Le sardine?
Vi piacciono le sardine? Io le adoro.
Infarinate e fritte, mangiate belle calde sono una meraviglia.
E le sardine che scendono nelle piazze d’Italia e cantano “Bella ciao” vi piacciono?
Vi ricordano qualcosa?
Per me sono come i pesci d’aprile di stoffa che confezionavamo il primo aprile per divertirci e per burlare gli amici e conoscenti. Poi strofinavamo un po’ di gesso che avevamo rubato a scuola e appiccicavamo i pesciolini alle giacche e ai cappotti della gente ignara. Per Padre Sorge, invece, le sardine sono come il pesce dei primi cristiani. Padre Bartolomeo Sorge è un gesuita, teologo, ex direttore della rivista “Civiltà cattolica”. E’ un antisalviniano. Così ha scritto su Twitter:- Il pesce delle piazze di oggi è come il pesce dei primi cristiani, anelito di libertà da ogni imperatore palese o occulto -. Ma i primi cristiani vivevano, si riunivano, si nascondevano nelle catacombe per sfuggire alle persecuzioni degli imperatori romani. Ora i cristiani non si nascondono più, non vivono nelle catacombe e mi sembra che a Palazzo Chigi o al Quirinale non ci siano imperatori che perseguitano i cristiani, che vogliono distruggerli, che li imprigionano e li danno in pasto ai leoni o li bruciano per fare luce nelle arene. Questo tipo di imperatore ancora a Roma non è arrivato, ma potrebbe arrivare fra non molto, quando il popolo italiano sarà chiamato alle urne per rinnovare il Parlamento. E chi sarebbe questo imperatore palese o occulto? Non l’avete ancora capito? E’ Matteo Salvini naturalmente, il fascista, il nazista, il razzista, il persecutore dei migranti. Ora persecutore anche dei cristiani. Ed ecco che per colpa di Salvini e della sua politica scellerata i cristiani di oggi, le sardine per intenderci, per sfuggire alle persecuzioni sono costretti a nascondersi nelle catacombe perché perseguitati non dal potere e dai fiancheggiatori del potere, ma da presunti persecutori fascisti e nazisti. Ma le prime sardine cristiane si nascondevano nelle catacombe e disegnavano un pesciolino per terra per farsi riconosce perché avevano paura di uscire all’aperto a manifestare nelle piazze di Roma la loro fede. Le sardine di oggi, quelle del XXI secolo, quelle che abbiamo visto nelle nostre città italiane, sono libere di manifestare, di scendere e occupare tutte le piazze d’Italia, dalle più piccole alle più grandi, cantare a squarciagola l’inno dei partigiani “ Bella ciao “ e gridare :- Milano, Torino, Bologna, Roma non si legano -. Ma per i primi cristiani il pesciolino che disegnavano per terra con un pezzetto di legno non aveva nessun significato politico e non era una sardina. E poi predicavano la pace, l’amore, la fratellanza, la giustizia. Le moderne sardine, invece, fanno solo folklore e spandono odio senza insegnare nulla. E dire che sono nate, secondo loro, per combattere l’odio. Ma per alcuni Padri della Chiesa Cattolica e alcuni Preti di strada “Le sardine” sono importantissime per il paese. Sono giovani ed è bello vederli uscire dal letargo. Proprio giovani non direi, hanno più di trenta anni e con loro anche nelle piazze e dietro le quinte ci sono vecchi personaggi, squallidi e fallimentari, vecchi arnesi della politica italiana che approfittando della popolarità delle sardine cercano di riciclarsi ed essere al centro della scena.
Amici, oggi, purtroppo dovrò darvi notizia di un vergognoso episodio avvenuto a Roma, la capitale del Cristianesimo, dove all’esterno del MACRO, Museo di arte contemporanea, fa bella mostra un grande manifesto raffigurante Nostro Signore Gesù Cristo che con la mano sinistra accarezza la testa di un bambino inginocchiato davanti a lui e in evidente stato di eccitazione.
Gesù pedofilo. Vergogna!
Ecco cosa siamo costretti a vedere e scrivere a pochi giorni dal Santo Natale.
A poco a poco vogliono distruggere le nostre tradizioni, la nostra fede, il nostro credo religioso.
Vogliono togliere il Crocifisso dalle aule scolastiche e dagli uffici pubblici; vogliono abolire la costruzione del presepe nelle piazze, nelle scuole, nelle case; niente canzoncine di Natale nelle recite scolastiche per non offendere la sensibilità dei ragazzi musulmani che frequentano le nostre scuole; ora in un museo della città di Roma frequentato anche da famiglie un manifesto blasfemo, indegno e offensivo di tutti i veri cristiani sparsi nel mondo.
Ho scritto veri cristiani, evidentemente a Roma i veri cristiani sono scomparsi da tempo.
Non ci sono e se ci sono non si fanno sentire.
Stanno zitti, hanno paura e forse si sono rinchiusi nelle catacombe.
Dov’è quel Cardinale, l’ elemosiniere del Papa, che, alcuni mesi fa osò attaccare i fili delle corrente che la società elettrica aveva staccato perché quelle famiglie che occupano abusivamente quel palazzo non pagano la luce come tutti gli altri utenti italiani da diversi mesi?
Ha protestato? E’ andato a strappare il manifesto?
Nulla di tutto questo. Anche lui come del resto tutti gli altri alti prelati vaticani considerano quel manifesto un’opera d’arte.
