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stai a casaCome la maggioranza degli italiani sono confinato a casa. Non vedo e non parlo con nessuno. Mi affaccio ogni tanto dal balcone della mia abitazione e guardo le vie della città con le macchine parcheggiate da diversi giorni sempre allo stesso posto, le montagne della Sila e malgrado i divieti tante persone sui marciapiedi. Vorrei gridare. Vorrei dire loro che sbagliano, che commettono un grave errore trasgredire gli ordini e i divieti del Governo e del Sindaco. Tornatevene a casa, state rinchiusi in casa, guardate la televisione, leggete qualche libro, giocate con i vostri nipotini, giocate a carte con vostra moglie, ascoltate musica, fate quel cavolo volete e desiderate ma statevene a casa. Statevene a casa, aspettate la fine dell’epidemia. Verrà, verrà. Ma non l’ho fatto e non lo farò. Non perché abbia paura o perché mi potrebbero mandare a quel paese. Ma perché con questi imbecilli, incoscienti, cretini, stupidi, ignoranti, presuntuosi non ho nulla a che fare. Questi sono gli aggettivi più appropriati. Ce ne sarebbero altri, aggiungeteli voi. Nonostante il diffondersi del corona virus che sta avendo risvolti drammatici ancora qualche imbecille non vuole capirlo e scende in strada e molti nostri cari emigranti abbandonano il Nord per scendere al Sud dai loro cari e, secondo loro, per mettersi al riparo dall’epidemia. Ma mettono a repentaglio non solo la salute dei propri cari, ma anche quella degli abitanti di una comunità intera. Amici, quello che stiamo vivendo sono giorni davvero difficili, difficili per tutti, uomini e donne, grandi e piccini, ricchi e poveri. E ancora non sono finiti. Non si vede la luce. Ce ne saranno ancora più difficili, più brutti, più sconvolgenti. La gente ancora continua a morire e non ci sono più posti nei cimiteri per poterla seppellire. Vedere quei camion militari in fila per le vie di Bergamo che trasportavano le bare in altri luoghi perché non c’era più posto nel locale cimitero mi ha completamente sconvolto. Non si può morire in pace. Non più un degno funerale e una degna sepoltura. Ogni giorno centinaia e centinaia di uomini e donne muoiono negli ospedali in terapia intensiva perché colpiti da questo virus invisibile e micidiale e tanti, ancora, come se niente fosse, calpestando volutamente i divieti emanati dal Governo, vanno in giro per le vie della città perché chiusi in casa non vogliono stare, hanno bisogno di fare quattro passi mettendo a repentaglio la loro vita e la vita degli altri. Si, lo so che è molto difficile stare chiusi in casa da diversi giorni. Ma se davvero vogliamo sconfiggere il virus tutti dobbiamo fare qualche sacrificio. Se continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto potremmo venire a contatto con qualche persona positiva al virus ed essere contagiati. E poi, quando si ritorna nella nostra abitazione, contagiare i nostri familiari. E questo che vogliamo? No, di certo. E allora comportiamoci da persone civili. Rispettiamo le regole e i divieti. Restiamo a casa. Dimentichiamo per ora le passeggiate sul lungo mare di Amantea, le scampagnate in campagna. Finiamola di fare i furbetti. Medici, paramedici, infermieri, Forze dell’Ordine, stanno facendo sacrifici enormi e noi cosa facciamo? Andiamo in giro per la città con la scusa di andare ai supermercati a fare la spesa, a prendere le medicine in farmacia, a far fare la pupù al cagnolino o come quella signora di Roma a far fare un giretto per le vie di Roma antica al maialino che teneva al guinzaglio. Ma i maiali devono stare nei porcili non nelle civili abitazioni. I camici bianchi crepano in corsia, gli ammalati muoiono senza nessun familiare accanto, senza alcun conforto religioso e noi ci trastulliamo andando in giro per la città. Muoiono senza neppure una carezza, un bacio, una stretta di mano, una preghiera, un estremo saluto. E neppure possono ricevere l’estrema unzione da parte di un sacerdote perché per ragioni di sicurezza nessuno è ammesso nei reparti infettivi degli ospedali. Ho ancora scolpite nella mente le immagini dei camion che avanzano lentamente e senza un solo familiare dietro i camion, soltanto le macchine dei Carabinieri. Quei camion raccontano il dramma che l’Italia sta vivendo. Le immagini che sono giunte da Bergamo e trasmesse da tutte le televisioni più di ogni altra cosa ci hanno sbattuto in faccia la tragicità che stiamo vivendo e ci obbligano a riflettere a lungo. La vita che verrà non sarà più come prima. Molte cosa cambieranno. Quello che abbiamo visto non era finzione, non era un film girato ad Hollywood o a Cinecittà. Quelle immagini dell’altro giorno erano vere. In quei camion allineati c’erano le bare dei nostri morti a causa del maledetto virus. Quei camion trasportavano davvero persone soffocate dal maledetto virus che fino ad ieri erano come noi: camminavano, ridevano, giocavano, guardavano la televisione, abbracciavano i loro cari.

