
“Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla.”
Chi vive in un paese marcio, non può sapere che noi non siamo mai soli. Anche se crediamo che nessuno ci abbia visto mentre mentivamo agli altri e cercavamo di ingannare perfino noi stessi, un muto testimone era sempre lì presente, la Verità.
Come rendere comprensibile che l’astuzia, il nascondimento e la dissimulazione non aiutano nella lotta della vita, che nessun nascondimento e nessuna dissimulazione servono a renderci immuni alle conseguenze negative delle nostre malefatte, della nostra mancanza di rispetto, lealtà e trasparenza? Alcune persone sono così radicalmente, così inescusabilmente ignoranti e bugiarde riguardo alla propria verità interiore, fino al punto di fare quasi una virtù della propria ignoranza e un vanto della propria menzogna. I politici italiani e non solo loro.
Uomini e donne che ignorano il diamante in fondo alla propria anima; un diamante bellissimo e splendente, mirabilmente sfaccettato e di valore incomparabile... .
L'Italia è stata, negli ultimi secoli, un paese pronto a piegarsi ai peggiori governi. Un paese dove tutto funziona male, come si sa.
È un paese dove regna la corruzione, il disordine, il cinismo, l'incompetenza e la confusione: “Facite ammuina fuje nu mito melitare ca se stennette ncopp’‘a guerra pe' scredità 'a serietà d’‘a marina d’‘o Regno d’‘e Ddoje Sicilie.
Stu mito è addeventato ogge nu canusciuto favezo storeco, canusciuto int’‘a cultura popolare. Chistu documento fuje scritto comme fosse n'ordine riale 'e l'anno 1841, forse fatta d’‘e furastiere c’‘appuggiaieno 'e Savoia. Se riceva ca era n'ordine 'ra Real Marina e ca veneva ausata quanno venevano 'e cchiù avute cariche d’‘o stato”. E tuttavia, per le strade, si sente circolare l'intelligenza, come un vivido sangue. È un'intelligenza che, evidentemente, non serve a nulla. Essa non è spesa a beneficio di alcuna collettività che possa migliorare, anche di poco, la condizione umana. “Facite ammuina….”. E fu così che chi aveva dipinto le Amministrazioni pubbliche come un vero e proprio flagello si ritrovò a fare appelli per consentire alle stesse di proseguire nel loro cammino, come se 60 anni non fossero stati abbastanza lunghi. Chi nelle campagne elettorali si era proposto come "alternativa" ha finito per esserne la stampella su cui contare.
Chi, spinto dalla "delusione", avendone decretato il "coma farmacologico" ha immediatamente ritrovato la "terapia" adatta; quel cocktail di farmaci e buona cucina che ha fatto risvegliare i moribondi amministratori.
Mentre, pochi altri, rimangono della stessa opinione e cioè che queste Amministrazioni che si sono alternate sono state una vera e propria "catastrofe", in particolar modo per le collettività meridionali , intorno alle quali la parola d’ordine è sempre stata “facite ammuina". Parlamentari e assessori piagnoni dopo essersi visti approvare ogni iniziativa; altri allontanati ancor prima di insediarsi; assessori e parlamentari dimessisi (una rarità) irrevocabilmente e revocabilmente pronti a rientrare; cittadini che, se pur con "grande amarezza", avevano ritenuto "definitivamente concluse " l'esperienze liberal democratiche dalla fine del Secondo conflitto mondiale, altrettanto "definitivamente" l'hanno riaperte fino ai giorni nostri, continuando ad esercitare il “libero” voto con il quale si ha l’illusione di una libertà individuale senza fine ma inevitabilmente ristretta nella sfera privata, nel confine del consumo o di scelte individuali che non cambiano assolutamente nulla del mondo che ci circonda, se non addirittura del desiderio e dell’immaginario.
E lasciandoci l’illusione di essere liberi per il solo fatto che possiamo cambiare canale, colore di capelli o fidanzata ogni volta che vogliamo, questo mondo continuerà per lungo tempo ad andare avanti come va adesso e continuerà a decidere per noi.
Solo nuvole sui miei giorni/Il tempo non è più mio complice/non torna indietro da lei/che avrei voluto stendere./Il tempo non è più mio complice/Il prezioso sentimento/non sa dove appendersi.
