
“Showdown 2”: i particolari dell’operazione . Erano le prime ore dell'alba quando il Nucleo Operativo della Compagnia dei Carabinieri di Soverato, in sinergia col Nucleo investigativo di Catanzaro e i Cacciatori del Goc di Vibo Valentia, ha notificato 15 ordinanze di custodia cautelare (di cui una ad una persona che è ancora irreperibile) nell'ambito dell'operazione "Showdown 2" continuando così il percorso iniziato lo scorso dicembre che già aveva portato all'arresto di elementi di spicco della locale di 'ndrangheta "Sia-Tripodi-Procopio" operante nel comprensorio soveratese. I dettagli dell'operazione, sono stati illustrati stamane nella conferenza-stampa (foto 1) tenutasi presso il Comando Provinciale Carabinieri di Catanzaro, che ha visto la presenza del Procuratore aggiunto della Dda, dott. Giuseppe Borrelli, del Procuratore capo, dott. Vincenzo Lombardo, del Comandante provinciale dei Carabinieri, Salvatore Sgroj, del Comandante del Reparto Operativo, Tenente-Colonnello Giorgio Naselli e del capitano della Compagnia Carabinieri Soverato, Emanuele Leuzzi.
Tra i destinatari del provvedimento (tra cui diversi ragazzi ed alcuni soggetti già destinatari di provvedimenti restrittivi), presunti affiliati alla stessa cosca, figura anche un carabiniere, Vincenzo Alcaro di Soverato, classe '65, ancora in servizio. L'accusa per lui è di concorso esterno in associazione mafiosa perché, si legge nell'ordinanza, "non facendone organicamente parte, concorreva nella partecipazione all'associazione mafiosa in quanto quale brigadiere dell'arma, acquisiva senza nessun titolo, ad assumere informazioni relative ad un'area geografica non rientrante nella sua competenza".
Il provvedimento di custodia cautelare è scattato per: Tripodi Maurizio (classe '59) di Soverato, Lentini Michele (cl. '71) di San Sostene, Bertucci Vincenzo (cl. '83) di Serra San Bruno, Sia Alberto (cl. '84) di Soverato, Vitale Patrik (cl. '84) di Satriano, Sia Vittorio (cl. '91) di Soverato, Alcaro Vincenzo (cl. '65) di Soverato, Mirarchi Salvo Gregorio (cl. '91) di Montepaone, Borello Simone (cl. '85) di Soverato, Cristofaro Pietro (cl. '83) di Satriano, Ranieri Vincenzo (cl. '83) di Davoli, Vono Andrea (cl. '90) di Davoli, Iiritano Luca (cl. '82) di Catanzaro, Sestito Davide (34 anni e irreperibile) di Pero (Mi).
Nel corso dell'operazione, è stata fatta luce su un caso di "lupara bianca" avvenuto nel 2009, di cui è stato vittima Giuseppe Todaro, presunto affiliato ad una cosca rivale, che avrebbe dato in pratica il via, alla cosiddetta "faida dei boschi" che ha prodotto diversi morti negli ultimi tre anni nel comprensorio di Soverato. Uno scontro che vede contrapposte famiglie di 'ndrangheta che operano nella zona al confine tra le province di Catanzaro, Reggio Calabria e Vibo Valentia e che, negli ultimi tre anni, ha provocato una ventina di morti. La faida, nata per gli interessi sui lavori boschivi, si è trasformata col passare degli anni, in una vera e propria guerra di mafia per il predominio sul territorio, sugli appalti pubblici, degli insediamenti turistici e della realizzazione di impianti di energia alternativa. Gli arrestati sono accusati di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, occultamento di cadavere, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti. Le indagini, che si sono avvalse anche della collaborazione del Ros, cominciarono il 22 dicembre 2009 dopo la scomparsa di Giuseppe Todaro, presunto affiliato alla cosca Gallace, rivale di quella dei Sia-Procopio-Tripodi. Le indagini, oltre a ricostruire le fasi della scomparsa e della successiva soppressione di Todaro (avvalendosi anche delle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Bruno Procopio, figlio del presunto boss Fiorito Procopio, entrambi arrestati nel dicembre scorso), hanno consentito agli investigatori di riuscire a delineare compiti e ruoli degli indagati nell'ambito della locale di 'ndrangheta operativa nel territorio soveratese sin dal 2002, ed esattamente nei comuni di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro.
Durante la conferenza-stampa, è stata fatta luce anche su alcuni indagati della stessa operazione, primo fra tutti, l'ex vice-sindaco di Soverato, Teodoro Sinopoli, il quale è indagato in stato di libertà per concorso esterno in associazione mafiosa nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro. La Dda aveva anche chiesto l'arresto di Sinopoli ma il gip l'ha rigettato. L'ex vice-sindaco è accusato di avere affidato a una ditta riconducibile, secondo gli inquirenti, a uno dei boss del soveratese lavori per opere pubbliche e fornitura di materiale edile.
Nell'ambito della stessa operazione, risultano esserci anche altri indagati: Giuseppe Agresta, 30 anni di Serra San Bruno; Pietro Catanzariti, 44, di Soverato; Giovanni Catrambone, 24, di Montepaone; Daniela Iozzo, 30, di Soverato; Vincenzo Liotta, 21, di Montepaone; Giovanni Nativo, 29, di Cenadi; Francesco Paparo, 21, di Montepaone; Emanuel Procopio, 23, di Davoli; Fiorito Procopio, 49, di Davoli; Francesco Procopio, 23, di Davoli; Teodoro Sinopoli, 48, di Soverato.
Com'è stato ribadito sul finire della conferenza-stampa di stamane dagli organi inquirenti, l'attività investigativa continua con l'intento di fare ulteriormente luce sui traffici e le attività illecite della cosca operante nel comprensorio soveratese by Soveratiamo