Sabato 14 marzo u.s., a mezzogiorno, gran parte degli italiani si è affacciata a finestre e balconi, per ringraziare, plaudendo, il personale sanitario, già segnato ed esausto, che spesso lavora in condizioni precarie come dei guerrieri che, in prima linea, combattono contro il nemico invisibile del codiv-19, considerati “Angeli della misericordia”. Lodevolissima iniziativa!
Questo proposta ha portato alla mente gli “Angeli della misericordia” che furono eroi durante la Grande Guerra: crocerossine o “Dame della Croce Rossa” e medici soldati del C.S.M. (Corpo della Sanità Militare).
Il sistema medico sanitario che dovette gestire il ricovero e le cure di feriti e ammalati era gestito dal C.S.M., dalla Croce Rossa Italiana e da altri comitati assistenziali quali i Cavalieri dell’Ordine di Malta, i Gesuiti e l’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Quest’ultimo è un ordine cavalleresco di Casa Savoia, nato per dare assistenza ai lebbrosi ed oggi conteso in famiglia. Il santo Lazzaro oggi torna attuale perché, secondo la parabola di Gesù, mostra agli avari dove porta la ricchezza usata per soddisfare il proprio egoismo.
La missione volontaria delle crocerossine fu riservato, ignorando se fosse sentimento patriottico o volersi sentire protagoniste, alla nobiltà e all’aristocrazia.
I compiti erano vari. Il principale fu l’assistenza alle operazioni chirurgiche e l’assidua cura post operatoria, aiuto al malato o al ferito; seguivano sostegno e incoraggiamento, con i rischi che ne derivavano a seconda dei posti dove si agiva.
Detto personale sanitario, impegnato negli ospedali o negli ospedaletti da campo, o anche in prima linea appena dietro la linea del fuoco nei punti di primo soccorso, tentò di lenire le pene atroci che dalla guerra scaturivano.
Tutte persone che, come quelle odierne, furono altamente eroiche.
Se il sud fu quasi totalmente assente dal volontariato femminile, non lo fu dal punto di vista medico. Anche in questo settore, i medici della provincia cosentina parteciparono generosamente alla vita di guerra contribuendo alla cura di numerosi feriti.
Di seguito le motivazioni di venti medici della provincia, tra cui un amanteota, e quelle di cinque crocerossine, con le quali, evidenziandosi i rispettivi qualificati atteggiamenti, fu loro assegnata una medaglia al valor militare.
(Ferruccio Policicchio)