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Tiè. Al massimo potrà “murmuriari” nel chiuso della stanza o del corridoio.

Ma solo con amici veramente fidati che poi non riportino quanto detto ai superiori.

La dirigente Erminia Pellegrino rammenta il Codice di Comportamento dell’Asp di Cosenza ed in particolare l'art 10 comm 3 che recita che il dipendente deve astenersi dal rilasciare  dichiarazioni pubbliche offensive nei confronti dell'amministrazione e che ledano l’immagine dell’Azienda sotto comminatoria dell'inizio di un di un procedimento disciplinare.

Ma criticare i malfunzionamenti magari rispondendo semplicemente ad una utenza arrabbiata è davvero lesione della immagine dell'Azienda?

La cosa strana è che ella richiama l’art 11 comma 10 del Piano anticorruzione recanti “ Disposizioni Particolari per i Dirigenti” (10.Il Dirigente, fermo restando il diritto di esprimere proprie valutazioni e diffondere notizie a tutela dei diritti sindacali, ha l’obbligo di astenersi da dichiarazioni offensive nei confronti dell’Amministrazione. Le dichiarazioni pubbliche, per conto dell’Azienda, andranno preventivamente autorizzate dal Direttore Generale. Eventuali dichiarazioni che ledano l’immagine dell’Azienda integrano gli estremi di un comportamento disciplinarmente perseguibile) ma invia la nota a tutti in dipendenti.

Ben più strano è il fatto che la nota partecipata anche il 13 settembre corso recita che “ Si confida nella massima diffusione di questa nota ai dipendenti al fine di evitare la continua esposizione mediatica spesso fonte di grave disorientamento nell’utenza e di lesione all’immagine dell’azienda stessa”.

Quella lesione di immagine dell’azienda che “integra gli estremi di un comportamento disciplinarmente perseguibile”.

“Silenzio , ca ni licenzianu”

E’ questo che sembra cogliersi tra i dipendenti dell’Asp Cosentina.

E pochi sono quelli che hanno il coraggio di parlare, di fare valutazioni sulla scelte spesso infelici ed ingiustificate della dirigenza sanitaria alla quale non ci si può rivolgere, che opera o permette ogni irragionevolezza che poi subisce il paziente

Osserviamo che l’utente non ha altri a cui rivolgersi se non il personale sanitario che diventa il capro espiatorio di una sanità che non funziona.

E pensare che nello stesso testo al punto XX del whistleblower o Vedetta Civica , cioè di colui che testimonia un illecito o un’irregolarità sul luogo di lavoro, durante lo svolgimento delle proprie mansioni e decide di segnalarlo.

Sarà fustigato il denunciante?

Od il Responsabile della Prevenzione della Corruzione segnalerà il tutto all’ufficio di disciplina che valuterà la sussistenza per avviare il procedimento disciplinare nei confronti del dipendente che ha operato la discriminazione?.

Chi tutela i diritti dell’utente?

Forse i sindaci che vivono emarginati nelle loro stanze?

Forse un non esistente Tribunale per i diritti del malato (TDM) nato nel 1980 per tutelare e promuovere i diritti dei cittadini nell'ambito dei servizi sanitari e assistenziali e per contribuire ad una più umana, efficace e razionale organizzazione del servizio sanitario nazionale e che non ha mai visto la luce?.

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C’è voluto ieri 25 settembre perché il comune ricevesse da parte del ministero tutti gli atti relativi al bilancio del 2017.

Sono ben 21 pagine piene di riserve.

21 pagine da studiare.

21 pagine che aspettiamo che vengano pubblicate .

Ed aspettiamo che la politica parli.

Sia essa la maggioranza.

Sia essa la minoranza.

E’ importante comunque segnalare che si tratta del primo effetto del dissesto finanziario.

Un dissesto, come ripetuto anche da noi, che pagheremo noi cittadini.

Un dissesto che forse lascerà fuori i veri responsabili.

