Nelle credenze popolari di Haiti, alcuni sacerdoti sarebbero in grado di catturare una parte dell'anima di una persona detta piccolo angelo guardiano, producendo uno stato di letargia che rende come morto un essere vivente.
Romanzi e film hanno portato gli zombi in occidente.
E così gli zombi sono entrati nell'immaginario collettivo per indicare la figura di un morto vivente che cammina.
Da tempo la politica si è appropriata di questa figura per indicare quei cittadini che vivono la propria vita senza interessarsi mai dei problemi della comunità, senza preoccuparsi delle cose che succedono nel proprio paese, senza denunciare le cose che non vanno e gli errori dei governi, senza proporre cambiamenti, senza contribuire in alcun modo al futuro della propria comunità.
E poi all’improvviso, appena sentono di potersi candidare alle elezioni, soprattutto comunali, si svegliano da questo sonno mortale e si convincono di essere se non indispensabili almeno fortemente utili.
Ed è così che escono dalle loro tombe sociali, dalle grotte nelle quali hanno vissuto il lungo letargo e si presentano alla gente alla quale chiedono i voti se per conquistare il Comune, almeno per avere uno scranno che li ponga più in alto dell’ordinario luogo di riposo.
Ed è ora e qui che si avverte prepotente ed invincibile il forte paraculismo degli elettori.
C’è chi ne ha timore fisico e psicologico, quasi temesse di essere infettato dal loro virus, e subitamente li rassicura che voterà per loro, tranquillizzandoli dell’esito positivo della loro campagna elettorale, che il loro sogno si realizzerà e che pertanto non ritorneranno nella tomba per scomparire per ancora altri anni.
Anche amici e parenti che non solo non hanno mai fatto celebrare una messa per le loro anime , ma che non hanno avuto per loro nemmeno un pensiero, garantiscono e suggeriscono di andare in giro nella comunità a cercare “gli altri voti” che servono.
E solo perchè stiano da loro lontani.
Nessuno che chieda loro dove sono stati finora e che cosa hanno fatto per gli altri.
E tutti sorridono ed appena lo zombie si allontana si sganasciano dalle risate proferendo le mitiche parole “ ma vida su fissù adduvu c…u addi jiri?”.
E così mentre loro si avviano in fila verso il portone del Comune di Amantea c’è chi si porta la sedia da casa per vedere il nuovo film ed i nuovi attori, ben sapendo che la commedia-tragedia è sempre la stessa.
Solo pochi si chiedono se gli zombies non siano già dentro il comune o ci siano stati e ne stiano uscendo o ne siano appena usciti.
Il termine deriva dal latino «obesitas», che indica la condizione di chi è «grasso, grosso o paffuto», a sua volta derivato da «esum», participio passato di «ĕdere» («mangiare»), con l'aggiunta del prefisso «ob» («per, a causa di»). L'uso del vocabolo «obesity» è documentato nella lingua inglese a partire dal 1611.
I Greci furono i primi a riconoscere l'obesità come un disturbo medico.
Ippocrate scrisse che «la corpulenza non è solo una malattia in sé, ma il presagio di altre».
Il chirurgo indiano Susruta collegò l'obesità alle malattie cardiache e al diabete: egli raccomandava il lavoro fisico per curare i suoi effetti collaterali.
Poi l'obesità venne considerata come segno di ricchezza e di prosperità.
Il sovrappeso era comune tra gli alti funzionari europei nel Medioevo e nel Rinascimento, così come nelle antiche civiltà dell'Asia orientale.
A partire dagli anni cinquanta con l'aumento del peso corporeo sono diventate più frequenti le patologie a carico dei reni e del cuore.
I cristiani infine annoverarono il cibo fra le manifestazioni dell'accidia e della lussuria, due dei sette vizi capitali.
Oggi l’obesità è considerata una patologia tipica, anche se non esclusiva, delle società dette "del benessere".
Nel 1997 l’Oms cominciò a riconoscere ufficialmente la natura epidemica globale dell’obesità.