Gigino Pellegrini
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Questa famosa frase non apparteneva, come molti sostengono, a Steve Jobs. L’aveva creata Stewart Brand un hippie geniale e ci aveva messo dentro tutto il suo tocco poetico.
L’umanità, secondo alcuni illustri scienziati, sarebbe il risultato di una duplice evoluzione, biologica e culturale, e andrebbe collocato nei punti di convergenza e di divergenza fra queste due linee di sviluppo. Fra l’ evoluzione biologica e quella culturale cambierebbero i nomi che vengono dati ai meccanismi evolutivi particolari, e non semplici concetti e legami teorici sotterranei bensì profondi. In questo senso, si può ad esempio vedere come l'evoluzione culturale non sia determinata da scelte naturali, ma da esse comunque condizionata.
Questo avverrebbe perché le mutazioni genetiche controllerebbero gli organi che rendono possibile la stessa evoluzione culturale dando vita al linguaggio, la caratteristica praticamente esclusiva degli uomini. Staremmo vivendo, dunque, uno dei cambiamenti più grandi nella storia della nostra civiltà.
Dalla rivoluzione industriale a quella della biotecnologia.
In questo ultimo mezzo secolo due tecnologie si sono parallelamente sviluppate: l’ingegneria genetica e l’informatica, la scienza dell’informazione e le scienze naturali. In un mondo gestito completamente dall’economia, dove le macchine fanno gran parte del lavoro, la natura della conoscenza incapsulata all’interno delle stesse macchine deve, scriveva Marx, essere sociale. In conclusione, il filosofo tedesco immaginava la creazione di una “macchina ideale” di grande e infinita longevità e che non sarebbe costata nulla. Una macchina che potesse essere costruita con niente non avrebbe aggiunto nessun valore al processo produttivo e in un tempo molto breve sarebbe costata pochissimo riducendo così il prezzo, il profitto e il costo del lavoro di tutto ciò che ne sarebbe stato influenzato. Il requisito necessario è comprendere che l’informazione è tangibile e che il software è in effetti una macchina. Memorizzazione, banda larga e potere elaborativo stanno per collassare. In questo contesto, il valore del pensiero di Marx e' di una chiarezza fenomenale. Siamo circondati da macchine che costano niente e potrebbero, volendo, essere indistruttibili. Milioni di persone cominciano a prendere coscienza che è stato venduto loro un sogno, come una scommessa al lotto, con prospettive meravigliose che però sono risultate disastrose . La risposta non può che essere “rabbia” e diffidenza verso forme di capitalismo che riesce solo a fare a brandelli il mondo e l'umanità. L'umanità ha bisogno di qualcosa che va al di là dei sogni utopici e progetti orizzontali a termine e su piccola scala. Servono progetti basati sulla ragione, evidenze e riscontrabili nella loro sostenibilità. Le bandiere rosse e canzoni del movimento Syriza durante la crisi greca, e l’aspettativa che le banche sarebbero state nazionalizzate, ha fatto rinascere per poco tempo un sogno del xx secolo: l’abbattimento del Mercato e del Capitalismo. L’informazione sta minando l’abilità del Mercato di stabilire il prezzo dei prodotti. Questo succede perché il Mercato si basa sulla scarsità dei prodotti mentre l’informazione è abbondante. Il Sistema di potere pensa di difendersi creando monopoli- le grandi società di High Tech- in un numero mai visto negli ultimi 200 anni , ma che non saranno sufficienti.
Nel produrre modelli affaristici e valutazioni condivise che si basano nel far proprie, privatizzando tutta la produzione dell’informazione sociale, servirà solo a mettere insieme un fragile edificio corporativo scommettendo sui bisogni basilari dell’umanità,: lo scambio gratuito delle idee. Beni, servizi e organizzazioni sembrano ormai non in grado di rispondere ai dettati del Mercato e della managerialità gerarchica. La più grande fonte di informazione al mondo – Wikipedia – viene fatta e gestita da volontari gratuitamente abolendo, di fatto, la vendita delle enciclopedie e togliendo all’industria pubblicitaria una marea di denaro. Negli ultimi 25 anni l’economia si sta dimenando con questo problema: Tutte le correnti economiche si muovono da una condizione di scarsità, mentre l’energia più dinamica , l’informazione, abbonda. Nel 1968 Stewart Brand, un hippie geniale, rivoluzionò l'idea di informazione con una pubblicazione "Whole Earth Catalog", senza pubblicità e a basso costo. All’interno del catalogo furono raccolti ed elencati i migliori attrezzi e libri che si potevano trovare al mondo con immagini, analisi ed usi, prezzi e fornitori.