Pubblicato in Calabria

processioneCarissimi amici vicini e lontani, mettiamoci il cuore in pace. A causa del coronavirus, questo invisibile nemico che sta scombussolando il nostro tenore di vita e sta facendo migliaia di morti in tutto il mondo e non solo nella nostra amata Italia, anche i Riti della Settimana Santa subiranno drastici cambiamenti. Le Palme con i ramoscelli di olivo portati in chiesa per essere benedetti, la Messa in Coena Domini del Giovedì Santo, la lavanda dei piedi, la processione del Venerdì Santo, l’accensione del fuoco e del cero pasquale, la Messa della Santa Pasqua, tutte queste belle, antiche tradizioni quest’anno non ci saranno. Papa Francesco celebrerà tutti i riti a porte chiuse senza la presenza dei fedeli. Li potremmo vedere attraverso la televisione perché verranno trasmessi in diretta Tv e streaming. E ad Amantea, nella nostra amata città, la processione del Venerdì Santo è stata cancellata. Forse, se il virus sarà sconfitto e debellato, potrebbe svolgersi alla fine dell’estate il 14 o 15 settembre. Anche Amantea, dunque, ha dovuto alzare bandiera bianca, annullando l’appuntamento religioso che vedeva la partecipazione di tantissimi cittadini, pellegrini, turisti provenienti non solo dal circondario ma da tutta la Calabria. Dinnanzi al pericolo coronavirus la nostra amata cattolica Amantea, in considerazione che la situazione attuale difficilmente sarà passata, per quest’anno dovrà rinunciare per la prima volta nella sua storia millenaria non solo alla processione delle “Varette”, del Cristo morto, del Cristo in croce e della Vergine Addolorata, ma anche a tutti i riti della Settimana Santa. Le scelte adottate dal Governo e dal Vaticano ci hanno lasciato molto amareggiati. Purtroppo in un momento così difficile ci apprestiamo a vivere una Santa Pasqua diversa. Neppure durante gli anni della seconda guerra mondiale abbiamo vissuto giorni così difficili. E io me li ricordo benissimo anche se indossavo pantaloncini corti. Anche durante i bombardamenti mi dicono che non ci sono mai state cancellazioni di riti religiosi nelle chiese. La Messa del Giovedì Santo potrà essere celebrata dai sacerdoti nelle chiese parrocchiali senza la presenza dei fedeli. La lavanda dei piedi non ci sarà perché non ci saranno fedeli in chiesa. La processione del Santissimo Sacramento alla fine delle funzioni religiose che veniva riposto nel Tabernacolo( antico sepolcro ) non ci sarà. E non ci sarà neppure l’accensione del fuoco durante la veglia pasquale. Tutto è cambiato, tutto è stato sconvolto, ma la nostra fede rimane immutata. E tutte queste belle tradizioni, quando questo nemico invisibile e molto agguerrito sarà definitivamente sconfitto,” al travaglio usato ciascun in suo pensier farà ritorno,” come dice il poeta. Altro dirti non vo’; ma la tua festa ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

CASETTARestate a casa, restate a casa. Questo è il grido d’allarme che le radio e le televisioni ripetono continuamente come un mantra, ma molti italiani fanno finta di niente e continuano a fare quello che hanno sempre fatto. Troppa gente in giro per le strade, davanti ai supermercati, nei parchi, malgrado i divieti, malgrado le denunce e i controlli. Molta gente imprudente e cretina non vuole capire che siamo in guerra contro un nemico invisibile e molto agguerrito che per contrastarlo e vincerlo bisogna stare a casa. Ma all’improvviso, grazie al corona virus, il popolo italiano è diventato amante delle corse all’aria aperta. Qualcuno si sta preparando per le Olimpiadi del Giappone dimenticando che se la diffusione del virus continuerà a fare vittime addio Giochi Olimpici. Un paio di scarpette da ginnastica, un pantaloncino e una maglietta sportiva e via di corsa per le vie del paese o della città che dovrebbero essere deserte stando ai divieti governativi. Un sindaco siciliano si è scagliato contro i suoi compaesani e ha fatto benissimo perché con la scusa di andare a fare una corsetta per i campi hanno disobbedito alle regole emanate dal Governo. L’emergenza corona virus richiede di stare a casa, invece molti cittadini hanno disobbedito e continuano a disobbedire infischiandosene dei tanti divieti: Restate tutti a casa. Rispettati gli inviti. Si sono giustificati dicendo che a casa si annoiavano. Anche io mi sto annoiando. Leggo, scrivo, guardo la televisione, mi affaccio dal balcone di casa, scambio qualche saluto con la gente del quarto piano e poi? Ho tanta voglia di uscire, di camminare lungo le strade deserte, guardare le vetrine anche se i negozi