Giuseppe Marchese
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“C’era una volta “, così comin ciava una vecchia zia, passandosi la mano sulla bocca, dall’alto verso il basso e poi da sinistra verso destra, in un gesto tipico di ogni inizio di favola. Poi guardava velocemente ognuno di noi e cominciava.
“C’era una volta, tanto… tempo fa, una regina.
Una regina che non amava essere contestata .
Guai a chi le diceva che le cose nel suo regno non andavano bene, che il popolo aveva bisogni che non riuscivano ad essere soddisfatti.
Il malcapitato finiva sulla gogna per giorni e giorni, additato al ludibrio dai servi che erano comandati di passare davanti al condannato per esprimere il disappunto della regina.
Figurarsi, poi, se qualcuno, sia pure pensando di fare del bene, si permetteva di suggerire, non solo il problema ma anche la soluzione.
Il minimo che gli poteva accadere era di essere chiuso nella gabbia appesa alle mura del castello, proprio nei pressi del ponte levatoio, esposto alla pioggia od al sole, al vento, al freddo, senza mangiare, né bere.
E così nel castello nessuno parlava. Ma la regina amava anche essere lodata.
In qualunque castello andasse, la regina aveva un guardaroba che indossava per passeggiare nelle strade o nei corridoi e nei saloni delle sue varie corti.
Proprio per questo in ogni castello c’era un sarto che le cuciva i vestiti che la regina gli chiedeva.
I sarti non si conoscevano uno con l’altro e quindi i vestiti erano diversi uno dall’altro.
La cosa in comune tra i sarti è che ognuno di loro era dichiarato incapace, inetto.
Peraltro l’unico sarto di ogni castello doveva fare i vestiti anche per tutti gli altri castellani.
Guai, però, se il sarto avesse realizzato ad un’altra castellana un vestito più bello di quello della regina. Poteva finire male, davvero male.
E così tutte le castellane dovevano indossare vestiti meno belli, meno eleganti, meno appariscenti di quelli della regina.
Comunque , c’era un trucco, molto usato. Bastava che ogni castellana pur elegante guardasse il vestito della regina con ammirazione ed esclamasse “ Bellissimo vestito , maestà!. Nessuna è più elegante di voi, il vostro sarto è stato bravissimo, avete un portamento regale, eccetera. ”
Un giorno annunciò la sua visita l’imperatore in persona, con tutto il suo seguito.
Una visita che sarebbe avvenuta proprio nel castello più piccolo dove non c’erano grandi ed imponenti strutture da far visitare.
E così la regina chiamò il sarto e gli commissionò l’abito più bello che fosse mai esistito.
E la regina, poi, aggiunse “ Se non mi ubbidirai prima ti farò imprigionare nelle segrete e poi ti farò tagliare la testa!”
Il povero sarto cercò disperatamente un tessuto unico e straordinario e mandò in giro i suoi emissari; ma ognuno di loro tornò sconfortato ed a mani vuote.
Giunse così sull'orlo della disperazione.
Andò allora dal saggio del castello e chiese consiglio.
“Cosa posso fare indossare alla regina perché appaia in tutta la sua bellezza?” Chiese al saggio.
“Nulla” rispose il saggio. “Nulla”. “ Così, se è veramente bella, il popolo la ammirerà, se non lo è, il popolo, almeno, capirà come è fatta”
Ed ecco il piano.
Disse alla regina di aver inventato un nuovo tessuto che non solo cambiava colore e forma ogni momento, trasformandosi sempre in un nuovo abito, ma rivelava anche coloro che erano stolti, ignoranti, stupidi, o tutti e tre le cose , in virtù di una sua magnifica proprietà.
Ad uno stupido, il tessuto sarebbe stato invisibile, mentre ad un saggio sarebbe apparso in continuo cambiamento e splendidamente bello.
“ Bellissimo” esclamò la regina!
“ Così riuscirò a scoprire gli stupidi e li caccerò dalla mia corte ed i saggi dei quali continuerò a fidarmi “
La cosa venne risaputa da tutta la corte e la gente, pur nella paura , ogni volta che incontrava lo sguardo di un altro esprimeva un lievissimo sorriso.
La regina venne informata di questo fatto e sospettò che la gente era contenta perché avrebbe visto la più bella regina di sempre.
Finalmente il sarto confezionò il vestito e lo mandò alla regina.