Il lettore inoltre poteva ordinare alcuni articoli direttamente per posta attraverso il catalogo. In quell'anno vendette mille copie a cinque dollari ciascuna. In ogni edizione del catalogo si esaminavano centinaia di prodotti. Le idee di Brand hanno anticipato molte delle istanze che sarebbero diventate di attualità con l’avvento di Internet.
Di questo mezzo infatti, e di molte spinte innovative di cui il Web si è fatto portavoce, Brand fu un autentico precursore. Lo Hippie americano ha sempre creduto nell’importanza e nella forza dell’ Informazione, come lo strumento necessario ad abbattere il sistema dello sfruttamento dell’uomo su l’uomo e alla conseguente conquista della libertà. Per tale motivo il patrimonio del sapere e della conoscenza doveva essere condiviso dal numero più ampio possibile di persone. Solo attraverso una conoscenza veramente accessibile ed aperta a tutti sarà possibile avanzare sulla strada dell’emancipazione sociale, politica e culturale. L’informazione, diceva Brand, vuole essere libera: “Information wants to be free”. Tacciato da alcuni critici di tecno-utopismo, Brand è fermamente convinto che, quando l'uomo sarà in grado di far sua la necessaria conoscenza,e tutta l’informazione e gli strumenti di cui ha bisogno, egli sarà in quel momento capace di dare una nuova forma più sostenibile al mondo che ha creato. Questa nostra Terra, secondo Brand, non è soltanto tutto ciò che abbiamo, ma in essa è anche racchiuso tutto ciò di cui abbiamo bisogno per realizzarla. E’ possibile, dunque, ipotizzare che, data la conoscenza, l'informazione e gli strumenti, gli esseri umani possano ridisegnare il mondo in qualcosa di sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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Irradiazione cutanea
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“Chi d'ambizion la vana lusinga non accende ed ama il sol che splende in libera contrada, chi vuole all'avventura suo cibo in bosco o lago cercare,sempre pago di ciò che da natura,venga qua' in seno alla foresta; nemici non avra' fuorche' l'inverno e il vento e la tempesta”.
"Il mattino ha l'oro in bocca" diceva qualcuno... e per me è stato così per tutti gli anni che ho vissuto in Nord America. Iniziavo bene la giornata solo se mi alzavo presto e mi preparavo subito una sostanziosa colazione : Uova con bacon, patatine fritte, toasts e un buon caffè canadese (il bibitone)..
Da allora di acqua ne è passata tanta sotto il low level bridge, uno dei ponti che attraversando il fiume Saskatchewan, portano dalla parte Nord di Edmonton al South side e viceversa. Girando in macchina con l’amico Enrico abbiamo fatto visita al Potere di questa città che è stato eccezionalmente abile in molti aspetti, uno di questi è stato il suo mascheramento.
Il Potere doveva rimanere nell’ombra, perché alla luce del sole avrebbe avuto noie infinite da parte dei cittadini più attenti delle moderne democrazie. E così ci ha rifilato una falsa immagine di se stesso nei panni dei politici, dei governi, e dei loro scherani, così che la nostra attenzione fosse tutta catalizzata su quelli, mentre il vero Potere agiva sostanzialmente indisturbato.
Generazioni di cittadini sono infatti cresciute nella più totale convinzione che il potere stesse nelle auto scintillanti, nei parlamenti nazionali, nelle loro ramificazioni regionali, e nei loro affari e mal affari. Purtroppo questa abitudine mentale è così radicata in milioni di persone che il solo dire il contrario è accolto da incredulità se non derisione. Letteralmente, ciò che si crede sia il potere non è altro che una serie di depistanti immagini con le relative tortine da spartire, a patto però che eseguano poi gli ordini ricevuti. Quegli ordini sono le vere decisioni importanti su come tutti noi dobbiamo vivere. Oggi il vero Potere sta nell’aria, bisogna immaginare che esiste un essere metafisico, quell’idea appunto, che ha avvolto il mondo e che dice questo: ‘Pochi prescelti devono ricevere il potere dai molti. I molti devono stare ai margini e attendere fiduciosi che il bene gli arrivi dall’alto dei prescelti. I governi si levino di torno e lascino che ciò accada’. Da quando l’uomo ha iniziato a costruire, mettendo mattone su mattone, la torre è sempre stata il simbolo della città nella quale sorgeva o addirittura di un’intera nazione. Un esempio contemporaneo? La Torre Eiffel: quale simbolo migliore per la Francia positivista di fine Ottocento? Eppure, questa passione dell’uomo per ciò che svetta e penetra il cielo (la biblica sfida della Torre di Babele è oggi più che mai attuale) non è immotivata. Dietro alla torre e al desiderio di sfidare la gravità c’è anche qualcosa di molto, molto più concreto: la dimostrazione di potere. Il grattacielo è la perfetta metafora ed espressione architettonica degli orrori del capitalismo e, più in generale, della Modernità.