sono chiusi, parlare con qualcuno, fermarmi a bere un sorsetto d’acqua alla pubblica fontana. Ma questa voglia di uscire poi mi passa. E penso ai tanti ammalati colpiti da questo maledetto virus che soffrono e gemono nei letti degli ospedali, ai tanti medici ed infermieri che 24 ore su 24 lottano per salvare gli sfortunati colpiti da questo male invisibile e che spesso anche loro vengono contagiati. Alcuni di loro sono anche morti. Stamattina sono andato a fare la spesa nel supermercato vicino casa. In tutto ho impiegato 10 minuti, non ho neppure scambiato un saluto con i dipendenti e il proprietario. Con nessuno. E mi sono tenuto a debita distante con gli altri occasionali avventori. Poi sono tornato a casa con due buste di plastica in mano perché da buon cittadino ho rispettato l’invito del Governo. Mi son lavato le mani a lungo. Penso di non essere stato contagiato perché non sono venuto a contatto con nessuno e di non aver contagiato nessuno. Spero, però, che queste restrizioni non durino a lungo. Vuol dire che l’epidemia è stata debellata e che possiamo tornare a vivere a come eravamo abituati. Rimpiangiamo il passato? Vuol dire che poi non era così male. Ricordate, amici, quello che disse il Comandante Gregorio De Falco al Comandante Schettino che aveva abbandonato la nave Costa Concordia dopo la tragedia? Disse:- Torna a bordo, cazzo!- Con quella parolina divenne famosissimo e poi venne eletto finanche Senatore della Repubblica Italiana. Anche io dico a voi che mi state leggendo:- Restate a casa, cazzo!- Chiedo scusa se uso questa parolina volgare, ma non riesco a trovarne una più efficace. Non pretendo di essere poi eletto Senatore o Deputato. Mi basta quello che sono: Un pensionato della Pubblica Amministrazione che possa godersi in pace la pensione con la speranza di non essere colpito dal maledetto morbo. Chiedo troppo?          

ioresto a casaRestate a casa, lo chiedono a gran voce medici e istituzioni per non essere contagiati, per non contagiare altre persone e per evitare il diffondersi del corona virus. E’ giusto restare a casa, sono le regole, rispettiamole. Restate a casa, uscite solamente per fare la spesa, per andare in farmacia, per cose necessarie ed impellenti. Io sto rimanendo a casa, gli altri lo stanno facendo? Hanno capito la gravità del momento? Io sto rimanendo a casa facendo dei sacrifici enormi ma presto anch’io, come gli altri d’altronde, avrò bisogno di uscire, camminare, parlare con qualcuno, sfogarmi un po’, prendere il sole in questo inizio di primavera. Io sto rimanendo a casa perché me lo posso permettere. Sono un pensionato della Pubblica Amministrazione ed ogni mese percepisco la mia pensione. E gli altri? E quelli che non sono pensionati? E i meccanici, i gommisti, i barbieri, i parrucchieri, gli estetisti, le donne delle pulizie, i commessi, gli agenti di viaggio, i baristi, i pizzaioli, i commercianti, i disoccupati, i precari, i lavoratori in nero come faranno se non lavoreranno e se non avranno più soldi per mangiare? Certo, certo, le misure prese dal Governo sono necessarie, ci mancherebbe. Ma se le disposizioni dovessero protrarsi a lungo non lo so a cosa andremo incontro. La prima avvisaglia l’abbiamo avuta con la rivolta dei carcerati nelle carceri italiane. Ci sono stati incendi, devastazioni e anche morti. Ora se ci sono tante famiglie che non hanno più soldi per fare la spesa quello che è accaduto nelle carceri potrebbe accadere nelle città, nei paesi, nelle strade, nei negozi, nei supermercati. Quando la gente è disperata, che non ha nulla da mangiare e da perdere, può fare di tutto, possiamo aspettarci di tutto: rivolte, incendi, scontri, saccheggi. La gente sarà costretta a delinquere per sopravvivere. Siamo attrezzati a fronteggiare una simile tragica situazione? Ora protestiamo perché mancano le mascherine. E se domani dovesse mancare il pane? Non uscite, non uscite di casa ripetono le televisioni pubbliche e private. L’emergenza corona virus richiede di stare a casa. Fino a quando? E chi una casa non ce l’ha? Molti in Italia sono senza fissa dimora, molti vivono sotto i ponti, sui marciapiedi, nelle stazioni ferroviarie e quindi non possono rispettare il decreto governativo. Per questi il Governo dovrebbe intervenire subito, la Croce Rossa, la Caritas, le varie comunità laiche e religiose da sole non ce la potrebbero mai fare. Ora distribuiscono coperte, generi alimentari e garantiscono un piatto caldo. E domani? Se le cose dovessero precipitare e il virus maledetto dovesse durare a lungo per loro sarebbe la fine.

