Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo figurano tra gli indagati dell’inchiesta “Lande desolate” condotta dalla Dda di Catanzaro, che a dicembre dello scorso anno portò – tra gli altri provvedimenti – all’obbligo di dimora per il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio. Bruno Bossio e Adamo fanno parte del gruppo di 19 persone che ha ricevuto l’avviso di chiusura indagini per il procedimento firmato dai magistrati Veronica Calcagno e Vincenzo Luberto.
Nel registro degli indagati, oltre al governatore Oliverio, Adamo e Bruno Bossio, figurano anche Giorgio Ottavio Barbieri, 42 anni; Vincenzo De Caro, 66 anni, di Cosenza; Gianluca Guarnaccia, 43 anni, di Montalto Uffugo; Carmine Guido, 58 anni, di Rende; Marco Trozzo, 46 anni, di Cosenza; Francesco Tucci, 63 anni, di Castrolibero; Luigi Giuseppe Zinno, 64 anni, di Cosenza; Marco Oliverio, 44 anni, residente in Casali del Manco; Carlo Cittadini, 43 anni, di Roma; Ettore Della Fazia, 58 anni, di Roma; Gianbattista Falvo, 62 anni, di Mendicino; Rosaria Guzzo, 63 anni, di Castrolibero; Pasquale Latella, 54 anni, di Scalea; Damiano Francesco Mele, 52 anni, di Celico; Paola Rizzo, 49 anni, di Rende e Arturo Veltri 37 anni di Cosenza.
L’inchiesta si concentra in modo particolare su una serie di “interferenze incrociate” del mondo della politica si sono innestate sui lavori di piazza Fera/Bilotti a Cosenza. E’ quanto scrive il gip distrettuale di Catanzaro nella sua ordinanza dell’inchiesta “Lande desolate”. La circostanza emerge da una lunga conversazione di Francesco Tucci, condirettore dei lavori affidati alla ditta Barbieri Costruzioni ritenuta dalla Dda di Catanzaro espressione del clan Muto, con Gianluca Guarnaccia, dipendente della “Barbieri Costruzioni.
“Tucci – è scritto nell’ordinanza del gip – riferisce che Mario Occhiuto, da pochi giorni dichiarato decaduto dalla carica di sindaco di Cosenza, gli aveva chiesto di rallentare i lavori di Piazza Bilotti per evitare che l’opera potesse essere inaugurata dal Commissario Prefettizio, nominato per governare l’ente sino alle elezioni di giugno, ma non mancava di evidenziare che la stessa richiesta, per finalità politiche opposte, gli era pervenuta dal presidente della Regione Mario Oliverio. Non solo. Aggiunge che il rispetto dell’impegno gli era stato sollecitato sia da Nicola Adamo, con cui era stato costretto a ‘giustificare’ il procedere dei lavori, sia da Enza Bruno Bossio che gli aveva chiesto di non far entrare in cantiere l’ex sindaco Occhiuto e l’ex assessore Fresca, quindi direttamente dal presidente Oliverio (‘me lo ha fatto dire dal Presidente, io ho avuto una riunione con il Presidente ed il Presidente m’ha detto ‘ti devi fermare su Piazza Bilotti””.
Enza Bruno Bossio è deputata del Pd in carica e Nicola Adamo, suo marito, è stato in passato parlamentare e consigliere regionale Pd. Entrambi in un primo tempo non figuravano tra gli indagati ma adesso la loro posizione è cambiata.
Per quanto riguarda la Bruno Bossio, già in carica ai tempi dell’inchiesta – il 2015 – si tratta, sottolinea il gip, di intercettazioni “casuali”, scaturite dal monitoraggio di altri indagati. Tucci, quindi, prosegue l’ordinanza, “ammette di aver già dato disposizioni per rallentare i lavori ma confida di sentirsi pressato, quasi ‘costretto’ ad assecondare la richiesta ‘bipartisan’ della politica (“ti ricattano, tu ci chiedi un favore a loro e loro subito ti ricattano… sono come i delinquenti”) per non subire ritorsioni”. E’ evidente che nel corso di questi mesi qualcuno degli indagati avrà dato ai magistrati qualche ragguaglio in più circa il coinvolgimento dei coniugi più chiacchierati della politica calabrese
da iacchitè