Sabato 3 giugno nella Chiesa di San Bernardino alle ore 12.30, organizzato dalla Caritas amanteana si terrà "Il pranzo di Solidarietà: Il pane di Sant’Antonio".
Il pranzo è stato incluso nel programma religioso della festività di Sant’Antonio del 2017.
La principale novità di questa edizione è la partecipazione congiunta di Frate Rocco Predoti della parrocchia di San Biagio VM e di don Luigino Zoroberto della parrocchia di Santa Maria e Campana.
Due i parroci, due gli elementi distintivi dell’evento
Il primo è la solidarietà , quella che la caritas evidenzia con lo slogan “Il pane spezzato è più buono dell’aragosta”
Il secondo è la festa di Sant’Antonio, patrono della città,e la occasione di ricordare il perché del “Pane di Sant’Antonio” , un momento di condivisione fatto della distribuzione gratuita di panini ai fedeli partecipanti alla processione e che trova origine in un miracolo operato Padova da Sant’Antonio, all’inizio del culto antoniano.
Era il 1257,dopo la liberazione di Padova dalla tirannide di Ezzelino dato che i monaci si dedicavano tranquillamente alla costruzione del sacro edificio.
L’episodio narra di un bambino di non ancora due anni,figlio di buoni genitori che abitavano vicino alla chiesa del Santo:un giorno Tommasino, così si chiamava, trovandosi solo per qualche momento,ne approfittò per trastullarsi accanto ad un grosso recipiente pieno di acqua;mosso dalla curiosità,forse nel tentativo di afferrare la sua immagine riflessa,si sporse sul bordo e vi cadde dentro a testa in giù.
In pochi attimi morì soffocato.
Quando la madre,intenta in alcune faccende,ritornò e si mise a cercarlo; lo trovò,cadavere, in quel contenitore.
Cominciò allora a gemere con alte grida.
Accorsero i vicini ed alcuni frati che assistevano alla costruzione della Basilica e tutti si diedero da fare per rianimare il piccolo Tommaso,ma non ci fu nulla da fare.
Per quanto confortata dai presenti e pur invasa dal dolore di quella tragica perdita,la donna confidando nell’intercessione di Sant’Antonio fece voto di distribuire tanto grano quant’era il peso del bambino se questi fosse ritornato in vita.
Trascorse alcune ore,proprio mentre la madre dolente rinnovava il suo voto di carità fraterna, il suo figliolo riprese a vivere!
La promessa fù presto mantenuta e la devozione si propagò sotto il nome di “Peso del Bambino”.
Naturalmente,quel grano divenne pane per i poveri,”il Pane di Sant’Antonio”, appunto.
Si diffusero così le due pie pratiche,cioè quelle di offrire il pane per i poveri e di porre i bambini sotto la protezione di Sant’Antonio.
La devozione dell’offerta del pane però,col tempo si affievolì.
A ridarle un nuovo impulso contribuì un altro prodigio del Santo di Padova;questa volta avvenne in Francia,nella città di Tolone,circa il 1888.
Una signora,tale Luigia Buffiero,gestiva un piccolo esercizio commerciale.
Non era una devota del Santo, ma aveva sentito dire che Lui faceva ritrovare le cose perdute.
Una mattina la donna non potè aprire il suo negozio:la serratura a segreto era rotta e,a quanto pare,aveva anche smarrito la chiave adatta ad aprire.
Fece chiamare subito un fabbro ferraio che,con un grosso mazzo di chiavi e con tutta la sua esperienza,armeggiò per quasi un’ora senza riuscire ad aprire la porta.
Alla fine perse la pazienza e diede ad intendere che si sarebbe allontanato per qualche minuto per andare a prendere gli attrezzi per sfondare quell’ingresso,così stranamente resistente alla sua provata abilità.
Nel frattempo la bottegaia pensò che se offriva del pane per i poveri certamente quel Santo tanto nominato avrebbe risolto il caso senza dover abbattere la porta,con la conseguenza di maggiori spese e perdite di tempo.
Tornato che fu il fabbro,con un aiutante,la signora fece presente il suo voto e li pregò di tentare con le chiavi ancora una volta,altrimenti si sarebbe proceduto allo scasso necessario per l’accesso al locale.
Il fabbro,sebbene poco convinto del risultato positivo prese,a caso,una delle chiavi del mazzo e la introdusse nella toppa già rotta.
All’istante la chiave girò nella toppa meglio della chiave originale!
Si gridò al miracolo e la donna mantenne la sua promessa.
Una sua amica testimone del fatto,avendo ottenuto una grazia per un parente,offrendo un chilo di pane,le regalò una statuetta di Sant’Antonio che ella pose nel suo retrobottega con una luce accesa: là molti si recavano a chiedere grazie ed offrire una certa quantità del prezioso alimento e le loro richieste venivano esaudite.
Nei soli mesi di novembre e dicembre del 1891 fu offerto pane per quasi 500 lire di allora!
Dalla fine dell’ottocento la tradizione del pane di Sant’Antonio riprese vigore ed i nostri monaci lo distribuivano in gran parte nella mensa del Refettorio dei Poveri,presso l’entrata del convento ov’era custodita la statua del Santo di Padova.
La tradizione si perpetua ancora oggi ed il pane,non più elemento necessario alla vita del corpo fisico,diviene ancor più di prima simbolo del cibo spirituale della fraterna condivisione che affratella tutti grandi e piccini,così come desiderava Sant’Antonio nel cui santo nome quel pane si offre a testimonianza di fede e a ringraziamento di grazie chieste e ricevute.
Il pranzo di solidarietà assume allora questo profondo significato.