Pubblicato in Primo Piano

CINAIn Italia ormai siamo in piena emergenza perché il virus sta galoppando molto velocemente e i contagi e i morti aumentano giorno per giorno. E la paura del virus ha contagiato tutti e molti dei nostri cari che lavoravano o studiavano nelle città del Nord in massa si sono riversati nelle città di origine. I Governatori dell’Italia meridionale sono intervenuti e li hanno esortati a non venire al Sud perché potrebbero portare il maledetto virus. E intanto due fake news si stanno diffondendo causando panico: il coronavirus arriva attraverso il computer e i fili del telefono. Ma queste sono due fake news. Il computer e il telefono non possono trasmettere il virus. Però il coronavirus potrebbe creare problemi anche al computer. E come? Facilissimo. Basta aprire una E mail della dottoressa Marchetti, presunta esperta dell’organizzazione mondiale della sanità. Questa signora, approfittando della pandemia di coronavirus, sta inviando un virus telematico. Quindi, amici, non aprite l’allegato, è un malware che cattura tutti i dati sensibili del computer, soprattutto quelli bancari e li inoltra ai vari autori delle frode. La diffusione dell’epidemia ha creato un comprensibile disorientamento e apprensione nella cittadinanza e così gli autori della frode se ne approfittano camuffando informazioni utili e fantomatiche cure contro il coronavirus con allegati in grado di rubare i dati sensibili registrati. Ma le fake news dei fili del telefono e del citofono di casa sono ancora più grandi. Il coronavirus sta facendo cambiare il nostro stile di vita, ci sta costringendo a restare rintanati in casa. Alcune vecchiette hanno finanche paura di affacciarsi dai balconi e dalle finestre e non vogliono parlare con nessuno. E se qualcuno telefona o citofona non rispondono perché è stato detto loro che il virus cammina anche attraverso i fili della luce e del telefono e potrebbe contaminarle. Ma non è vero. Però hanno paura lo stesso e la tensione psicologica aumenta. Il virus non si trasmette attraverso i fili del telefono, ma attraverso i contatti diretti. Ecco perché ci è stato detto di evitare le strette di mano, gli abbracci, i baci e gli assembramenti. Per qualcuno i fili del telefono che si tirano il virus potrebbe sembrare una notizia di oggi, ma si sbagliano. Basta prendere “I Malavoglia” di Giovanni Verga e incominciare a leggere il capitolo IV. Ieri,150 anni ,fa pensavano che i fili del telegrafo si tiravano la pioggia. Quasi tutti gli abitanti del borgo erano riuniti davanti la casa del nespolo appresa la notizia della disgrazia della famiglia dei Malavoglia: la morte del capo famiglia e la perdita del carico dei lupini. Ognuno raccontava i guai suoi. Quelli che stavano nel cortile guardavano il cielo perché aspettavano la pioggia che non voleva arrivare. Non pioveva perché avevano messo quei maledetti fili del telegrafo che si tiravano la pioggia dalle nuvole e la portavano altrove dove ce n’era più bisogno. E per questo ci avevano messo la legge che chi rompe i fili del telegrafo va in prigione. E così anche oggi, chi non ottempera alle leggi varate dal Governo va incontro ad una multa pecuniaria e alla galera.

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quarantenaTrenta giorni sono lunghi da passare in quarantena per poter sconfiggere il coronavirus che tanto male sta facendo nella nostra Italia: Ospedali al collasso, scuole chiuse, interi quartieri del Nord Italia isolati, supermercati presi d’assalto, Musei, Gallerie, Biblioteche chiuse, bar, ristoranti e pizzerie vuote, strade deserte come se ci fosse il coprifuoco al tempo di guerra, anziani e bambini intanati in casa. E purtroppo l’epidemia del coronavirus non si ferma. E ogni giorno che passa, malgrado tutti gli accorgimenti e le precauzioni prese, i contagiati aumentano ed anche i morti. E questo maledetto virus proveniente dalla lontana Cina sta facendo cambiare il nostro stile di vita. Le vie dei nostri paesi sono deserte, i negozi sono vuoti, la gente vive rintanata in casa, non apre la porta agli estranei, a stento risponde al telefono per paura che il virus possa scorrere attraverso i fili del telefono e contaminarla. Nei paesini della zona rossa del basso Lodigiano nessuno più esce di casa. Anche le porte delle chiese sono sbarrate. Qualche signora si affaccia da una finestra e non ha nessuna voglia di parlare. I bambini non giocano più nel cortile, anche loro sono costretti a stare chiusi in casa. Agli anziani vengono portate in casa le medicine e la spesa. Hanno paura, tanta paura che il virus prima o poi secondo gli esperti colpisce proprio loro, perché sono i soggetti più fragili e dunque più esposti ai rischi. Noi viviamo a Cosenza, in Amantea, in San Pietro in Amantea e, grazie a Dio, a San Rocco, alla Madonna del Pilerio e alla Madonna delle Grazie, il coronavirus non è ancora arrivato. Ma un giornale locale oggi ha pubblicato che è stato contagiato a Reggio Calabria un Professore di origine siciliana e per questo l’Università Mediterranea è stata momentaneamente chiusa. Un secondo paziente si trova ricoverato al Pugliese Ciaccio di Catanzaro. Ed ecco ora alcune misure introdotte dal Governo Conte e volute dal Comitato scientifico che hanno colpito pure noi calabresi che siamo lontani dalle zone rosse ed isolate. Per evitare il dilagare del coronavirus e di contenere il contagio, tutta l’Italia viene messa in quarantena per almeno un mese. Scuole e atenei universitari rimarranno chiusi fino al 15 marzo. Stop a convegni, congressi