Lo avevo tutto previsto. Lo avevo pure scritto in un mio articolo apparso sui giornali lo scorso anno. La gente è stanca, non ce la fa più. I ristoratori, gli imprenditori, i commercianti non ce la fanno più, sono allo stremo, sono stanchi di aspettare, sono stanchi di vedere i loro negozi con le saracinesche abbassate, vogliono lavorare, hanno urgente bisogno di soldi per poter vivere. Ora sono scesi in piazza. Ci sono stati dei tafferugli, degli scontri anche violenti a Roma. I manifestanti provenienti da tutta Italia hanno gridato a gran voce, tra petardi e fumogeni, che vogliono aprire i loro esercizi commerciali e subito perché vogliono tornare a lavorare e guadagnare qualcosa per sostenere le loro famiglie. Ed hanno perfettamente ragione. E la protesta, purtroppo, è destinata a non fermarsi. I protestatari vogliono addirittura circondare il Parlamento Italiano per fare arrivare ai politici la voce della loro disperazione e il loro grido di dolore, ma a quanto pare, come diceva qualcuno, è un Parlamento sordo. Oggi sono arrivati in tanti a Roma, molti sono stati fermati nei caselli autostradali per un controllo. Altri sono stati bloccati alla Stazione Termini e identificati. A causa di posti di blocco nelle strade di Bologna, Napoli e Firenze, molti manifestanti sono stati fermati e non hanno potuto raggiungere Roma e partecipare alla manifestazione di protesta anche se non autorizzata. E questo non è bello. Ci stanno negando i nostri diritti sanciti finanche dalla nostra Costituzione. Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. Fonti di Governo parlano di infiltrazioni di gruppi estremisti come Casa Pound che nulla hanno a che fare col mondo del lavoro e della ristorazione. Sono degli infiltrati che usano la violenza, caricano la Polizia, lanciano petardi e bombe carta per creare solo disordini.
Ma i manifestanti non si arrendono, cercano di superare con spintoni e le mani alzate il cordone delle Forze dell’Ordine, vorrebbero raggiungere Piazza Montecitorio sede della Camera dei Deputati. Niente da fare, vengono respinti. Ma al grido “Libertà, Libertà” chiedono l’apertura immediata di tutte le loro attività. Non si fermeranno fino a quando non avranno ottenuto sicure garanzie da parte del Governo. Garanzie che il Governo, purtroppo, non può dare perché questo Coronavirus avanza inesorabilmente e miete ogni giorno centinaia di vite umane. E gli ospedali sono al collasso e le autoambulanze fanno la fila davanti i pronto soccorsi. Dimissioni, dimissioni, gridano alcuni manifestanti. Non appartengono ai partiti politici di destra come qualcuno vuol far credere, sono solo padri di famiglia che vogliono lavorare per dare da mangiare ai loro figli. Alcune Regioni italiane sono ancora in rosso, la maggior parte è di colore arancione e quindi l’apertura che chiedono i manifestanti sarà difficile averla dal 20 aprile p.v.