Credere che la moltiplicazione specifica di questa tipologia di edifici prima inedita, cominciata alla fine dell’ ’800, sia dovuta solo ad esigenze commerciali e alla disponibilità di nuove tecnologie costruttive, è oltremodo riduttivo. Quando il Club dei Potenti necessita di maggior riservatezza, si dà appuntamento in luoghi meno visibili dei grattacieli delle grandi capitali, e in questo caso prende il nome di Gruppo Bilderberg, dal nome dell’hotel olandese che ne ospitò il primo meeting nel 1954.
I “serbatoi di pensiero”, le ‘Think Tanks’ sono esattamente delle fondazioni dove alcuni fra i migliori cervelli si trovano per partorire idee. Il loro potere sta nell’assunto che sono le idee a dominare sia la Storia che la politica, e di conseguenza la nostra vita, in particolare l’idea economica. Il potere deve sempre essere manifestato in modi mastodontici, faraonici: se no, che potere sarebbe?
Sul suo palcoscenico esterno va in scena tutti i giorni una commedia dell’orrore: i rifugi per i senza tetto in tutta la nazione respingono persone ogni notte perché non hanno più spazio. Qualcuno di loro ha la fortuna di rimanere vivo notte dopo notte, durante il rigido inverno canadese.
A volte un panino al momento giusto o una tazza di brodo caldo può fare un mondo di differenza per una persona senza fissa dimora come è stato per oltre 30 anni Ryan Arcand.La sua storia è rimasta un mistero solo per qualche giorno. Una troupe della CBC ha cercato subito di saperne qualcosa di più e, dopo solo pochi giorni in giro per le vie di Edmonton l’ha trovato seduto sulle scale di una chiesa, con qualche lattina di birra posata accanto a lui in un sacchetto di plastica.
Ryan Arcand è nato in una cittadina nei dintorni di Edmonton 43 anni fa. Quando aveva circa quattro anni è stato allontanato dal nucleo familiare dopo l’intervento dei servizi sociali. Quando Ryan parla del suo primo incontro con un pianoforte, ricorda il seminterrato della casa in cui si trovava in affido e dice: “Ho pensato che fossimo fatti l’uno per l’altro. Mi sono innamorato al primo sguardo“. Così, ha iniziato a suonare a orecchio, imitando le sigle delle serie tv o le colonne sonore dei film. A poco a poco ha iniziato a comporre musica.
Non si è riusciti a fare luce su quando la sua vita si sia “spezzata” di nuovo. Secondo quanto hanno riferito all CBC alcuni suoi lontani parenti, pare che sia stato proprio lui a voler restare per strada durante questi anni. Ovviamente non ha vissuto come un santo: abuso di alcool e qualche guaio con la legge. E’ stata proprio questa che spesso ha cercato di impedirgli di suonare alcuni dei pianoforti sparsi per la città (a causa delle bottiglie di birra e strane abitudini). Per fortuna non è stato allontanato da quel piano dove è stato ripreso da Roslyn. In seguito la CBC gli ha proposto di suonarne uno ‘particolare’, uno Steinway Grand, che si trovava nella chiesa più vicina. Ryan Arcand si è seduto e, prima di iniziare a suonare, ha detto solo: “Questo è un sogno“.
E poi non si è più fermato finchè non è arrivato l’organista della chiesa, che reclamava il suo strumento per esercitarsi. Allora si è alzato e ha cercato di spiegare come si sente quando suona: “E’ come quando giochi, e in più ti dimentichi di te stesso“. E poi ha concluso: “E’ come la verità, la vita. Io amo le persone. Talvolta le persone non amano me, ma non importa. Io amo le persone”.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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Riceviamo e pubblichiamo la nota di Gigino Pellegrini.
