La lingua calabrese è meravigliosa nella sua espressività.
Pensate alla locuzione “ e lupu!”
Una espressione difficile da tradurre con parole.
Una espressione che sottende un comportamento furbo, intelligente.
Appunto, da lupo che si cela, ma resta sempre pronto .
Qualcuno ( molti) la traduce in “Attenti al lupo” , volendo sottintendere “una vita mediocre, di persone comuni, la cui tranquilla e piccola felicità può essere messa in pericolo da qualcosa di esterno!
Il lupo, che appunto, nella tradizione, rappresenta la minaccia di una forza contraria”.
“E lupu”, invece, esprime apprezzamento per quella persona che sta celata e senza farsi scoprire, ma che è pronta a colpirti e se necessario anche a sbranarti con rabbia, con ferocia , maturate in mesi di attesa .
Non già l’apparente semplice motto “Siediti sulla riva del fiume e aspetta che passi il cadavere del tuo nemico”, che, a tanti, sembra un messaggio buonista del tipo "non vendicatevi".
Affatto.
Già. Conoscendo il modo di ragionare dei cinesi la frase non è affatto un messaggio di pace. Anzi.
Infatti significa ben più che “prima o poi il tuo nemico farà un passo falso da solo e allora dovrai soltanto startene a guardare (anche con un certo grado di compiacimento) la sua disfatta, e ti sarai risparmiato le risorse che avresti impiegato nell'attaccarlo direttamente.
“E lupu” esprime la certezza che sul ramo dell’albero sotto il quale devi passare, o nascosto tra il fogliame delle piante che sovrastano l’unico viottolo che ti porta al tuo futuro, c’è un lupo che aspetta il tuo passaggio, od il tuo errore.
In questo caso il lupo è pazienza rabbiosa, la quintessenza, cioè, della vendetta
Una vendetta che sa attendere e che viene servita fredda.
M,a che dici , potrete dire coi lettori.
Ad Amantea non ci sono lupi!
Ne siete proprio sicuri?
Io sono sicuro del contrario . Non che li tema, ma ne avverto la presenza e la rabbia.
La rabbia di chi ha ricevuto il male ( giustamente od ingiustamente poco importa) e che ora aspetta di restituirlo, se possibile con gli interessi.
Di una cosa però mi dispiace ed è quella che nella lite tra lupi e finte pecore ci vanno di mezzo sempre le vere pecore, quelle che non sanno difendersi , quelle che diventeranno agnelli sacrificali, incolpevoli.
E non è mai giusto!
Forse ci vorrebbero buoni pastori e buoni cani o buoni cacciatori.