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COSENZA – Così come confermato alla nostra testata giornalistica, la parlamentare di Forza Italia Jole Santelli ha deciso di rassegnare le dimissioni da vicesindaco della città di Cosenza.

Ancora non si è espressa sulla motivazione precisa di questa sua scelta; per ora non ha voluto rilasciare dichiarazioni nel merito, ma è confermato l’abbandono della sua carica da vicesindaco.

 

Il nome della Santelli, numero due del sindaco, sulla cui candidatura la Lega ha posto un veto, sarebbe già emerso nel corso del vertice che si è svolto ad Arcore venerdì al quale hanno partecipato Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi.

Mario Occhiuto, perciò, dovrà correre da solo alle elezioni del 26 gennaio e soprattutto non ha celato la sua delusione, tanto che ieri in un post sul suo profilo Facebook, l’ha resa pubblica, parlando di tradimento di persone amiche: “una manovra di palazzo” l’ha definita il sindaco aggiungendo “il dispiacere e l’amarezza del tradimento da parte di persone che ritenevi amiche e che hai sempre gratificato e che trovi oggi impegnate, con manovre davvero misere, nel tentativo di sostituirti”

Pubblicato in Cosenza

fotoMelicchioCOSENZA – “Come avevamo purtroppo previsto siamo arrivati a maggio e l’amministrazione Occhiuto non è stata ancora capace di organizzare alcuna rappresentazione lirica al Rendano. Avevamo cercato di spronare il Sindaco e l’assessore alla Cultura Santelli per far mantenere il teatro cittadino come quel punto di riferimento fondamentale per la provincia cosentina e per l'intera regione sulle attività culturali, con una specifica vocazione operistica, come è sempre stato in passato. Ma a nulla è servito anche il contributo governativo destinato all’avvio della stagione lirica al Rendano, con la cifra destinata a Cosenza innalzata a 89mila euro dai 78mila previsti inizialmente.” Così il deputato M5S della Commissione Cultura Alessandro Melicchio, che torna sull’utilizzo dei fondi stanziati dal Mibac e sulla mancanza, ad oggi, della stagione lirica a Cosenza, questione da lui sollevata già qualche mese fa. “Il Rendano è un teatro di tradizione fin dal 1976, con gran vanto per la città di Cosenza, ma per l’inefficienza dell’amministrazione Occhiuto è stato inserito nelle liste dei teatri lirici ordinari, per quanto riguarda i finanziamenti statali, proprio a causa della mancanza di una programmazione decente, con una conseguente e drastica diminuzione sui fondi da richiedere per il futuro. Mi chiedo se l’assessore alla Cultura Santelli non voglia valutare la possibilità di rassegnare le proprie dimissioni, visto l’evidente fallimento. Mi chiedo anche perché il Comune di Cosenza continui a pagare l’inutile figura della delegata alla cultura del primo cittadino, Eva Catizone. Ad ottobre dello scorso anno erano state proprio l’assessore e la delegata alla cultura, ad aver assunto pubblicamente, nei confronti della cittadinanza, l’impegno del lancio della stagione lirica al Rendano, insieme allo stesso Sindaco e al dirigente alla cultura di palazzo dei Bruzi Giampaolo Calabrese. Siamo a maggio e nulla si sa più delle opere che avrebbero dovute essere rappresentate con dei partenariati internazionali e con l’uso delle tecnologie multimediali, per come erano state annunciate. L’amministrazione Occhiuto – conclude Melicchio – dovrebbe dar conto alla città di quanto non è stato fatto e l’assessore Santelli dovrebbe assumere le proprie responsabilità e rassegnare le dimissioni.”

Alessandro Melicchio
portavoce M5S alla Camera dei Deputati

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Pubblicato in Cosenza

Altro che “amantiella a terza!”

Abbiamo un centro storico che cade a pezzi ma Franceschini non ci da un euro!

O forse nemmeno ne abbiamo chiesto?

Amantea zero euro.

Cosenza 9 milioni di euro, come dice la Santelli.

Od addirittura 90 milioni di euro come dice Oliverio

Nel mentre la politica( Franceschini, Oliverio, Santelli, Occhiuto), sotto le elezioni, decide quale sia la verità.