e manifestazioni sportive. Ci è stato consigliato di adottare alcune precauzioni importanti: Non uscire di casa, anziani in giro per le strade il meno possibile, niente strette di mano, niente abbracci, niente baci nemmeno fra innamorati, salutarsi da lontano, un semplice ciao con la mano può bastare, lavarsi spesso le mani con acqua e sapone strofinandole per bene e per più di un minuto, se costretti ad andare a fare la spesa tenersi a distanza di sicurezza di almeno un metro, evitare i luoghi affollati e gli spostamenti in bus. Se si va al teatro o al cinema, sempre se siano ancora aperti al pubblico, bisogna rispettare la regola di alternare un posto occupato con uno libero. In caso di starnuti e colpi di tosse portare sempre in bocca un fazzoletto di carta da gettare via immediatamente. Chi ne è sprovveduto utilizzi la piega del gomito. Porte sbarrate per parenti e amici nelle sale di attesa di pronto soccorso, cliniche residenze socio sanitarie. Matrimoni per pochi intimi. Raccomandazioni validissime, ma difficilmente applicabili. Le chiese sono ancora aperte, i ristoranti pure, i supermercati sono affollati e lunghe file nelle casse. E allora come è possibile stare sempre ad almeno un metro di distanza dal vicino? Detto questo, poiché mi è stato consigliato e sono stato obbligato a restare chiuso in casa perché anziano e debilitato da un lungo raffreddore, non avendo altro da fare, ho incominciato a rileggere i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Mi sono soffermato a lungo sulle famose “Grida manzoniane”. Una in particolare:- L’illustrissimo ed eccellentissimo don Carlo d’Aragona pienamente informato della intollerabile miseria in che è vivuta e vive questa città di Milano per cagione dei bravi e vagabondi, dichiara e diffinisce tutti coloro essere compresi in questo bando, ordina che nel termine di giorni sei abbiano a sgomberare il paese, intima la galera ai renitenti e dà a tutti gli ufiziali della giustizia le più stranamente ampie e indefinite facoltà per l’esecuzione dell’ordine-. Ma io voglio ricordarvi una usanza, ora del tutto perduta, fino agli anni 50 diffusissima, e già molto antica. Chi non ricorda a San Pietro in Amantea Gino Ianni e in Amantea Ventura, i famosi bandituri? Uno con la trombetta e l’altro con un grande campanaccio giravano per le vie e per i vicoli del paese ad annunziare una lieta o una triste novella. Radio e televisione non c’erano, perciò le notizie più importanti, le ordinanze del Sindaco, la morte di un confratello della congrega, gli avvisi, non erano fatti mediante manifesti, anche perché non tutti sarebbero stati capaci di leggerli e comprenderli, e quindi erano affidati ai “bandituri”. Un bando che ancora ricordo:- Nessuno vada a lavare i panni, frutta e verdura nelle pubbliche fontane. Chi non osserverà questo bando sarà severamente punito e denunziato all’autorità di pubblica sicurezza-. Sono passati tanti anni, però le storie sono sempre le stesse. Al tempo della peste di manzoniana memoria erano le grida, negli anni 50 i bandi, ora con Conte Premier suggerimenti, raccomandazioni e restrizioni.

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coronavirus ospedale-2Sono indignato. Sono molto arrabbiato verso coloro che in questi ultimi giorni hanno scritto che i dodici morti a causa del coronavirus tanto erano dei vecchi. Sì, sono 12 le persone morte, però erano vecchi, come se la scomparsa di queste persone fosse meno importante. Io ho 87 anni e sono autosufficiente, guido la macchina, faccio lunghi viaggi. Sono appassionato di calcio. Seguo la mia squadra del cuore, il Torino. Frequento la chiesa e il mare è la mia passione. D’estate faccio lunghe scorribande con la bicicletta. Mi dedico un po’ all’agricoltura: poto e innesto. Faccio lunghe passeggiate lungo Corso Mazzini. Leggo, scrivo, guardo la televisione, parlo di politica. Sono anziano, questo sì, ma ancora in piena autonomia ed efficienza. Devo morire? Tanto sono vecchio. Se venissi colpito dal coronavirus certamente qualcuno scriverebbe: Era un vecchio. Non bisogna aver paura del virus, tanto colpisce le persone anziane. Sei giovane? Sei forte? Non rischi di morire. Rischiano invece gli anziani, i meno forti, i cardiopatici, quelli che hanno già patologie pregresse, che in Italia sono all’incirca 8 milioni. Il Presidente dell’INPS e il Governo sono felicissimi. Se l’epidemia dovesse fare stragi di questa fascia di popolazione i conti dell’INPS, traballanti, se ne agevolerebbero. Morti gli anziani, addio pensioni di vecchiaia. Che bello! Che pacchia! La vita di una persona anziana non vale più niente, vale molto di meno di un’altra più forte e più giovane. Ma non dovrebbe essere così. La vita degli anziani dovrebbe essere più protetta proprio perché più debole. E proteggerla è compito dello Stato ma anche compito di chi anziano non è. E smettiamola di dire delle scemenze. Sono morte 12 persone infette da coronavirus, quasi tutte ottantenni, ma 12 persone come me e come la maggioranza di voi che mi state leggendo. Solo che erano avanti d’età. Ma che importa, tanto erano vecchi. Siamo scesi in piazza a gridare contro il razzismo, abbiamo partecipato a centinaia di manifestazioni a gridare “No al razzismo”, abbiamo scritto centinaia di cartelli con “Stop al razzismo” e poi ci comportiamo come razzisti verso i nostri anziani. Sono morte 12 persone? Cosa importa. Erano persone anziane. Erano un peso per la società. Abbiamo dimenticato che gli anziani sono la ricchezza del nostro paese, sono la nostra storia.