La regina aprì il pacco con il nuovo vestito ma scoprì che non riusciva a vedere proprio nulla..
Non volendo apparire stolta, ignorante o stupida, o tutti e tre le cose , fece finta d'indossare i nuovi vestiti ed uscì tra la gente del suo castello.
Tutti la guardarono meravigliati ma nessuno si azzardò a dire alcunché. Anzi si inchinarono al suo passaggio.
Solo quando la regina era lontana scoppiavano a ridere, e comunque sommessamente.
Poiché le mamme conoscevano la favola Hans Christian Andersen se avevano con loro i bambini si allontanavano in fretta prima che la regina arrivasse nei loro pressi.
Ma una di esse non fece in tempo ed il suo bambino sghignazzando esclamò. “Mamma, la regina è nuda”
La regina intese e disse al sarto “ Che cosa hai fatto? Tutti pensano che iIo sia una stupida che se ne va in giro nuda!"
Ed il sarto rispose :" Maestà, tutto il popolo ha visto la vostra veste arcobaleno cangiante. Tutto il popolo, meno un bambino. E questo perché i bambini non sono capaci di vederlo. È naturale, sono ignoranti. Come potrebbero sapere? Non hanno la capacità sociale di nascondere la loro stoltezza. Io se vostra maestà lo ordina educherò i bambini a vedere ai vostri splendidi vestiti “
“Si!” Rispose la regina.
Ed il sarto iniziò ad educare i bambini a mentire ed a diventare come i grandi.
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Esiste una Amantea straordinaria, amorevole, capace di soccorrere chi ne abbia la necessità.
Siamo sulla porta della edicola di Gaetano Campaiola.
Passa un’auto e la donna ci dice che un uomo è caduto. La voce è bassa, scarsamente comprensibile , e la signora, alla domanda “ Cosa?” , risponde “Là”, indicando il Mercato Vecchio.
Solo allora realizzo la parola “caduto”: inforco la bici e mi dirigo verso il parcheggio.
Su Via della Libertà noto un giovane vicino ad un uomo steso per terra. Parcheggio la bici e mi avvicino.
Un signore anziano, dai capelli bianchi, è steso per terra e vorrebbe alzarsi. Ha la fronte destra piena di sangue. Probabilmente con la fronte ha urtato per terra.
Parla. Buon segno.
Dal balcone una ragazza impaurita ci dice che lo ha visto cadere ed ha gridato.
Poco dopo scende e porta un ombrello.
L’anziano signore è per terra.
Il primo soccorritore sta chiamando il 118.
Mi tolgo il giaccone e lo poggio addosso al vecchietto.
Un giovane si toglie il pullover e glielo poggia a mò di cuscino sotto la testa.
Poi arrivano gli ombrelli; uno, due, tre, uno dopo l’altro.
Solo allora lo riconosciamo : è il professore O.R. , una persona per bene, amica di tutti.
Passano pochissimi minuti e sentiamo la sirena del 118 ; è arrivata con tutta la immediatezza possibile e con efficacia interviene.
La dottoressa parla a O.R. , gli chiede nome e cognome, gli chiede di muovere uno dopo l’altro le gambe (cosa che fa) , se abbia dolori, ed alla risposta negativa comincia a toccarlo nelle varie parti del corpo chiedendo se avverta dolore.
“No, no, no” , risponde l’infortunato. Bene. Sembra tutto a posto.
Intanto arriva la moglie, la signora Maria, stravolta, impaurita. Le donne la tranquillizzano, le offrono un bicchiere di acqua che non riesce nemmeno a tenere in mano.
“Stai tranquilla, Marì ! Va tutto bene. Risponde al dottore e sembra non abbia niente di rotto!”
Una corte di persone, tante parole, tante informazioni chieste ed ottenute anche da parte dei passanti.
Ma, insieme, tanto amore, tanta attenzione, tanta considerazione, tanta efficienza.
Ecco la “bella Amantea” quella dal gran cuore, quella della solidarietà reale, fattiva. Quella che si tranquillizza e sparisce porgendo gli auguri al professore che viene portato via dall’autoambulanza.
La bella Amantea della efficienza del 118.
Meglio non averne bisogno di ambedue, ma se dovesse occorrere Amantea sa di poterci contare.