A volte succede che l’eccesso di confidenza del provinciale fa subentrare una particolare consapevolezza, rischiando così di precipitare nel Kitsch oppure nel camp. Il kitsch mira molto in alto, sfarzoso. Nell’ansia di elevarsi prova ad annientare tutto ciò che nella propria persona considera basso, volgare. Nel suo tentativo di essere ciò che non è. Il camp è invece il trash che si fa consapevolezza. In questo affannoso tentativo, si spinge, con un eccesso di confidenza in se stesso al di là e nel farlo, perde la propria spontaneità. Secondo qualche “creativo” il trash si basa su cinque pilastri: libertà di espressione, contaminazione, incongruenza, massimalismo ed emulazione fallita. Infami non sarebbero i prodotti in sè . La tendenza Camp nasce durante i primi del 900, attraversa tutto il secolo fino ad arrivare agli anni duemila. Fenomeno trasversale in quanto letterario e cinematografico; fatto sociale prima ancora che culturale, categoria estetica a partire dagli anni 60, nonché fashion trend. La critica sarebbe il peggior nemico. Per il creativo emergente, si può solo osservare ma non criticare il suo operato o pensiero. Segna il suo territorio estetico-razionale, non orinando, ma ridendo, infastidendosi e dunque “criticando” l’altrui agire/pensiero, alzando una barriera non solo virtuale, dietro la quale si illude di essere al sicuro dalle contaminazioni del ridicolo come in una famosissima canzone dei Nirvana ‘Territorial Pissing’: “ Dai gente sorridete a vostro fratello. Insieme, adesso, provate ad amarvi. …….. Quando ero un alieno le culture non erano un’opinione. Devo trovare un modo. Un modo migliore…….Mai incontrato un uomo saggio. Se è così è una donna. …….Solo perché sei paranoico, non significa che non ti perseguitano……Devo trovare un modo. Trovare una via. Devo trovare un modo, un modo migliore”. “Gotta find a way, find a way, when I'm there. Gotta find a way, a better way, a better way”. Come sosteneva Susan Sontag, non è una sensibilità di tipo naturale, se di tali ne esistono. L'essenza del camp, infatti, consiste nell'amore per ciò che è innaturale: l'amore per l'artificiale e per l'esagerato . Una sensibilità è quasi, ma non del tutto, indescrivibile. Ogni sensibilità che può essere racchiusa nella forma di un sistema, oppure maneggiata con i grezzi mezzi della prova, non è più una sensibilità. Si è concretizzata in un'idea. Chiaramente, l’atteggiamento meno consigliabile è quello “cool”, classic del kitsch, come il tentativo di conversazione della “purezza”. Questo è un approccio assolutamente inqualificabile e utilizzato prevalentemente da imbecilli, di fronte al quale qualsiasi reazione è lecita, dall’insulto verbale Al vomito. Il risultato è la diffusa tendenza a pretendere che siano gli altri a risolvere i propri problemi. In altre parole, il tentativo di vivere alle spalle dell’agire altrui. Questo è l’esatto contrario dell’individualismo, essendo la conseguenza di una cultura tesa ad annientare l’individuo – e, con esso, le responsabilità individuali – . C’è qualcosa in più che rende difficile la coesione sociale oggi. Infatti, molti cittadini sono prigionieri di una mentalità corrosa un individualismo amorale per cui l’interesse comune è visto solo in funzione di un vantaggio individuale. Si è creata di conseguenza, per dirla con il pensatore francese Emile Durkheim, una condizione anomica (carenza di regole), in cui le maggiori libertà dell’individuo si disperdono nei miti angusti e cinici di un individualismo senza compensazioni solidali….e senza dialettica vis à vis, sostituita dalla cancellazione dell’altro con una semplice cancellazione dalla lista degli “amici”(?) su FB.
Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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Giugno 2015 ė il tredicesimo mese di questa amministrazione.
Una giunta nata sotto la luce di tanti selfie, enormi proclami e grandi ambizioni.
Una sindaca donna dalle tante speranze, dalla giovane età e dall’indole apparentemente confortante per un territorio che, invece, veniva ridotto a brandelli da cacciatori di consenso e venditori di fumo.