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coronavirus cinaSì, il coronavirus fa tanta paura ed io sono molto preoccupato. Chiuse le scuole,chiusi tutti i locali pubblici, cinema, teatri, stadi. Chiusa la Scala di Milano. Annullate tutte le manifestazioni carnevalesche, tra cui il Carnevale di Venezia.Sospese le partite di calcio dilettantistiche e professionistiche. Vietato l’ingresso ai cittadini della Lombardia e del Veneto ad Ischia per paura del contagio. Cittadini di una decina di paesi del Lodigiano impediti di abbandonare le loro abitazioni. Supermercati assaltati e scaffali svuotati, chiese chiuse, Santa Comunione solamente con le mani. Niente scambio della pace per paura di contaminazione. Matrimoni e funerali alla presenza di soli parenti più stretti. Abolite fiere e mercati. Anche Cosenza abolisce la millenaria fiera di San Giuseppe. Erano stati già assegnati tutti i posti lungo Viale Mancini. Farmacie prese d’assalto per accaparrarsi mascherine e disinfettanti. In via precauzionale la gente indossa guanti e mascherine. L’Austria blocca al Brennero i treni dall’Italia. Scattano blocchi stradali. Cittadini invitati a restare chiusi in casa. Molti calabresi lasciano il lavoro al Nord e tornano in Calabria. Mentre scrivo i morti accertati sono 6 e circa 200 persone contagiate e in isolamento. Questi sono i fatti ed ecco perché la gente ha tanta paura. Il virus, questo maledetto virus proveniente dalla Cina, ha invaso anche il nostro paese. Dopo la Cina e la Corea l’Italia è la più colpita. Come mai? Non doveva essere così, evidentemente qualcosa non è andata per il suo verso giusto. Per comprendere la straordinarietà e la gravità del momento basta leggere il Decreto Legge approvato dal Consiglio dei Ministri. Art. 1: Allo scopo di evitare il diffondersi di epidemie…….le autorità competenti sono tenute ad adottare ogni misura di contenimento adeguata e proporzionale all’evolversi della situazione epidemiologica. Ma perché queste misure non sono state adottate prima che il virus cominciasse ad arrivare anche da noi? E le critiche al Governo puntualmente sono arrivate. Francesco Boccia, Ministro per gli affari regionali, critica Salvini e lo accusa di fare “l’untore”. Accusa pesantissima. Dovrebbe vergognarsi. E l’altro Ministro Paola De Micheli ha dato dello sciacallo sempre a Salvini reo di aver denunciato ritardi e omissioni. Quelli del Pd ora che sono al Governo non si toccano. Chi tocca i fili muore. Chi li tocca va alla fossa. Sei accusato di essere un fascista, un nazista, un razzista. Ma non sono stati loro che hanno accusato di razzismo chi consigliava misure di precauzione più stringenti? Non obbligare alla quarantena chiunque provenisse dalla Cina è stato un errore che oggi stiamo pagando a caro prezzo. Io ho accolto il consiglio di restare in casa per evitare il contatto con altre persone. E cosa faccio tutto il giorno? Leggo, scrivo, guardo la televisione. Mentre scrivo una forte scossa di terremoto, movimento sussultorio di 3 gradi della scala Ritter, mi ha fatto sobbalzare dalla sedia. Vado a letto tardi perché il sonno non arriva e più tardi è anche il risveglio. Le mie vecchie abitudini sono cambiate. E allora ho incominciato a rileggere “I Promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Mi sono soffermato a lungo sui capitoli che parlano della peste, degli untori e dei monatti. Sono passati 400 anni dalla peste che colpì Milano e le parole del Manzoni sono di attualità. “La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero, come è noto: ed è noto parimenti che non si fermò qui, ma invase e spopolò una buona parte d’Italia -. E quello che sta facendo oggi il Coronavirus. La