Ecce Homo Erectus, ecco il nome del manifesto, non è una novità.
Non è la prima volta che compaiono a Roma manifesti blasfemi su Gesù. Il primo luglio del 2017 sono apparsi in forma clandestina sulla pensilina dell’ATAC che ritraggono Gesù pedofilo con tanto di erezione.
La vicenda del manifesto del MACRO ha fatto molto discutere, ha scatenato fortissime polemiche e poi, meno male, è stato rimosso.
La foto è apparsa sui social network e ha scatenato le proteste dei followers.
Ma io mi chiedo:- Come mai qualcuno ha autorizzato di esporre in un Museo pubblico, gestito con i nostri soldi,un simile scempio?- Come siamo caduti così in basso!
Sono sicuro che Caravaggio, Michelangelo, Raffaello si stiano rivoltando nelle tombe.
Le tele e i disegni di questi grandi artisti erano e sono davvero opere d’arte. Capaci di coniugare bellezza e riflessioni.
Quelle degli pseudo artisti di oggi fanno soltanto schifo, fanno solo discutere.
Una banana (vera) attaccata al muro con dello spesso scotch grigio, opera dell’artista italiano Maurizio Catellan,è una opera d’arte ed è stata acquistata da un cittadino per centinaia di migliaia di dollari durante la prestigiosa fiera d’arte moderna e contemporanea Art Basel Miami.
Abbiamo davvero toccato il fondo.
Molti di noi ricordano benissimo la commedia del grande Eduardo De Filippo: Natale in casa Cupiello.
E la ricordano, forse, per la domanda, un vero tormentone, che fa il padre Luca al figlio diverse volte:- Te piace ‘o Presebbio?-
Il vero protagonista della commedia è senza dubbio il presepe che Luca, il capo famiglia, si accinge a costruire in casa in occasione del Santo Natale.
Luca ama costruire il presepe e vorrebbe che anche gli altri componenti della famiglia lo amassero, ecco perché con insistenza domanda al figlio Nennillo:- Te piace ‘o Presebbio?-.
Vorrebbe ottenere dal figlio un’approvazione per il suo lavoro, approvazione che non arriva mai. A me non mi piace, risponde con insistenza. Anche sua moglie Concetta ha da ridire qualcosa sul presepe e lo punzecchia ripetutamente:- Non capisco che lo fai a fare.
Pare che stai facendo la Cupola di San Pietro. Ma vattace quattro pastori!-. Sapete cosa ha risposto Luca alla moglie? – O faccio pe’ me, ci voglio scherzare io!-. Luca, in occasione del Santo Natale costruisce il presepe per soddisfare evidentemente un suo grande desiderio: La costruzione del presepe anche se piccolo e insignificante gli ricordava i tempi felici della sua infanzia e la nascita di un Bambino, il figlio di Dio, nato in una grotta riscaldato dal fiato di un asino e di un bue, perché per Lui non c’era nemmeno un posticino negli alberghi.
Ma a voi, amici, vi piace il presepe?
O forse vi comportate come Tommasino che vuole fare il giovane moderno o il superuomo che per fare dispetto al padre ripete con insistenza:- A me ‘0 Presebbio non mi piace-.
E allora il padre lo caccia da casa. – Vattene, in casa mia non ti voglio.
E trovati un lavoro e non mettere più piedi qua, perché in questa casa si fanno i presepi-.
Ma i presepi, grazie a Dio, ancora si fanno non solo nelle nostre case, ma anche nelle chiese, nei luoghi pubblici, nelle piazze e perfino nelle scuole frequentate dai nostri figli.
Nelle scuole non sempre, però, perché in qualche località dove la presenza dei figli degli immigrati è massiccia, c’è sempre qualche maestra saccente che vuole essere al centro dell’attenzione e della scena e vieta ai suoi scolari di costruire il presepe in classe e cantare le canzoncine del Santo Natale.
Si scusa dicendo che nella sua classe non fa costruire il presepe per non offendere il credo religioso dei tanti scolari che provengono da un altro mondo e hanno tradizioni diverse dalle nostre.
Ma il Santo Padre, Papa Francesco, ha detto che il presepe forma un messaggio di speranza e di amore e aiuta a creare il clima natalizio favorevole per vivere con fede il mistero della Nascita del Redentore venuto sulla terra con semplicità e mitezza.
E da Greggio, dal luogo dove San Francesco d’Assisi realizzò nel 1223 la prima rappresentazione della Natività, il Papa ha rilanciato l’antica tradizione di costruire il presepe ovunque come segno “ di un mondo più umano e fraterno dove nessuno sia escluso ed emarginato”.
E allora continuiamo a costruire il presepe nelle nostre case e se c’è qualche familiare al quale il presepe non piace, diciamo senza astio e odio:- Io u presebbio u fazzu cumu haiu sempre fattu- .
A te non piace? Non ci posso far niente perché sei ignorante e non capisci il vero significato del presepe: Rappresenta l’evento della nascita di Gesù e il cielo stellato, i paesaggi, le casette, i pastori, la grotta, stimolano i nostri affetti e ci ricordano la nostra infanzia e la mente va volentieri a quando tutta la famiglia era riunita intorno al desco e se qualcuno era assente, per ricordarlo, si metteva comunque un piatto vuoto.
Così cantava Murolo:- ‘e ninne mie facitele ‘o presepio / e a tavola mettite ‘o piatto mio, / facite quanno è a sera da’ vigilia/ comme si’ mezzo a vuje stesse pur’io-.