Una giunta che si dichiarava coraggiosa perché caratterizzata da un mix di navigatori esperti e giovani speranze.
Una maggioranza che si vantava di essere solida abbastanza per sostenere un governo forte e dalle scelte coraggiose.
A distanza di poco più di un anno, le luci sono diventate ombre, le speranze preoccupazioni, il coraggio inerzia, la giovinezza incompetenza e la solidità fragilità.
I social e le rassegne stampa di questi giorni danno risalto all' ultimo consiglio raccontando la dissociazione di Salvatore Alessandro, al quale va dato atto che, coraggiosamente, ha raccontato dall’interno le nefandezze di questa maggioranza. Decidendo di sedere, dal prossimo consiglio, sui banchi dell’opposizione.
Difficile non notare il duro attacco del nuovo consigliere di opposizione all’assessore Cannata e, da contraltare, la “paradossale” difesa del sindaco la quale lo definiva il migliore tra gli assessori di una giunta (disastrosa).
Penso che questo sia l’inizio di un’agonia di cui questa amministrazione non può non prendere atto.
Così come nella Nigger Island del romanzo “Dieci piccoli indiani”, questa maggioranza è destinata a perdere pezzi, uno dopo l’altro. E proprio come nel romanzo di Agatha Christie sono in molti (anche all’interno dello stesso gruppo) a chiedersi quando arriverà la prossima dissociazione e chi sarà il prossimo o la prossima ad uscire dal gruppo.
Francamente non mi appassiona ribadire per l’ennesima volta chi sia il colpevole di questa situazione o chi saranno le prossime figure a dissociarsi.
Mi preoccupa e mi allarma la deriva scadente e approssimativa di questo governo, la mancanza di una visione strategica del futuro, l’ignorare continuamente il disastro in corso e il non imparare dagli enormi ed innumerevoli errori che, in così poco tempo, si è stati in grado di fare.
Credo sia arrivato il momento di dire: grazie sindaco, pensiamo abbia fatto abbastanza, non c’è bisogno di andare avanti.
Il mio ruolo continuerà ad essere di ferma opposizione a questa maggioranza.
Lo chiedono i miei elettori, lo esprime il territorio che ho l'onore di rappresentare, lo esige la mia coscienza che non vede lontanamente ragioni del contrario.
In consiglio continuerò a non fare sconti a chi pensa di essere Alice nel paese delle meraviglie, continuerò invece ad aspettare con piacere che altri (o altre), comincino a guardare il disastro in corso con maggiore obiettività.
Penso comunque non debba esserci per forza il bisogno di andare avanti con questo stillicidio: sindaco, spero davvero che la doccia fredda di questi giorni abbia contribuito ad aprirle gli occhi.
In un periodo storico di forti divisioni mi sembra che i cittadini e le cittadine di questo territorio siano d’accordo su una cosa in particolare: le dimissioni più auspicate da parte di tutta la cittadinanza sarebbero, semplicemente, le sue. Le aspettiamo a breve!
Amantea, 27 giugno 2015. Concetta Veltri
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In politica + 2 e -2 potrebbe non essere uguale a zero: la politica,infatti, non è matematica.
Proprio per questo due consiglieri di minoranza che entrano in maggioranza potrebbero non essere compensabili da due consiglieri che lasciassero la maggioranza per passare all’opposizione.
Molti i dubbi in merito. L’unica certezza è che la politica amanteana è in fibrillazione
Lo è perché ad Amantea tra i disoccupati ci sono anche consiglieri comunali( di maggioranza) ed una indennità di assessore sarebbe ben gradita, non essendo cosa da poco soprattutto per chi non ha un lavoro od ha un reddito insufficiente.
E stando a certa stampa a monte ci sarebbe-anche- un impegno non mantenuto alla rotazione nelle cariche assessorili.
Le fibrillazioni ci sarebbero a Campora SG che ha avuto un solo assessore, insufficiente a rappresentare le esigenze della popolosa frazione che ha espresso quasi un terzo del risultato elettorale e che è stata compensata con un sesto delle cariche , dando luogo, insieme alla inefficienza dell’amministrazione comunale alla presa di posizione politica di Alessandro Salvatore che ha- potremmo dire- dato il via se non alle danze, quantomeno alle riflessioni.