Il Comitato Piazza Piccola parla di “Squallida propaganda politica portata avanti da chi, attraverso le proprie misure politiche, umilia e prende in giro cosentini e cosentine”

Poi continua “Si avvicina il 4 marzo e tutte le forze politiche sono impegnate in promesse e annunci altisonanti. Il Partito Democratico, attraverso il ministro Franceschini e il presidente della regione Mario Oliverio, ha giocato la propria carta pensando di poter prendere in giro i cittadini di Cosenza.”

Infine conclude “Abbiamo letto di “90 milioni per il centro storico”, questo lo slogan con il quale l’amministrazione regionale ha annunciato l’arrivo di fondi destinati alla città storica. Alcuni mesi fa abbiamo incontrato il ministro Franceschini, in visita a Cosenza per presentare il suo ultimo libro. Abbiamo spiegato la reale e drammatica situazione del nostro centro storico e le priorità sulle quali intervenire. Le lettere che gli abbiamo consegnato affrontavano i temi del disagio sociale, dell’abbandono strutturale e del degrado in cui versano i beni culturali. Il Ministro in quella sede diede ascolto e comprese apparentemente le nostre istanze, a distanza di poche settimane Cosenza veniva inserita nel progetto di recupero dei centri storici insieme a Palermo, Napoli e Taranto. Sono tante le promesse disattese da parte della politica, quella del ministro del governo Gentiloni rientra a pieno titolo in questa categoria. Oggi leggiamo che diversi milioni verranno investiti su dei monumenti di importanza artistica, architettonica e culturale. Monumenti che, se pur importanti, non corrono il rischio crollo e si presentano in maniera accettabile.

Inoltre molti di questi beni sono stati recentemente ristrutturati: l’attuale sede della Provincia (sotto la giunta Oliverio), la galleria nazionale (restaurata circa 10 anni fa) e l’immobile che ospita la sede della biblioteca nazionale.

Questi interventi segnano la distanza siderale tra le priorità della politica regionale e le esigenze di chi vive il quartiere.

Si palesa ancora una volta l’assoluta mancanza di conoscenza del territorio, non c’è traccia di alcuna pianificazione e idea condivisa con l’amministrazione comunale e con i cittadini.

Cosa ce ne facciamo di interventi “a pioggia” se mancano obiettivi e strategie chiare e comuni? Perché gli interventi riguardano immobili di enti pubblici e della Chiesa e non quelli dei privati cittadini, che rappresentano un pericolo per l’incolumità pubblica?

Dovremo assistere all’ulteriore deterioramento delle opere di interesse culturale,storico,artistico e paesaggistico (edicole votive,portali,vicoli ecc)?

Perché si parla di 90 milioni se invece alla città ne sono riservati solo 8? Squallida propaganda politica portata avanti da chi, attraverso le proprie misure politiche, umilia e prende in giro cosentini e cosentine. Durante le passeggiate , all’indomani dei crolli, dove posavate il vostro sguardo?”

Noi ,no!

Amantea , no!

Il castello cade a pezzi. La torre civica cade a pezzi. Il collegio dei Gesuiti cade a pezzi. Via Duomo è chiusa da troppi anni. Via Antica è chiusa da troppi anni. Via del castello è chiusa da anni. La chiesa di san Nicola è a pezzi . La chiesa di Sant’Elia ha bisogno di manutenzione. I ruderi della cinquecentesca dimora dei Gracchi sono a pezzi. La casa della Carità cade a pezzi.

E potremo continuare a lungo

Visto che Franceschini finanziano Cosenza

Visto che Oliverio lavora solo per Cosenza.

Visto che Santelli ed Occhiuto lavorano per la loro città

Quando si farà qualcosa per Amantea?

E chi?

La domanda si impone davanti alla considerazione della emorragia che continua ormai da tempo vede uscire giorno dopo giorno esponenti importanti come Nazzareno Salerno, Ennio Morrone, Fausto Orsomarso e il generale Giuseppe Graziano.

Ed infine la partenza diWanda Ferro, transfuga in Fratelli D’Italia.

Con l’eccezione della Ferro stiamo parlando di impresentabili a tutti gli effetti.

Scrive Iacchitè Salerno scarcerato da pochi giorni dopo il casino di Robin Hood, Morrone eterno “mammasantissima” con le mani in pasta dappertutto, il generale campione indiscusso di trasformismo e il pallone gonfiato del centrodestra: altissimi livelli.

Tutti, oltre agli affari in politica, hanno in comune la volontà di scappare dal “loro” ex capogruppo in consiglio regionale Alessandro (Sandro per gli amici) Nicoló, chiacchieratissimo politico della provincia di Reggio Calabria, il quale ormai si ritrova ad essere il capogruppo di se stesso quasi a certificare il fallimento del soggetto che non è riuscito ad aggregare.

