Il 15 maggio dell’anno passato, ad Amantea, mancava il prof. Francesco C. Volpe, circostanza che, causa il maledetto covid-19, per quasi tutti, passò sotto silenzio.
Francesco C. Volpe era un personaggio noto a tutti gli amanteoti, non solo per la professione che svolse, ma anche perché ovunque si mostrò docile, modesto e studioso. Nella vita privata è stato modello di sposo, di padre e di amicizia. Fu sempre saggio e prudente. Seguendo la tendenza del suo cuore si elevò in amabilità e grazia per i suoi modi cavallereschi e di educazione. Con la rettitudine dei suoi criteri, con l’autorità della sua parola, con la dolcezza dei suoi modi e con l’efficacia dei suoi ragionamenti, seppe frenare l’impeto delle passioni e resistere alle smodate esigenze. Quanti, nelle incertezze e nei dubbi, domandarono a lui chiarimenti di ogni sorta, in lui trovarono l’uomo di alto sapere, di fine intendimenti, di esatto criterio e di retti consigli. Con tutti fu manieroso, affabile e compiacente: col dotto come con l’ignorante, col plebeo come con il nobile. Sua compagna di allegria era la buona cucina, debolezza nota a tutti i suoi conoscenti e giunta fino all’ateneo salernitano.
Tra le molteplici attività storico-letterarie da lui svolte piace ricordarne solo due: fu membro di giuria nel premio letterario “Citta di Amantea”, manifestazione storico culturale tenutasi sempre nel piazzale antistante il complesso monumental-monastico di S. Bernardino da Siena ed ideò, nella sua qualità di Rotaryano, l’annuale giornata storica interna al prestigioso club di Amantea.
Alla storia appartiene il compito di mettere in rapporto gli uomini, di dare un ragguaglio completo delle loro vite, delle loro gesta e trasmettere, in modo indelebile, le preziose virtù dove essi brillarono nel passaggio terreno.
Egli oggi vive nella memoria dei suoi conterranei, nel culto delle figlie, nell’affetto degli amici e vivrà, attraverso i suoi scritti storici, nella lode delle generazioni che verranno!
R.I.P..
(Ferruccio Policicchio)