Crollato il Muro di Berlino, il solo capitalismo rimase a forgiare la vita sociale dell’Occidente. Però, già nel 1974, il filosofo Karl Popper riconduceva l’inconciliabilità reale di socialismo e libertà individuale alla impossibilità di realizzare la uguaglianza senza sacrificare la libertà come condizione dell’uguaglianza e scriveva «Per diversi anni rimasi socialista, anche dopo il mio ripudio del marxismo; e se ci fosse stato qualcosa come un socialismo combinato con la libertà individuale sarei ancor oggi un socialista….«Abbiamo bisogno della libertà per impedire che lo Stato abusi del suo potere e abbiamo bisogno dello Stato per impedire l’abuso della libertà» Infatti, nel secolo appena passato si sono avvertite le profonde lacerazioni e tensioni tra Stato e cittadino, tra ordine e libertà, tra legge e diritto, e, in buona sostanza, tra ideologia e verità.
Si sente parlare sempre più spesso del "pensiero critico" come di una capacità apprezzabile per vivere nel mondo moderno, ma pochi sanno cosa esso sia.
La conseguenza pratica è che la maggior parte delle persone trova facile mettere in discussione soltanto quelle credenze, assunzioni e deduzioni che hanno già “rifiutato” e trovano invece molto difficile, in alcuni casi anche traumatico, mettere in discussione quelle credenze sulle quali hanno investito personalmente, egocentrici.
Non so se esiste un modo di insegnare il pensiero critico e far sì che la persona prima impari a riconoscere ipotesi e deduzioni discutibili in casi “egocentricamente” neutri e poi “trasferisca” automaticamente quelle abilità a quelli egocentrici e socio centrici.
Persone che hanno già sviluppato una buona serie di ipotesi distorte, stereotipi, credenze egocentriche e socio centriche, addestrandosi a riconoscere ragionamenti “cattivi” in casi “neutri” diventano più, e non meno, sofisticati: più abili nel “razionalizzare” e “intellettualizzare” i pregiudizi che già hanno. È quindi meno probabile che li abbandonino se in un secondo momento incontrano qualcuno che fa loro delle domande senza ottenere nessuna risposta.
La questione antropologica e socio-culturale di fondo sembra dunque essere quella di una umanità che ha perduto ogni capacità di riflessione e di concettualizzazione al di là dell’atteggiamento per cui l'unica fonte valida di conoscenza è l'esperienza sensoriale e percettiva, al di là della superficie dell’attuare e del conoscere immediato.
Gigino A Pellegrini e G elTarik