Nicoló è stato bravo solo ad assumere nel gruppo di Forza Italia parenti stretti come collaboratori: Patrizia Occhipinti, della quale abbiamo scritto a lungo (http://www.iacchite.com/regione-nicolo-come-orsomarso-strizza-locchio-ai-clan-e-assume-in-nero-la-cognata/) eFortunata Raffa, nipote, in barba a qualsiasi Parentopoli calabrese.

Oggi è proiettato ad essere candidato alla Camera con Forza Italia ma deve comunque sperare che le numerosi indagini aperte a suo carico dalla procura antimafia di Reggio Calabria ricche di dichiarazioni di pentiti non vedano la luce prima di marzo, altrimenti è fuori”

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Pubblicato in Calabria

La Corte d'appello conferma la sentenza del Tribunale di Catanzaro e dichiara ineleggibile il segretario-questore.

Il nuovo entrato esulta: «Si chiude una brutta pagina per la Calabria».

L'avvocato Morcavallo: «Giustizia è fatta».

Il fondatore de "Il coraggio di cambiare": «Voto tradito, ricorrerò in Cassazione».

Gentile: «Un cavillo, per Ap non cambia nulla»

Giuseppe Graziano non è più un consigliere regionale della Calabria.

Gianluca Gallo vince la sua battaglia giudiziaria e torna a Palazzo Campanella a tre anni dall’inizio della legislatura.

La Corte d’appello di Catanzaro ha infine emesso il suo verdetto: quel seggio spetta a lui.

Si chiude così una battaglia giudiziaria iniziata all’indomani del voto del novembre 2014. In un primo momento era stato il Tribunale di Catanzaro a dichiarare l’ineleggibilità di Graziano, dovuta al ritardo con cui il fondatore del Movimento “Il coraggio di cambiare l’Italia” si era messo in aspettativa dal ruolo di vicecomandante regionale del Corpo forestale dello Stato.

Il segretario-questore aveva poi impugnato la sentenza davanti alla Corte d’appello che, in accoglimento della richiesta dei suoi legali, aveva rimesso la causa alla Corte Costituzionale, al fine di valutare la legittimità della norma sulle aspettative.

La Consulta aveva infine dichiarato non fondata la questione di legittimità sulla legge che disciplina le cause di ineleggibilità e rimesso nuovamente la decisione ai giudici di secondo grado.

Che ora hanno chiuso la partita confermando il verdetto del Tribunale. Gallo, con 6.531 voti, era risultato il primo dei non eletti.

Graziano aveva invece – temporaneamente, con il senno di poi – conquistato il seggio grazie a 9.041 preferenze.

Gallo ha espresso tutta la sua gioia dalla sua pagina Facebook: «Voglio dirvelo subito, perché ve lo devo. E voglio dirvelo con la foto del momento in cui tutto ebbe inizio, qualche tempo fa: stamattina la Corte d’Appello di Catanzaro ha depositato la sentenza con cui, confermando il giudizio di primo grado, si stabilisce il mio ingresso in consiglio regionale. È stato necessario attendere quasi tre anni e scomodare la Corte Costituzionale, ma alla fine giustizia è fatta. Io sono felice e pronto a lavorare come sempre, nell’interesse generale». Dopo aver ringraziato la sua famiglia e i suoi avvocati (il padre, Francesco Paolo, e Oreste Morcavallo), il neo componente dell’assemblea regionale dichiara chiusa definitivamente «una brutta pagina per la Calabria, una vicenda nella quale si sono registrate strane intromissioni: ne parlerò nei prossimi giorni. Adesso voglio guardare avanti, al lavoro che attende me, e voi con me, secondo il mandato elettorale ricevuto: opposizione ad un governo regionale inconcludente, costruzione di un’alternativa credibile».

«Avanti, allora – conclude Gallo –, riannodando i fili della storia che ci ha visti umili protagonisti per scrivere, con grande dignità, nuove pagine nel futuro della Calabria che vogliamo».

«Sono particolarmente soddisfatto – commenta l’avvocato Morcavallo – per l’esito di un giudizio particolarmente complesso con notevoli profili di diritto costituzionale, elettorale, del lavoro, con l’affermazione della tesi che abbiamo sempre sostenuto, della perfetta equiparazione tra dimissioni e aspettativa ai fini della rimozione della causa di ineleggibilità, con una soluzione valida per tutte le elezioni. Finalmente dopo ben 3 anni giustizia è fatta e si assegna la funzione di consigliere regionale al legittimo titolare».