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Domani si gioca il destino del Poliambulatorio di Amantea
Martedì, 17 Novembre 2015 21:24 Pubblicato in Primo PianoDomani 18 novembre presso il Dipartimento della salute in Catanzaro si terrà l’incontro con il DG Riccardo Fatarella nel corso del quale sarà chiesto di mantenere il laboratorio di analisi cliniche, il potenziamento della rete specialistica e la istituzione della Casa della salute.
Questa è la mia proposta di nota esplicativa:
“La Calabria è l’ultima regione italiana per PIL e per reddito medio, la prima per “evasione” sanitaria.
La Calabria , secondo i dati diffusi in questi giorni, è l’ultima regione italiana nella classifica dei Lea (Livelli essenziali di assistenza) avendo conquistato nel 2014 la maglia nera che apparteneva alla Campania .
Questa la graduatoria che mostra crudamente la verità della sanità calabrese.
1° - Toscana 217 (nel 2013 214, 1°) 2° - Emilia Romagna 204 (204, 2°)
3° - Piemonte 194 (201, 3°) 4° - Liguria 194 (187, 6°)
5° - Lombardia 193 (187, 6°) 6° - Marche 192 (187, 4°)
7° - Veneto 189 (190, 5°) 8° - Basilicata 177 (179, 12°)
9° - Sicilia 170 (165, 9°) 10° - Umbria 165 (179, 8°)
11° - Abruzzo 163 (152, 10°) 12° - Puglia 161 (134, 15°)
13° - Lazio 154 (152, 11°) 14° - Molise 148 (140, 13°)
15° - Campania 139 (127, 16°) 16° - Calabria 131 (135, 14°)
Non c’è (ancora) o comunque non è pubblica la graduatoria dei LEA tra distretti ed all’’interno dei distretti tra le distinte aree territoriali.
Se ci fossero queste graduatorie potremmo avere la conferma che il comprensorio di Amantea è l’ultimo in Calabria per servizi sanitari.
Ovviamente, ove siano o saranno redatte e pubblicate le graduatorie alle quali facciamo riferimento, siamo pronti a leggere ed a valutarle.
Questa di ultimi tra gli ultimi è una condizione illegittima ed una situazione vergognosa.
Siamo, cioè, in presenza di disparità inaccettabili .
Disparità che hanno determinato , oggi consapevolmente, la forte reazione sociale scattata in questi ultimi giorni dopo anni di spoliazione e depauperamento del Poliambulatorio, cioè della unica struttura sanitaria rimasta dopo la scomparsa dell’Asl di Amantea e del Distretto di Amantea.
Una disparità che il commissario Scura, emissario inviato “dai potenti re d’Italia” per porre rimedio alle condizioni vergognose della sanità calabrese, voleva, e vuole, aumentare proponendo, con violenza ingiustificata ed inaccettabile abuso, la chiusura del laboratorio pubblico di analisi cliniche , che è una delle poche cose che funzionano , a dispetto di tutto.
E così centinaia di cittadini ed associazioni dei comuni dell’ex distretto di Amantea( Amantea, Aiello calabro, Cleto, Serra d’Aiello, San Pietro in Amantea, Lago, Belmonte Calabro, Longobardi, Fiumefreddo Bruzio) , in rappresentanza dei circa 30mila abitanti residenti e, nel caso, delle altre decine di migliaia dei comuni della provincia di Catanzaro, hanno promosso la rete della salute che oggi è a questo tavolo, per difendere gli utenti, in sostituzione di una politica per lo più disattenta, inane, parolaia e senza spina dorsale.
Siamo qui per dire basta al saccheggio dei servizi sanitari dal comprensorio di Amantea.
Per dire basta alla disattenzione degli amministratori e dei governatori passati.
Per dire basta alla supponenza dei tecnici.
Siamo qui per ricordare gli elementi della nostra rivendicazione sociale:
-conservazione e potenziamento del laboratorio di analisi cliniche, che, lo ricordamo, serve anche una parte della popolazione dei comuni della provincia di Catanzaro ;
-completamento quali-quantitativo della rete degli specialisti atta a dare risposta in tempo reale alle esigenze della popolazione del comprensorio che-va ricordato- durante l’estate raddoppia la richiesta di prestazioni.
-eliminazione della impossibili liste di attesa anche previa dotazione delle attrezzature necessarie e/o sostituzione di quelle carenti od obsolete ;
-attivazione della casa della Salute, in luogo del Poliambulatorio.
