Il piroscafo “Cagliari”, circa ottomila tonnellate, carico di 24.000 cassette di aranci e limoni, è statocolpitola sera del 6 maggio 1941, alle ore 18:45, alla distanza di circa 4 miglia nel mare prospiciente al comune di Fuscaldo nel mar Tirreno, da due siluri nemici calando a picco in meno di tre minuti.
Il suo equipaggio era composto da 52 uomini.
I pescatori di Fuscaldo, 26 uomini con tre scialuppe, come vuole la legge del mare,subito si prodigarono con slancio fraterno per il salvataggio dei naufraghi del piroscafo.
Immediatamente salpò, con sette marinai, l’imbarcazione denominata “Onorata” il cui capo barca era Giuseppe Pollola fu Francesco,prima barca a salpare, prima barca a rientrare con 13 naufraghi, quasi tutti i feriti.
Subito dopo furono mollati gli ormeggi dell’imbarcazione “S. Lucia” con nove uomini, capo barca Damiano Piemontesi di Stefano; a seguire fu messa in mare, con 10 marinai, l’imbarcazione “S. Anna”, capo barca Carmine Piemontese di Stefano. Le due scialuppe rientrarono insieme con 28 naufraghi. Dopo sei ore di permanenza, dalle acque, riuscirono a portare a terra41 superstiti mancando all’appello 11 persone.
Il giorno dopoGiuseppe Pollola e altri, senza sorte, ripresero il mare alla ricerca di altri superstiti.
Giorno 8fu spiaggiato e rinvenuto morto da alcuni pescatori Antonio Sanfilippo, da Palermo,primo ufficiale macchinista, nella spiaggia di Acquappesa.
Tra i 41che furono tratti in salvo vi erano 11 feriti e tra questi tre gravissimi, tutti ricoverati presso l’ospedale civile di Cosenza dove uno vi morì.
I soccorritori furono segnalati al Prefetto di Cosenza per la concessione di un eventuale attestato di benemerenza civile. Ebbero in beneficenza solo il prodotto,recuperato,cheil “Cagliari” trasprtava.
Ilpiroscafo “Cagliari” era un mercantile a vapore con tre alberi sequestrato alla società di navigazione Raffaele Rubattino da Carlo Pisacane con l’intento di promuovere, nel giugno 1857,regnando Ferdinando II di Borbone, una rivolta nelle provincie meridionali del regno delle due Sicilie.
Ferruccio Policicchio