Amaro il commento di Graziano, che annuncia il ricorso in Cassazione: «Continuerò dritto per la mia strada. Non è certamente un cavillo burocratico che fermerà il mio operato sul territorio.

Quello costruito – lo voglio ribadire – tra la gente e per la gente.

Infatti presenterò ricorso in Cassazione e continuerò a perseguire programmi e obiettivi che ci siamo prefissi.

Renderò concreto ciò che i cittadini hanno espresso attraverso la consultazione popolare: raggiungeremo tutte le nostre mete, ad iniziare dalla città unica Corigliano-Rossano e ci prepareremo insieme verso importanti traguardi, anche nazionali.

Siamo in tanti, 10mila voti non si cancellano, continuerò sempre ad essere il vostro portavoce.

Certo – conclude – la gioia e il compiacimento degli onorevoli Santelli e Occhiuto per l’uscita dal consiglio regionale del rappresentante dell’area urbana Corigliano-Rossano, peraltro proponente del disegno di legge di fusione, rappresenta l’ennesimo atto di viltà nei confronti di questo territorio. D’altro canto però, sereno, li saluto nella convinzione che presto ci rincontreremo perché come si suole dire “il tempo è galantuomo”».

Pubblicato in Alto Tirreno

Intanto chiariamo cosa sono gli hotspot.

L’ Hotspot è un centro dove i migranti vengono identificati e registrati, dalla polizia italiana ma anche da Interpol e agenti europei di Frontex.

 

Negli hotspot viene effettuato il rilevamento delle impronte digitali di chi sbarca, per facilitare la distinzione tra profughi e migranti economici.

 

Questi ultimi, considerati immigrati irregolari, secondo i piani, saranno rimpatriati a spese dell’Europa.

Prima dell’espulsione i migranti irregolari saranno destinati al Cie (Centro di Identificazione ed Espulsione), che di fatto è una struttura detentiva.

Ogni regione avrà poi un Cie da 100 posti.

Ora il ministro Minniti intende aprire altri 6 HotSpot.

 

Uno in Sardegna a Cagliari e sarà una struttura mobile, allestita nel porto canale.

Altri 2 nuovi in Sicilia.

In Calabria invece saranno 3. Uno a Corigliano Calabro, nel Cosentino, uno a Reggio Calabria e un altro ancora a Crotone.

Il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, ha immediatamente detto di si ma ha chiesto che “hotspot e centri di identificazione non diventino strumenti invasivi a danno del territorio: la nostra è una città turistica e al nostro porto arrivano anche navi da crociera; quindi si deve poter consentire di continuare a svolgere tutte le altre normali attività”.

 

Jole Santelli di Forza Italia dichiara che “È inconcepibile che, su sei presunti nuovi hotspot per i migranti, tre siano previsti in Calabria, a Corigliano, Crotone e Reggio. I calabresi su questo punto faranno barricate”

 

Poi continua affermando:”Dovevamo aspettare che arrivasse un ministro reggino al Viminale per assistere a un progetto che è devastante per tutta la Calabria e sul quale si addensano nubi pericolose”.

Infine conclude: “Pretendiamo - e sottolineo il verbo, dal governatore Mario Oliverio una presa di posizione che vada oltre i suoi obblighi di partito: non consentiremo a lui e ai suoi amici di svendere la nostra regione a una politica sull'immigrazione miope e assurda”.

Pubblicato in Calabria

Lo dice l' ex presidente del consiglio comunale di Cosenza, Luca Morrone, che è stato il grimaldello che ha avviato all’uscita dal Palazzo municipale di Cosenza l’ex sindaco Mario Occhiuto sancendo la caduta dell'amministrazione.

 

«Il mio percorso politico all'interno di Forza Italia è da considerarsi concluso. Prospettive e progetti del movimento non rispecchiano più quelli che intendevo perseguire nel momento in cui ne avevo abbracciato la causa».

Poi continua Morrone «Anche per queste ragioni ho deciso di firmare le dimissioni da consigliere comunale della città di Cosenza dove, dalle fila del partito azzurro, ho rivestito con orgoglio e coscienza il ruolo di presidente dell'assise bruzia.

