lieve, che mi attira e respinge,

cerca la stretta della mia.

Non importa quanto abbia cercato di evitare l'incertezza della vita. Ad un certo punto questa sensazione di jim-jam mi ha travolto proprio come è stato per qualsiasi altro rappresentante della mia generazione. “Niente panico” - continuavo a ripetermi mentre prendevo decisioni importanti riguardo al mio futuro, navigando incautamente su di una navegreca, lamoderna Argos,prima di scoprire che avrei voluto essere il suo capitano capace di scegliere la direzione e la rotta sul Mare della vita.

Così avrei indirizzato la prua verso il bosco più vicino, dove entrando avrei trovato un infinito numero, di ulivi selvatici, ma che sarebbero cresciuti così intrecciati e lavorati insieme, da non permettere, con il vento umido, di giocare tra i loro rami e tantomeno al sole cocente di perforare i loro rifugi, né acquazzone attraversare le propriefrasche, diventate così spesse e piegate l'una nell'altra.

Qui, mi addentrai, feci il mio letto di foglie che cominciavano a cadere.

Ve ne erano una tale abbondanza che due o tre uomini avrebbero potuto stenderle su una ampia area, tali da proteggerle dalla furia dell'inverno, sebbene l'aria respirasse acciaio e soffiava come se stesse per eruttare.

Strisciando dentro, accumulai una scorta di foglie tutt'intorno a me, come un uomo farebbe un alloggio su un fuoco d'inverno, e misdraiai in mezzo.

Ricco seme di virtù che giace nascosto nelle povere foglie! Qui Minerva mi diede presto un sonno profondo; e qui tutte le lunghe fatiche trascorse sembravano concluse e rinchiuse nella piccola sfera delle mie palpebre disinfiammate e chiuse.

Mentre questi pensieri mi distraevano con la varietà del pericolo, un'onda più grande spinse contro una roccia aguzza il mio corpo nudo, che si squarciò, desiderando che mi spezzasse tutte le ossa, così rude fu lo shock.

Ma in questa estremità mi ha spinto chi non mi ha mai deluso. Minerva (che è la saggezza stessa) mi ha messo nel pensiero di non continuare a nuotare come uno che indugia nel pericolo, ma di forzare fisicamente la riva e di abbracciare la roccia che mi aveva lacerato così brutalmente. Con entrambe le mani strinsi, lottando con l'estremità, finché la collera di quel marosito che mi aveva spinto su di essa,finì.

Poi di nuovo la roccia respinse quell'onda così furiosa, che mi strappò dalla mia presa, inghiottendomi nel suo ritorno, e la roccia aguzza, a cui mi aggrappai per soccorso, strappò la carne dolorante dalle mie mani nel separarsi, che cadevo e non potevo più sostenermi.

Finii sott’acqua e, oltre l'aiuto del fato, lo, sfortunato figlio Ulisse, avrei perso ogni parte che avevo in questa vita, se Minerva non avesse spinto il miobuonsenso in quel pericolo a tentare un'altra strada e ad esplorare qualche altro rifugio, cessando di cercare quell'approdo.

Voglio affrettarmi al domani

Vagheggiare sogni diversi ogni giorno sotto tanti desideri.

Quel bambino ha sofferto così tanto tempo per diventare me!

Ci allontaniamo man mano che i giorni si accumulano.

Non credo che io possa riconciliarmi

Non credo che migliorerò.

Quando ero ragazzo, il mare di Ulisse non si prosciugava mai nel mio cuore.

Ora sono rimaste solo deboli tracce di allora.

Sulla sua battigia Il suono del mio respiro è pieno di turbamento.

La brezza continua a soffiare sulla mia testa.

Avrei voluto diventare un'onda e filare ovunque.

Quando aprivo lentamente gli occhi finivo sotto una piccola paura.

Ogni istante del mondo arrivava da me diventando un regalo abbagliante.

Avevo molti dubbi ma sentivo di poter finalmente rispondere a me stesso.

I ricordi oltre l’orizzonte del grande Mare mi chiamavano.

La voce, dimenticata da molto tempo,

torna contro l'onda nel luogo dove è nato il Mare di Ulisse dentro di me.

Gigino A Pellegrini

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clickpppLa grande avventura, iniziata nel XVIII secolo, di una civiltà universale armonizzata da un ragionevole auto-interesse, dal commercio, lusso, arte e scienza - l'Illuminismo forgiato da Voltaire, Montesquieu, Adam Smith, e altri - sembra aver raggiunto un turbolento anticlimax di un mondo che si rivolta contro la modernità cosmopolita.

Si tratta della realtà del mondo in cui viviamo. Una società che dovrebbe riprendere con rinnovato vigore il controllo del proprio pensiero, dove scuole e università dovrebbero essere pronte anche a corsi di meditazione e diventare istituzioni dove non dovrebbe esserci più spazio per insegnare pensieri ma modi di pensare, nonché la possibilità di riconoscere, nell’epoca dei motori di ricerca, il valore della domanda giusta.

Sono alcuni anni che seguo con molto interesse gli scritti di Nick Bostrom, professore di filosofia a Oxford, sulla pericolosità della nuova tecnologia e le possibili minacce esistenziali per l’umanità ed è favorevole al cosiddetto potenziamento umano e all'automiglioramento della specie umana attraverso un uso etico del sapere e delle tecnologie scientifiche ed è critico nei confronti del punto di vista bio-conservatore.

Questa possibilità è legata indissolubilmente alla capacità degli uomini di sottrarre ai vari Donald Trump, e non solo, il controllo sulla nuova tecnologia. La minaccia per l’umanità rappresentata dall’intelligenza artificiale passa per le mani di chi ne ha preso possesso e la gestisce.

Gli adolescenti, per esempio, durante un periodo di stress hanno accesso libero all’utilizzo di una qualsiasi sostanza che crea felicità e dipendenza. La crescita è una fase di transizione durante la quale si smette di avere bisogno dell’approvazione dei genitori e si ha bisogno di quella dei propri simili e questo li spinge sempre di più a cercare la loro approvazione. Invece di creare relazioni profonde e significative, quando nella loro vita saranno sottoposti a condizioni di stress, si rivolgeranno al cellulare e non alle persone, ai social e tutto ciò che offre un sollievo temporaneo. Ci si siede davanti al computer con il visore indossato, mentre si interagisce, via audio, con gesti, con tutti gli altri avatar/persone come noi, trasformati in cartoni animati, presenti nella stanza, immaginaria e condivisa.

Inizialmente chi entra in questo mondo si sente strano, un po’ a disagio, ma poi muovendo anche le mani virtuali per avvicinare gli altri avatar e gli oggetti, è sorprendente come diventi tutto rapidamente normale. Il consumatore vuole esperienze immersive, in ambienti coinvolgenti emotivamente. Quindi ben venga Zuckerberg che con Facebook ha già soddisfatto il nostro desiderio di diventare ogni momento opinionisti e comunicatori sui social, e ora ci regala la possibilità non solo di condividere storie, ma di creare mondi nei quali noi ci immergiamo completamente.

Gigino A Pellegrini & G elTarik

 

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