Una presa di posizione che potrebbe non restare isolata
Ed a Campora - stando ai si dice- ci sarebbero più di un interessato/a ad un posto di assessore che tenga conto- per esempio- del numero dei voti ottenuti e garantiti alla maggioranza
Interessi che si impone siano soddisfatti con urgenza stante la voce ( alla quale non crediamo affatto) che ci possano essere a breve nuovi ingressi .
Ma non solo a Campora ci sarebbero fibrillazioni.
Anzi le più pericolose( come quelle atriali)si manifesterebbero ad Amantea dove sarebbero presenti sintomi e manifestazioni cangianti e difficilmente riconducibili a normalità nemmeno con i farmaci e le promesse di impegno.
E come nelle fibrillazioni atriali le cause possono essere esterne al cuore.
Non solo un problema di indennità che per qualche sconosciuta ragione non è mai emerso nella giunta Tonnara, ma anche un problema di potere, di rappresentatività
Le deleghe minori assegnate ai consiglieri comunali, infatti, non appaiono in alcun modo soddisfattive e rappresentative, tanto più con l’emergere di consistenti reazioni della società amanteana .
Un interessante assunto che viaggia nell’aria è che quantomeno che ha la indennità dovrebbe meno potere dei consiglieri senza indennità.
Restiamo in attesa di possibili od addirittura invocati sviluppi.
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Primo Piano
Favorire la crescita del territorio e la cultura d’impresa in modo da generare occupazione e sviluppo.
È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato dal sindaco Monica Sabatino e dai vertici di Fincalabra, la società per azioni chiamata dalla Regione Calabria a valutare progetti imprenditoriali in grado di essere finanziati. Il primo passo, come è stato detto a chiare lettere durante l’incontro che si è svolto presso la sala consiliare, consiste nell’apertura di uno sportello finalizzato ad offrire tutte le informazioni possibili sugli strumenti economici messi a disposizione dalla Regione Calabria ed in particolare dall’Assessorato al lavoro, formazione, attività produttive e politiche sociali guidato da Carlo Guccione.
«Complessivamente – ha spiegato il presidente di Fincalabra Luca Mannarino – è stato predisposto un fondo di 57 milioni di euro che potrà essere utilizzato dalle aziende già costituite sotto forma di finanziamenti di diverso genere. Il Fuoc (Fondo unico per l’occupazione e la crescita), oltre a prevedere la creazione di circa tremila nuovi posti di lavoro, è stato strutturato su tre diverse linee di intervento: il “Microcredito” è orientato a sostenere l'imprenditorialità e l'auto-impiego anche e soprattutto di soggetti svantaggiati oltreché a favorire il sostegno alle microimprese non bancabili con importi variabili che vanno dalle 5 alle 25 mila euro; l'”Approdo” è volto a concedere prestiti a giovani donne professioniste per un ammontare complessivo non superiore alle 25 mila euro; il “Fondo per l'occupazione” è destinato a promuovere nuove assunzioni stabili da parte delle imprese e dispone di un plafond di 750 mila euro per singola azienda».
«La firma del protocollo d’intesa – ha evidenziato il sindaco Monica Sabatino – non s’incentra soltanto sull’aspetto prettamente informativo, ma vuole andare oltre, svolgendo allo stesso tempo un lavoro di consulenza verso gli imprenditori che intendono crescere e migliorarsi. Una parte consistente di questi fondi, inoltre, potranno essere destinati alle attività sociali, favorendo l’accesso al credito da parte di soggetti particolarmente bisognosi. Il punto di forza di questa azione adottata dalla Regione Calabria è nella tempistica: la richiesta di finanziamento viene fatta direttamente online e dalla valutazione all’esito passeranno all’incirca trenta giorni. Il comune di Amantea sarà parte attiva in questo processo non ospitando soltanto lo sportello dedicato alla raccolta delle informazioni, ma promuovendo dei workshop dove gli esperti di Fincalabra potranno interloquire direttamente con le parti interessate. Abbiamo già dato seguito all’organizzazione del primo workshop al quale abbiamo invitato anche l’assessore al lavoro Carlo Guccione. La data di questo primo appuntamento verrà ufficializzata in tempi brevissimi».