Il convincimento maturato non è stato privo di implicazioni emotive ed umane, tuttavia, ritengo di aver operato un ragionamento politico di merito considerato il logorio dell'attuale maggioranza di governo cittadino e la conseguente impossibilità della stessa di amministrare adeguatamente la nostra amata Cosenza.


Delle volte, per inseguire il raggiungimento di un'idea, in questo caso quella di vedere realizzata una città il più vivibile possibile, è necessario fare un passo indietro e prendere la rincorsa.

Nel ringraziare quanti, in questi anni, hanno condiviso la mia prima esperienza da amministratore voglio esprimere riconoscenza anche a coloro che in queste ore concitate hanno voluto starmi accanto riconoscendosi nelle mie scelte».

Insomma Occhiuto sembra sia caduto per colpa di Berlusconi e della sua scelta di affidarsi a Jole Santelli. Lo dice Ferdinando Aiello che ne chiede le dimissioni.

Pubblicato in Calabria

I deputati cosentini del Pd Ernesto Magorno , Enza Bruno Bossio , Ferdinando Aiello e Stefania Covello annunciano la presentazione di un’interrogazione parlamentare sul “caso Cosenza”.

 

Appena Occhiuto va via il PD scopre il marcio e scrive:

«Lo scioglimento del consiglio comunale non è solo la risultante del fallimento politico – amministrativo dell’amministrazione Occhiuto ma é innanzitutto un’azione interruttiva di un progressivo e crescente processo di degrado e degenerazione morale.

Al Comune di Cosenza l’illegalità è stata, di fatto, eletta a norma. 

Sono molteplici e numerosi gli indizi che connotano un contesto torbido e di intrecci politico-affaristici che caratterizzano l’azione amministrativa di Palazzo dei Bruzi».

 

Poi spiegano sempre i quattro deputati dem «Lo scioglimento del Consiglio non é solo la manifestazione di una volontà tesa a promuovere un progetto politico alternativo all’esperienza amministrativa guidata da Occhiuto ma é anche e soprattutto un atto di responsabilità finalizzata a tutelare l’istituzione comunale da possibili effetti devastanti conseguenti a numerose indagini che la magistratura ordinaria e la Direzione distrettuale antimafia, da come si evince dalla stampa, stanno conducendo.

Il segretario regionale del Pd aveva responsabilmente invitato il sindaco di Cosenza a dimettersi “prima che fosse troppo tardi”, ma ancora volta é prevalsa l’irresponsabile vanità. 

E per questo che lo scioglimento del consiglio comunale è da considerare atto salvifico e di bonifica sociale e morale».

Infine Magorno, Bruno Bossio, Covello e Aiello proseguono «O si va avanti verso un’intensa azione di rinnovamento e risanamento morale o la crisi della città di Cosenza è destinata ad essere irreversibile e a compromettere il futuro delle nuove generazioni.

A Cosenza bisogna voltare pagina: la città merita amministratori che elevino il prestigio e la credibilità dell’istituzione anche e soprattutto capace di valorizzare e promuovere l’identità di una comunità che è orgogliosa della propria storia e delle sue tradizioni per rilanciare la “cosentinitá” come un valore e non ridurla ad un immeritato disvalore».

 

Sembra che sia la risposta a Mario Occhiuto che , per difendersi, davanti alle telecamere del Tg3 della Rai ha parlato di «corruzione elettorale» in riferimento all’operazione politica sfociata nelle dimissioni di 17 consiglieri comunali.

Ma forse è la risposta anche Jole Santelli la quale ha dichiarato che

«La "congiura degli incappucciati" che ha portato alla sfiducia nei confronti di Mario Occhiuto è una pagina nera per la politica».

«Miopia, interessi personali e veleni hanno prevalso sull'interesse della città e dei cittadini e sulla stessa dignità delle persone. Chi ritiene di poter ritrascinare Cosenza nell'oscurantismo credo abbia fatto male i propri conti. Le firme di ieri sono uno schiaffo non al sindaco ma alla città. I cittadini oggi esigono rispetto dai propri rappresentanti, è evidente che si è deciso da tempo di confrontarsi con Occhiuto non in una corretta dinamica democratica ma attraverso giochi sporchi. Qualcuno ha molto timore del giudizio positivo che i cosentini hanno del proprio sindaco. L'immagine plastica è "il patto dei potentati" contro il "sindaco della gente". Per quanto riguarda Forza Italia non ci sono più alibi per nessuno, chi è in Fi è contro trasformismo, consociativismo e acquiescenza al potere sinistro».