Salvo che la comunità non si arrabbi quale conseguenza dell’ aumento delle tasse che sembra il ministero abbia ricordato agli attuali amministratori.

Se fossi un amministratore farei stampare questa nota ministeriale arricchita di spiegazioni e la farei distribuire ai cittadini amanteani perchè prendano contezza di ciò che li attende.

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Il tumore è una malattia in cui una cellula dell'organismo muta il proprio Dna iniziando a moltiplicarsi senza limiti.

All'origine del cancro c’è un accumulo di mutazioni, cioè di alterazioni, nei geni che regolano la proliferazione e la sopravvivenza delle cellule.

Nella grandissima maggioranza occorrono altre mutazioni, quelle indotte da fattori ambientali come l’esposizione prolungata ad agenti cancerogeni di origine chimica, fisica o virale.

 

Gli esempi più noti sono il fumo di sigaretta, l'amianto, alcune sostanze chimiche utilizzate nei processi industriali o generate dalla combustione di derivati del petrolio.

Di recente è stato scoperto che anche le abitudini alimentari scorrette rappresentano un fattore di rischio tumorale.

Sembra che per la prima volta nuovi casi di tumore in Italia stiano calando passando dai 373 del 2018 ai 371 del 2019.

Neoplasie più frequenti: seno, colon-retto, polmone e prostata

Le 5 neoplasie più frequenti sono quelle del seno (53.500 casi nel 2019), colon-retto (49.000), polmone (42.500), prostata (37.000) e vescica (29.700).

In calo le neoplasie del colon retto, stomaco, fegato e prostata e, solo negli uomini, i carcinomi del polmone, che continuano invece ad aumentare fra le donne (+2,2% annuo) per la preoccupante diffusione della abitudine al fumo di sigaretta.

Ad oggi, quasi 3,5 milioni di italiani vivono dopo la diagnosi di cancro, cifra in costante crescita grazie ad armi sempre più efficaci e alla maggiore adesione ai programmi di screening.

In aumento anche la sopravvivenza: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi.

Almeno un paziente su 4, pari a quasi un milione di persone, è invece tornato ad avere la stessa aspettativa di vita della popolazione generale e può considerarsi guarito.

Il tumore del seno si conferma il più frequente, in crescita soprattutto nel Centro-Nord per l’estensione dei programmi di screening e della popolazione target (da 50-69 anni a 45-74). Quest’ultimo però non costituisce un fenomeno negativo, perché vengono individuati in fase iniziale e con alte probabilità di guarigione molti tumori che, senza lo screening, sarebbero stati scoperti in stadio avanzato”.

Meno nuove diagnosi di tumori al Sud rispetto al Nord Italia.

La maggiore incidenza si registra in Friuli Venezia Giulia (716 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Calabria (559 casi per 100.000 abitanti).

Nel maschio, il tasso di incidenza per tutte le neoplasie è più basso al Centro (meno 4% rispetto al Nord) e ancor più basso al Sud (meno 14%).

Nelle donne si conferma lo stesso andamento: meno 5% nell’Italia centrale e meno 17% nell’Italia del Sud-insulare, rispetto al Nord.

Secondo gli esperti “ E’verosimile attribuire tale situazione a fattori che agiscono in senso ‘protettivo’ come abitudini alimentari, vita riproduttiva, minore esposizione a fattori di rischio ambientale”.

Al Sud, tuttavia, la minore adesione agli screening oncologici non ha fatto rilevare quei benefici effetti della diagnosi precoce che si registrano al Nord“.

La sopravvivenza a 5 anni più alta si registra, per gli uomini, in Valle D’Aosta (61%), Emilia-Romagna e Toscana (56%) e, per le donne, in Emilia-Romagna e Toscana (65%).

Nel genere femminile, inoltre, la sopravvivenza per tutti i tumori è più alta di quella degli uomini: questo vantaggio di genere può essere associato alla diversa diffusione di screening specifici (mammella e utero) e alla maggior propensione delle donne ad aderire ai programmi di prevenzione e screening.

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