CATANZARO - L’Italia è stata deferita dalla Commissione Europea alla Corte di Giustizia dell’Ue per il mancato rispetto della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, in pratica per la mancata depurazione delle acque di scarico. La Calabria è in testa alla classifica per il maggior numero di comuni che non hanno una gestione adeguata delle acque reflue.
La procedura di infrazione risale al 2014: lo Stato italiano avrebbe dovuto predisporre, entro il 2005, reti fognarie adeguate e sistemi di trattamento secondario prima dello scarico e, entro il 1998, cioè 21 anni fa, un trattamento migliore delle acque per le aree più sensibili e degli impianti di trattamento biologico delle acque.
La cattiva gestione delle acque reflue riguarda circa 800 Comuni, sparsi in tutta la Penisola: 18 in Abruzzo, 40 in Basilicata, 129 in Calabria, 108 in Campania, 7 in Friuli-Venezia Giulia, 4 nel Lazio, 6 in Liguria, 119 in Lombardia, 46 nelle Marche, 1 in Piemonte, 27 in Puglia, 41 in Sardegna, 176 in Sicilia, 34 in Toscana, uno nella Provincia di Trento, 5 in Umbria, uno in Valle d’Aosta e 26 in Veneto, più un’area sensibile condivisa tra quattro regioni del Nord. Alcuni degli agglomerati sono molto grandi: si tratta di città come Roma, Firenze, Napoli, Bari e Pisa.
Sul trattamento delle acque reflue urbane, cioè in pratica sugli impianti fognari e sui depuratori, l'Italia ha 4 procedure di infrazione Ue aperte, nel complesso: è stato nominato un commissario, Enrico Rolle, che ha competenza sui Comuni oggetto di procedura con deferimento in Corte; con questa procedura si allargherà il suo bacino di competenza. Il deferimento in Corte prelude a possibili sanzioni pecuniarie nei confronti dello Stato italiano.
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Lo stanziamento da parte della Commissione europea di fondi destinati allo sviluppo dell’attività ittica e costiera è senza dubbio una buona notizia che speriamo possa dare un po’ di respiro agli operatori delle nostre comunità costiere. Il settore marittimo costituisce un’importante risorsa economica per le nostre Regioni meridionali: il sostegno che giunge da Bruxelles può rappresentare dunque la spinta giusta sul fronte dell’occupazione e della crescita.
Commenta così Aldo PATRICIELLO, europarlamentare di Forza Italia appena riconfermato con oltre 111mila preferenze, lo stanziamento deciso dalla Commissione europea di 537,2 milioni di euro in favore dell’Italia attraverso il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e per la pesca (Feamp).
Nei prossimi sette anni – spiega l’eurodeputato forzista – il nuovo fondo per la Pesca servirà per realizzare iniziative in favore dei pescatori, acquacoltori e operatori costieri che speriamo possano rappresentare il viatico per il progresso del settore marittimo, nonché il giusto incentivo per attuare politiche di sostenibilità ambientale della filiera ittica. In Parlamento ci siamo battuti duramente per inserire nel testo la clausola in favore degli under 40, che potranno ottenere così finanziamenti fino a 75mila euro per avviare la propria attività. È chiaro che stiamo parlando di un provvedimento importante nella misura in cui in nostro Paese riuscirà a sfruttare appieno tutte le potenzialità e le risorse che il nuovo fondo mette a disposizione degli Stati membri per il raggiungimento di obiettivi importanti, dal miglioramento della sicurezza sul lavoro e delle infrastrutture portuali al ricambio generazionale nel settore.
La riforma della politica della pesca – conclude PATRICIELLO – rappresenta, in definitiva, un contributo decisivo all’instaurazione di un’industria marittima sostenibile che deve necessariamente affrontare cambiamenti radicali e che per tali ragioni necessita quindi del sostegno economico e finanziario da parte dell’Unione.
Comunicato Stampa Aldo Patriciello - www.patriciello.it
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