«In nessun posto del mondo qualcuno si sarebbe permesso per logiche elettorali di arrecare un danno ad una amministrazione che, in un periodo di crisi con casse pubbliche a secco è riuscita a dare un buon contributo allo sviluppo della città. É una questione di rispetto ripeto per la città ed i cittadini. Ma questi politicanti sono cosi arroganti e sicuri del loro potere basato sul bisogno della gente . La prova elettorale che attende questa città stabilirà per sempre credo con un marchio indelebile se Cosenza è una città che vuole diventare moderna e dinamica oppure continuare con logiche feudali e senza speranza».

Pubblicato in Cosenza

L’assessore regionale Giacomo Mancini insieme ad altri ( non citati dall’articolista, tra i quali- ve lo diciamo noi- c’erano la Santelli, Mario Russo, Morrone e Caputo ) ha tenuto a Cosenza una conferenza stampa per la presentazione di Forza Italia.

In questa occasione ha detto:

  1. Abbiamo praterie davanti a noi ha concluso Mancini e vorremmo cavalcarle insieme ai fermenti più vivi della nostra società.
  2. «A Forza Italia tocca un compito storico: essere punto di riferimento dei riformatori, dei liberali, di chi vuole davvero il cambiamento e la modernizzazione del Paese».
  3. «Le traiettorie che seguiremo spiega sono e saranno una politica economica e fiscale volta alla riduzione di tasse e spesa pubblica; la democrazia dell'alternanza e la prospettiva presidenzialista; la grande riforma liberale e garantista della giustizia, nell'interesse di tutti i cittadini. Ma, prima di tutto sottolinea c'e' la sfida che ha lanciato Silvio Berlusconi rispetto al rapporto con l'Europa: fine di una politica a trazione tedesca di soli vincoli e di sola austerity, e passaggio alla Bce come prestatrice di ultima istanza».
  4. «La nostra ambizione è quella di far diventare Forza Italia il movimento più votato anche in Calabria»
  5. «Per (fare) questo abbiamo bisogno dell’impegno dei nostri amministratori, ma anche di energie fresche e volti nuovi.
  6. La sfida è quella di far scendere in campo una nuova classe dirigente.
  7. Stiamo già registrando tante richieste di dar vita a nuovi Club. Saranno luoghi fisici e virtuali nei quali non si conteranno tessere, ma si elaboreranno idee.

Impossibile non riprendere le declinazioni poetiche della sua visione politica.

Chiosando gli ricordiamo con la foto che davvero i gauchos non sono quelli dei rodei ma quelli che per correre liberi nelle grandi praterie argentine devono essere non solo essere abili cavalieri ma devono anche conoscere il territorio, e, francamente, non ci pare che la sua visione di club virtuali di Forza Italia lo possa aiutare a conoscere i veri e gravi problemi dei calabresi.

La boutade di Alfano “Sarò diversamente berlusconiano” passerà sicuramente alla storia come le “Le convergenze parallele “ di Moro.

Difficile da intellegere ma forse basta quando dichiarata fedeltà alla linea di Alfano ma aggiunge : «No alle imposizioni del duo Verdini-Santanché».

Proprio per questo Scopelliti ha invitato in fretta e furia all'ora di pranzo nella sede romana della Regione, in piazza Campitelli, tutti i parlamentari calabresi.

L’unico assente era il senatore Domenico Scilipoti.

Tutti gli altri i due Gentile, D'Ascola, Galati, Caridi, Bianchi, Santelli e Aiello si sono trovati d'accordo sulla necessità di «evitare di aprire una crisi al buio» e di non dare l'assenso alla linea dura adottata ad Arcore e dettata dall'alto.

«La lealtà al capo è fuori discussione ma la linea di Forza Italia non possono dettarla Capezzone e Verdini», spiega al termine uno dei partecipanti al summit.

Cosa succederà, domani, è difficile sapere, ma sembra che tra falchi e colombe la guerra sia totale, una guerra per il comando del PDL-Forza Italia 2.

A noi piccoli e lontani dal potere sembra logico credere che appena Berlusconi perderà le prerogative parlamentari ( la sostanziale intoccabilità da parte dei PM) sarà posto agli arresti per una qualsiasi delle varie vicende che lo interessano ( Napoli?) e che questo potrebbe essere la fine del PDL-Forza Italia 2.

Ed allora chi si allontana eviterà di finire nel gorgo tombale.

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