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Il porto di San Lucido manca di collaudo e l’area non è stata messa in sicurezza. Non solo ma manca il titolo concessorio.

 

Ed allora dura lex, sed lex

Ed il porto di San Lucido segue la condizione del porto di Amantea.

Ecco la nota della Capitaneria di Porto di Vibo Valentia

“Sono appena terminate le operazioni di sequestro del porto turistico di San Lucido eseguite dai Militari della Guardia Costiera Vibo, mediante l’affissione perimetrale per tutte le banchine di nastro bicolore e cartelli monitori “Area sottoposta a Sequestro Preventivo”. Tre le pattuglie impiegate dal Servizio Operativo con dodici guardacoste che hanno proceduto a dare esecuzione al provvedimento della misura cautelare reale emesso dal Procuratore Capo della Repubblica di Paola Dott. Bruno Giordano, in virtù del Decreto di Sequestro Preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Paola Dott. Pierpaolo BORTONE.

L’attività d’indagine eseguita dagli esperti investigatori della Sezione di Polizia Marittima e Difesa Costiera della Guardia Costiera di Vibo, ha avuto inizio, su specifica delega d’indagine, nell’ottobre del 2013 per concludersi con una dettagliata Informativa di Reato depositata alla Procura della Repubblica di Paola nel mese di marzo u.s..

I reati contestati agli indagati e per i quali si procede, risultano essere gli artt. 54 ed 1161 del Codice della Navigazione, per aver mantenuto su suolo demaniale marittimo la struttura portuale sita in località Marina del Comune di San Lucido, in assenza di titolo concessorio. Inoltre ai due soggetti deferiti all’Autorità Giudiziaria è stato contestato di non aver provveduto al collaudo generale della struttura portuale, all’accatastamento e alla messa in sicurezza dell’intera area portuale, ove non risultano a norma nè l’impianto antincendio, nè le luci di ingresso portuali.

53(cinquantatre) le Unità presenti al momento del sequestro, di cui 5(cinque) da pesca e 48 da diporto nel porticciolo turistico di San Lucido, che dovranno essere rimosse dai rispettivi proprietari entro 15 giorni da oggi.

La Procura della Repubblica di Paola, ha, infatti, dato quest’ultimo termine per rimuovere tutte le unità, mediante il Comune di San Lucido. Alla scadenza di tale periodo, si procederà alla chiusura definitiva del porticciolo turistico e si provvederà coattivamente alla rimozione delle unità che saranno ancora ormeggiate nello stesso.

L’intera attività di polizia nasce dall’aggiornamento del Documento Programmatico parte litorale/porti, le cui attività di monitoraggio vengono coordinate a livello Regionale dalla Direzione Marittima di Reggio Calabria.-

Pubblicato in Paola

La storia ha fatto scalpore quando avvenne la mattina del 4 gennaio 2013 .

Iolanda Nocito madre del parroco don Marcello Riente, mentre il figlio celebrava i funerali di un carabiniere morto per un incidente, aprì la porta della sua casa in via G. Fortunato a persone che in un certo senso conosceva.

Bastarono pochi attimi e si trovò, minacciata con un'arma da taglio, con le mani legate dietro la schiena, i piedi bloccati con il nastro adesivo utilizzato per gli imballaggi e soprattutto il naso e la bocca completamente occlusi.

Sopravvenne la morte per asfissia.

Tutta questa violenza fino alla morte solo per conoscere il nascondiglio delle chiavi della cassaforte.

Arrivarono i RIS di Messina che trovarono una traccia di natura ematica nelle scale della casa.

Ed il 9 luglio 2013 l’arresto di Filippo D'Aprile ( nella foto) benzinaio di belvedere Marittimo in esecuzione di un fermo ordinato dalla Procura di Paola in seguito alle indagini svolte dai carabinieri del Comando provinciale di Cosenza e della Compagnia di Scalea.

Filippo D'Aprile si è avvalso del rito abbreviato, condizionato.

Ora il processo è giunto al termine ed il Gup del Tribunale di Paola, Pierpaolo Bortone ha condannato Filippo D’Aprile, di 51 anni, a 30 anni per omicidio volontario.

Il pm Maria Camodeca, anzi, aveva sollecitato il carcere a vita

Ricordiamo che si tratta del verdetto di primo grado al quale seguiranno gli altri previsti dal nostro ordinamento giudiziario, ma sembra difficile una efficace difesa del D’Aprile.

Pubblicato in Alto Tirreno
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