peste classificata in un primo momento come febbre pestilenziale, aiutata dalle scarse condizioni igieniche e dalla carestia, causò migliaia di morti. E quello che farà anche oggi il coronavirus anche se le condizioni igienico sanitaria in Italia e nel mondo sono migliorate. Le città venivano isolate, come si sta facendo anche oggi, e nessuno veniva fatto entrare, ma ormai la peste aveva contagiato moltissime persone. Se uno veniva contagiato rimaneva stecchito. La chiesa corse ai ripari, fece lunghe processioni. Ora chiude le chiese ed invita i fedeli a restare in casa e recitare il santo rosario. Vennero istituiti i lazzaretti dove si tentava di curare i malati terminali, ora abbiamo gli ospedali molto attrezzati con personale medico all’avanguardia. E poi c’era la diceria degli untori, persone che con olio infetto ungevano i portoni delle case, gli usci e le mura. Gli untori di oggi non usano olio infetto, secondo il Pd Boccia usano parole che fanno più male e più danni degli unguenti. Finisco di leggere i capitoli del Manzoni. Chiudo gli occhi. Quanti anni son passati dalla peste di Milano? Tanti. Ma leggendo i giornali di oggi e ascoltando le notizie allarmanti dei giornali radio e dei telegiornali, il coronavirus, gli avvenimenti, le dicerie, i provvedimenti, l’istituzione di presidi ospedalieri, le cure ai malati, i contagi, le città isolate sono uguali a quelle di ieri. E’ cambiato ben poco. Solo che la peste si è verificata nell’anno 1629, il coronavirus nell’anno 2019.

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fulmineDi solito quando tuona e il cielo è squarciato da lampi è il preludio di una tempesta. Il contadino si affaccia dall’uscio di casa a rimirar le rossastre nubi e scruta il cielo e ripone la zappa in un cantuccio e si accomoda in cucina accanto al focolare scoppiettante e prepara una bella pignatta di fagioli per la parca mensa. Questa volta, però, tanto rumore per nulla. La pioggia tanto attesa e desiderata non è arrivata. Era stata a lungo minacciata. Dopo i lampi ed i tuoni non c’è stata la tempesta annunciata. E’ ritornata la quiete, apparente. Renzi aveva proclamato chissà che cosa, aveva preannunciato sfracelli, e poi alla fine c’è stato soltanto un goffo tentativo di agganciare Salvini, Berlusconi e la Meloni sul terreno delle riforme e sulla proposta sul Sindaco d’Italia. Roba fritta e rifritta. Ci hanno provato in tanti, gente più esperta di Renzi e non ci sono riusciti. L’atteso discorso alla nazione a “Porta a Porta” di Bruno Vespa annunciato come una bomba, alla fine si è rivelato un piccolo petardo della fiera di San Bartolomeo Apostolo di San Pietro in Amantea. Il solito Renzi. Parla, parla, minaccia ma non affonda. Alla fine non fa cadere il Governo, dice che voterà la fiducia, rimanda alle calende greche la sfiducia al Ministro Bonafede. L’intera vicenda, caricata ad arte, ha lasciato tutti scontenti e la maggior parte degli ascoltatori che si aspettavano chissà che cosa ha cambiato canale. Io mi sono appisolato. L’apparizione di Renzi in televisione annunciata dai Media doveva essere una bomba. Ma quale bomba, un petardo. Come le altre volte si è rivelata una sorta di operazione di marketing di uno che crede di essere un leader politico e che ogni giorno il suo partitino che non ha preso nessun voto dagli italiani perché nato dalla scissione del Pd, perde consenso e allora Renzi ha paura di andare a votare perché ha capito che la sua Italia Viva, ma è quasi morta già sul nascere, anche se ogni tanto raccoglie lungo la via i voltagabbana, i quaquaraqua, gli ominicchi che abbandonano i loro partiti che li hanno eletti in Parlamento, non supererebbe la soglia di sbarramento del 5%.