Un americano su tre è obeso. Per questo l'American Medical Association ha inserito l'obesità fra le patologie vere e proprie (e dunque obbligando i medici a considerarne la diagnosi).
Il problema dell'obesità ovviamente non riguarda solo gli americani, ma è diffuso ampiamente in tutto il mondo occidentale: in Italia gli obesi sono sei milioni di persone, il 10% della popolazione, in Francia essi rappresentano l'11,2% della popolazione, in Belgio il 13,5%, in Svezia l'11%. .
Dieta alimentare corretta, esercizio fisico e approccio psicologico sono le basi per la terapia preventiva e curativa dell'obesità; per favorire il trattamento possono essere prescritti farmaci dimagranti che agiscono riducendo l'appetito o inibendo l'assorbimento del grasso.
Ed oggi si ricorre alla chirurgia bariatrica, per esempio introducendo un palloncino intragastrico.
E così oggi il Rotary di Amantea giorno 29 gennaio organizza il convegno pubblico su “Il sovrappeso e l’obesità in Italia, una epidemia iniziata da più di 40 anni”.
Ne parlano presso il Mediterraneo Palace hotel con inizio alle ore 17.30 Salvatore Basso, Giampaolo De Luca “L’obesità come malattia ambientale”, Nicola Perrotta “Il trattamento chirurgico mini invasivo della grave obesità”.
La Scuola media Mameli, la Fidapa ed il commissario prefettizio ricordano la Shoah
Anche il commissario prefettizio Emanuela Greco si inserisce nelle manifestazioni di celebrazione
della Shoah promosse dall’ Istituto Comprensivo Mameli-Manzoni – Amantea in collaborazione con la Fidapa.
Domani 27 gennaio 2017 Istituto Comprensivo Mameli-Manzoni – Amantea in occasione del giorno della memoria presenta il film “Corri ragazzo corri” di Pepe Danquart.
Introduce la dirigente scolastica professoressa Antonella Bozzo, interviene la professoressa Clara Sciandra presidente della Fidapa che premierà gli alunni vincitori del premio “I ragazzi della Shoah” indetto dalla Fidapa di Amantea.
La presentazione del film avverrà a cura del professor Giacinto Cortese presidente del cineclub “F Truffaut” di Amantea.
Nel corso dell’evento su richiesta del commissario straordinario del comune di Amantea dottoressa Emanuele Greco sarà proiettato il documentario “Perché accogliere” partecipato della Prefettura di Cosenza.
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa entrarono nel campo di concentramento di Auschwitz, liberandone i superstiti. Fu il giorno in cui gli occhi del mondo vennero aperti dinnanzi alla barbarie della Shoah.
Facendo leva su un’ideologia razzista e antisemita, i nazisti del Terzo Reich fra il 1939 e il 1945 sterminarono circa sei milioni di Ebrei. Per anni, ogni giorno ad Auschwitz, Bergen Belsen, Dachau, Mauthausen, Treblinka e negli altri campi di sterminio giunsero convogli carichi di persone: Ebrei, zingari, omosessuali, oppositori politici deportati e destinati alla camera a gas.
Il 27 gennaio ci ricorda che c’è stato un tempo in cui la pazzia dell’uomo ha schiacciato la vita e la dignità di milioni di esseri umani.
Il Giorno della memoria: per non dimenticare le vittime dell’Olocausto e l'orrore del genocidio nazifascista. La giornata in cui ricordiamo coloro che si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. La data in cui diciamo “no” alla violenza e ci schieriamo dalla parte dei diritti di libertà, del rispetto, della dignità umana.
Ancora oggi, per il mondo, ci sono tanti genocidi, guerre e violenze che costringono molti a lasciare la propria dimora ed a scappare rischiando la propria vita in mare o in mille altri modi.
La data simbolica del 27 gennaio ci insegna che non ci può essere memoria se si ignora il presente.
Vogliamo ricordare la Shoah, e tutte le vittime innocenti di oggi, con le parole di speranza della piccola Anna Frank:
«È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità».
27 gennaio 1945 – 27 gennaio 2017
#PerNonDimenticare Circolo PD Amantea