Alla ratifica dell’accordo per Fincalabra hanno presenziato, oltre al presidente Luca Mannarino, i referenti dell’area enti locali Carlo Di Noia e Luigi Camo. Per l’amministrazione comunale, oltre al primo cittadino, hanno partecipato gli assessori Sergio Tempo (bilancio), Antonio Rubino (ambiente) ed Emma Pati (istruzione) e i delegati alla comunicazione e centro storico Giusi Osso ed Elena Arone
Riceviamo e pubblichiamo.
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Dopo la paura derivata dagli atti intimidatori e la riflessione generata dal consiglio comunale straordinario che si è tenuto nello scorso fine settimana nell’auditorium del Campus dedicato alla memoria di “Francesco Tonnara”, è ora il momento della reazione.
La magistratura, così come anticipato dal prefetto Gianfranco Tomao, ha già potenziato il monitoraggio del territorio, intensificando controlli e perquisizioni. «La presenza delle forze dell’ordine – ha spiegato il prefetto – c’è sempre stata e non è mai venuta meno.
Oggi c’è un motivo in più per rafforzarla. Le misure adottate consentiranno alla città di Amantea di continuare a vivere nella legalità e nella tranquillità».
Anche la politica è pronta a fare la sua parte. Il vice sindaco Giovanni Battista Morelli su questo particolare aspetto ha le idee chiare.
«Non dobbiamo sentirci soli – ha dichiarato lo stesso Morelli – in un momento così difficile.
La città di Amantea ha riempito il teatro del Campus ed ha mostrato vicinanza e affetto.
La paura c’è e rimane.
Il nostro obiettivo non è certamente quello di diventare eroi o dei martiri.
Continuiamo ad amministrare perché è il coraggio che deve prevalere e lo facciamo nella trasparenza e nella legalità, garantendo la massima condivisione possibile nelle decisioni democratiche che l’esecutivo intenderà adottare. Siamo pronti e aperti, nel rispetto dei ruoli, al confronto con l’opposizione per tornare ad operare nella normalità.
È questo ciò che vogliamo con tutte le nostre forze. L’obiettivo è duplice: investire sul lavoro e sulla cultura per togliere linfa alla criminalità. Presto andremo a deporre nella splendida cornice del parco della Grotta una targa che intitolerà il sito alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino e possiamo prendere spunto anche dal contributo alla discussione fornito dal professore Alfonso Lorelli, istituendo un premio per la legalità destinato agli studenti».
Un contributo importante, da questo punto di vista, potrà essere svolto dai parlamentari che hanno assistito al civico consesso e che rivestono ruoli importanti nello scacchiere nazionale dell’antimafia. «Urge – ha evidenziato Enza Bruno Bossio, membro della commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali – interfacciarsi con le forze dell’ordine per capire cosa sia successo ad Amantea. La reazione consiste non soltanto nel comprendere il fenomeno, ma nel mostrarsi uniti contro di esso. Gli amministratori hanno dimostrato con i fatti di non voler abbassare la testa.
La Calabria resta povera se è la criminalità organizzata a imperversare sul territorio, recuperando somme ingenti di denaro da investire poi nei circuiti finanziari internazionali. La mafia vuole solo la soggezione di chi governa e dei cittadini e noi dobbiamo dimostrare che siamo più forti di loro».
«La Calabria – ha dichiarato la senatrice Doris Lo Moro – non può permettersi di essere messa in ginocchio dalle azioni intimidatorie perpetrate ai danni degli amministratori. La rivalsa deve necessariamente partire da qui, da Amantea come dalle altre città che sono costrette a confrontarsi con questa realtà».
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Domani mattina i cinque consiglieri della minoranza si incontreranno per fare le opportune valutazioni sui gravi fatti occorsi al sindaco al vice sindaco ed al consigliere Franco Chilelli
Saranno presenti per Insieme per la Città , Sante Mazzei, Miriam Bruno e Veltri Concetta, per La Nuova primavera Spirito Libero, Sergio Ruggiero e per M5S, Francesca Menichino
Saranno anche presenti altri politici amanteani di varie estrazioni ma tutti estranei alla attuale maggioranza
Le ragioni dell’incontro sono dettate dalla preoccupazione di quanto sta succedendo nella città .
Al termine dell’incontro sarà emanato un breve comunicato.
Amantea 2.11.2014 Francesca Menichino, Concetta Veltri, Miriam Bruno
Sante Mazzei, Sergio Ruggiero
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