Amici, l’Italia non decolla. E’ ferma da anni. Le fabbriche chiudono i battenti. Molti operai stanno perdendo il posto di lavoro. Ancora non si sa che fine farà l’acciaieria di Taranto, la Whirpool di Napoli. L’Alitalia non si sa se continuerà a volare malgrado i miliardi concessi dallo Stato. L’altra compagnia Sarda alla fine del mese licenzierà piloti e maestranze. I solai delle scuole e i ponti crollano. Siamo in piena crisi. E ora ci mancava pure il Coronavirus cinese, ma che è arrivato in Italia. Ora fa tanta paura. In tre comuni della Lombardia le scuole sono state chiuse e il Sindaco ha invitato la gente a non uscire di casa. Gli effetti sono arrivati anche nel calcio dilettantistico e professionistico. Rinviate 40 partite. L’emergenza Coronavirus ha condizionato anche il campionato di calcio di serie A. Non si giocheranno le partite in programma in Lombardia e Veneto. Le grandi e le medie opere sono ferme. Il Governo è fermo ma il Premier Conte ha promesso che la prossima settimana presenterà l’Agenda del 2023. Le intenzioni sono anche buone, ma con una maggioranza che litiga su tutto non c’è nessuna speranza che possa andare in porto. Come si possa andare avanti così è un mistero. E i giornali e le televisioni con i suoi talk show serali e notturni invece di occuparsi di cose serie sono costretti per riempire le pagine dei giornali e per avere uno share d’ascolto mediocre, a parlare di Renzi, quello che pensa Renzi, quello che fa Renzi, dove è andato a sciare Renzi, cosa mangia Renzi, con chi ha trascorso la serata romana Renzi, quali sono state le sue uscite e le sue bombe, che poi bombe non sono state. Le sparate di Renzi ormai non fanno più notizia e la sua apparizione ai talk show non alza l’asticella dello share. Se ne è accorto finanche Bruno Vespa il quale ha potuto constatare che Matteo Renzi non tira più. Evidentemente l’ex Premier non convince più i telespettatori con la sua parlantina toscana. Vogliono fatti non parole. I fiumi di parole li lasciamo volentieri ai Jalisse e al Festival di Sanremo. Ha perso consensi sia dal punto di vista politico che mediatico. Gli anni del 40% sono ormai lontani. Gli elettori, che poi alla fine non sono fessi, hanno finalmente capito che l’ex rottamatore fa tanto casino per nulla. Vuole, forse, qualche altro Ministero chiave e tante, ma tante poltrone per i suoi amici nella spartizione delle nomine nelle società pubbliche. Allora hanno fatto bene se molti telespettatori hanno cambiato canale ed io mi sono addormentato.

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giuseppe-conteRenzi e Salvini uniti per far cadere il Governo Conte bis. Le testate giornalistiche nazionali mettono la notizia in prima pagina da diversi giorni. Tra i due Matteo pare che ci sia un accordo segreto e che abbiano un piano comune: far cadere il Governo giallo rosso e uccidere politicamente il nemico comune Giuseppe Conte per dar vita ad un nuovo governo. Non può succedere. Non hanno i numeri in Parlamento per fare un nuovo governo. E questo lo sanno benissimo. Se non avranno i voti degli altri partiti sarà un bel sogno ,ma irrealizzabile. Ma per il bene del paese qualcosa potrebbe anche accadere: un governo di scopo che traghetti il paese verso elezioni politiche anticipate. Conte e Zingaretti non ci stanno e secondo il giornale “La Repubblica” per blindare la legislatura, per estromettere i renziani ed evitare che si torni alle urne, stanno cercando il sostegno di alcuni fantomatici Senatori di Italia Viva e Forza Italia, i cosiddetti “Responsabili”, che in realtà non ci sono. Fonti di Italia Viva e Renzi in particolare continuano a sostenere che non ci sarà nessuna fuga. Per quanto riguarda Forza Italia, se dovesse aiutare a tenere in vita Conte, sarebbe l’inizio della fine. Scomparirebbe definitivamente dalla scena politica italiana. Ma anche Forza Italia ha già declinato l’invito. Ora a Conte restano due opzioni: Dimettersi oppure scendere a patti con Renzi. Sceglierà la seconda opzione. Non lascerebbe mai di sua spontanea volontà Palazzo Chigi. Infatti ha già incominciato a chiedere aiuto e consigli al Presidente della Repubblica Mattarella per parlare di Matteo Renzi e della situazione critica, delle tensioni nella maggioranza di governo. L’Italia affonda, il Governo non sta facendo nulla e la scena politica italiana è monopolizzata da Renzi e delle tensioni tra Italia Viva e il resto della maggioranza giallo rossa. Matteo Renzi ha già il plotone di esecuzione pronto a sparare contro Conte. I fucili sono puntati con i colpi in canna che potrebbero mettere la parola fine all’attuale governo. Ma non spara. Sta bleffando, come al solito. Alza la voce, minaccia, i suoi Ministri non partecipano al Consiglio dei Ministri, per essere al centro dell’attenzione mediatica, cerca maggiore visibilità perché il suo partitino è al disotto del 4%. I continui attacchi a Conte e al Pd stanno occupando da diversi giorni le prime pagine dei giornali. Una strategia politica escogitata da Renzi che potrebbe portare maggiori consensi al suo partito, metterlo al centro del dibattito mediale, e forse questa è la vera ragione, per avere più posti nella spartizione delle nomine dei prossimi giorni nelle società pubbliche. E le sceneggiate continuano. Ieri sera, infatti, a “Porta a Porta” di Bruno Vespa ha chiesto l’elezione diretta del Premier, la cancellazione del reddito di cittadinanza. Ha annunciato: niente sfiducia a Conte, niente crisi di governo, sfiducia al Guardiasigilli rinviata alle calende greche. E poi le solite polemiche, gli avvertimenti, le minacce. Renzi non ha passato il Rubicone, non è andato fino in fondo. E ha rivelato la sua paura di votare.

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