Non essendo dotato questo territorio né di ospedale, né di casa di Cura, si impone, infatti, una più che qualificata medicina preventiva atta a ridurre:
- la ospedalizzazione;
-la evasione ospedaliera extra regionale;
-il ricorso ai medici privati, peraltro mancanti;
-i costi di movimento sul territorio che devono sopportare le famiglie di questo ambito territoriale.
Incredibile che non si comprenda che una insufficiente medicina preventiva crea danni anche irreversibili alla salute dei nostri amministrati e che non si comprenda come questa condizione muova verso la ospedalizzazione, anche extra regionale .
Impossibile che non si comprenda che una insufficiente medicina specialistica sul territorio crei non solo danni anche irreversibili alla salute dei nostri amministrati e spinga da un lato al ricorso ai privati con depauperamento dei servizi pubblici che tutti noi dovremmo essere qui a rappresentare ed a difendere, a maggiori costi di movimento sul territorio, se non ad evasione territoriale anche per la specialistica.
Sappiamo che la attuale struttura nelle more del suo previsto completamento strutturale può essere flessibilizzata ad un appropriato uso per l’invocato completamento e potenziamento del poliambulatorio nell’attesa della esecuzione dei lavori onde la attuazione della invocata Casa della salute.
Registriamo una intensa consapevolezza sociale verso la Casa della salute , consapevolezza che ha determinato una prima straordinaria presenza nell’incontro del 21 ottobre scorso dal quale è nato questo di oggi.
Una consapevolezza che è stata percepita dal dr Riccardo Fatarella che in questa occasione ringraziamo pubblicamente.
Una consapevolezza che continua a crescere soprattutto quando è proprio il dr Fatarella a dichiarare che “ c'è una scarsa attenzione ai servizi territoriali anche se c'è stato un lieve miglioramento sottolineato anche dal rapporto del ministero”.
Una consapevolezza che ha sollecitato i tecnici della Rete per la salute, che come noto annovera la adesione di oltre settanta associazioni del comprensorio di Amantea, i quali hanno pronto un modello evoluto di casa della salute che può diventare spendibile per la intera regione.
Osserviamo che la mobilità extraregionale ha un costo circa 240 milioni di euro all’anno, di cui 86 milioni di euro annui relativi alla ASP di Cosenza.
Parliamo di una mobilità extra regionale che interessa circa 23mila pazienti.
Quasi un quarto dei costi di mobilità riguardano il tirreno cosentino ( parliamo di 19.149.150,00 euro) e quasi un quarto del trasmigranti ( 5772) sono del distretto del Tirreno, segno palese della insufficienza della sanità del tirreno cosentino di dare risposta alle esigenze della popolazione di questo territorio, che, invece, sotto il profilo residenziale è meno di un sesto della intera provincia!
Ed è da supporre che non sarebbero meno drammatici i dati della migrazione specialistica, soprattutto per quanto riguarda Amantea.
Purtroppo i dati non sono stati diffusi per cui sembra di essere qui a parlare di aria fritta.
Ambedue le migrazioni , come detto, determinano insostenibili costi di movimento per la popolazione tanto più in un territorio che non ha mezzi di linea che aiutino i pazienti nei loro viaggi per cui spesso la gente non si cura.
E’, tra l’altro, il caso delle persone anziane che vengono invitate ad eseguire mammografie di controllo nel lontano ospedale di Cetraro che non è nemmeno servito da mezzi pubblici di linea!
Una vergogna per il tecnico che lo ha ipotizzato, una vergogna per il politico che lo permette!.
A queste condizioni inaccettabili occorre porre fine definitivamente ed immediatamente.
Nel ricordare che Amantea, diversamente da Paola, Cetraro e Praia a mare, non colse la opportunità del finanziamento, concesso a fine anni sessanta dall’onorevole Giacomo Mancini, di un proprio ospedale, ed oggi ne paga amaramente le conseguenze in termini di qualità dei servizi sanitari, vogliamo augurarci che oggi la classe politica sia migliore di quella precedente ed operi l’ invocato riequilibrio territoriale dei servizi sanitari.
Tutto oggi nasce da questa parola riequilibrio dei servizi , riequilibrio dei diritti.
A Lei dr Fatarella ed al Presidente Oliverio formuliamo questa richiesta fermo restando che saremo sempre più pronti a muovere su questa intrapresa.
Giuseppe Marchese