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Il 22, 23 e 24 luglio nella ridente contrada di S. Elia del Comune di S.Pietro in Amantea ogni anno si svolgono i festeggiamenti religiosi e civili in onore del Profeta Elia,

 

 

 

 

vissuto nel IX secolo avanti Cristo. Il profeta ebreo Elia, il cui nome significa “il mio Dio à Jahvà” visse sotto il regno di Acab, che aveva imposto il culto del dio Baal. Annunciò al Re, come castigo, un terribile flagello: tre anni di siccità. Rivolto al Re disse:-Per la vita del Signore, Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada, né pioggia, se non quando lo dirò io-. Lanciò poi la sfida sul monte Carmelo contro i 400 profeti di Baal. Sull’altare di Elia si accese prodigiosamente una fiamma e l’acqua invocata da tre lunghi anni scese copiosa a porre fine alla siccità. Il popolo credette in lui e linciò tutti i sacerdoti idolatri. Ma Elia non riuscì a sottrarsi all’ira dell’intrigante moglie del Re, Jezabel, di origine fenicia, che aveva dapprima favorito e poi imposto il culto del dio Baal.

Perseguitato, sconfortato, pregava ogni giorno Dio di farlo morire, perché credeva ormai che il suo lavoro, la sua stessa vita gli apparivano inutili.. Gli apparve un Angelo del Signore che lo confortò e gli porse una focaccia e una brocca d’acqua. Poi gli apparve Dio stesso, restituendogli l’indomito coraggio di un tempo. Allora comprese che Dio non propizia il trionfo del bene con gesti spettacolari, ma agisce con longanime pazienza. Allora Elia, con rinnovato zelo, tornò in mezzo al popolo a predicare la parola dell’unico Dio, ma non assistette al suo pieno trionfo.

Visse sempre al cospetto del Dio vivente. Egli stava alla presenza di Dio che rappresentava l’unico tesoro per cui abbandonare tutti i beni terreni. Non aveva casa, abitava nel luogo che il Signore gli indicava: nella solitudine sulle rive del Cherit, nella dimora della vedova di Zarepta a Sidone oppure nelle grotte del Carmelo. Era vestito di pelli come l’altro penitente, il Battista ( la pelle dell’animale defunto ricorda la caducità del corpo umano). Elia non si affanna per avere il pane quotidiano. Vive nella fiducia di essere assistito dal Padre Celeste che lo mantiene in modo meraviglioso; un corvo gli porta nella solitudine dell’eremo il cibo quotidiano; a Zarepta si sazia con il cibo inesauribile della vedova; prima di andare al Monte Santo dove gli apparirà il Signore, riceve da un Angwelo il pane celeste. Morì misteriosamente nell’850 a.c. su un carro di fuoco. Elia fu uno dei più grandi profeti e la sua missione fu di incitare il popolo alla fedeltà all’unico Dio. Eliseo, suo discepolo, prese il suo posto e portò con pieno successo l’opera di riedificazione spirituale. Fu anche l’unico testimone della misteriosa fine del suo maestro.

La chiesetta rurale è stata costruita in epoca remotissima quando le contrade del vasto territorio comunale di San Pietro in Amantea erano popolatissime e le terre erano tutte coltivate. Gli agricoltori avevano l’uso di fare continua dimora in campagna specie durante i raccolti estivi in case coloniche volgarmente chiamate “turre” e i proprietari terrieri, per venire incontro alle esigenze religiose dei braccianti, nei loro terreni fecero costruire alcune chiesette per mantenere vivo il culto religioso e la comodità della Messa nelle Domeniche e negli altri giorni festivi. Era il parroco del centro abitato che si recava percorrendo impervie stradine di campagna a dorso di un mulo a celebrare le Sante Messe, il quale aveva il diritto di percepire le decime Sacramentali. Le decime erano imposte ai fedeli dalla chiesa come sostentamento dei bisogni del Clero. Furono soppresse nel periodo 1848-1861. Dopo l’Unità d’Italia furono abolite in tutto il Regno, con Legge 4 luglio 1887. Allora non esisteva la cosiddetta congrua, il famoso assegno mensile che lo Stato pagava al Parroco per il suo ufficio e per le spese del culto. Erano i devoti, che con le decime e con le questue, mantenevano il clero locale e la comodità della Messa nelle domeniche dei mesi estivi.

La località di Sant’Elia ora è facilmente raggiungibile da Amantea, Campora San Giovanni e da San Pietro in Amantea percorrendo stradine di campagna regolarmente asfaltate. Fino a pochi anni fa nella omonima contrada si svolgeva anche una fiera di merci e bestiame. Il Comune di San Pietro in Amantea con delibera del Consiglio Comunale in data 30 settembre 1923 ripristina la fiera bestiame di S. Elia per il 24 luglio di ogni anno a cominciare dal 1924.

Le Sante messe vespertine, ore 19,00, saranno celebrate dal parroco Padre Pio Marotti . La Santa Messa del 24 sarà celebrata all’aperto, tempo permettendo, perché la chiesa è piccola e non può contenere tutti i fedeli Durante la festività di Sant’Elia tutta la comunità della contrada si veste a festa. La Statua del Profeta viene portata in processione, seguita dalla banda musicale di Amantea, lungo le principali vie della contrada e per devozione viene fatta sostare davanti alcune case dove i proprietari offrono ai fedeli per devozione dolciumi e bevande non alcoliche.

Festeggiamenti civili: 22 luglio “Serata con gli amici”, pasta con la mollica. Karaoke. “A Milunata” per tutti con bibite offerte dal Comitato festa.

23 luglio: Serata di musica leggera con il gruppo “Quelli come noi”. Ospite il cantante “Ciccio Svedese”.

24 luglio: Estate in musica. Revival anni 60-70 con il gruppo musicale “Contrabanda. A fine serata riffa con ricchi premi. Fuochi d’artificio.

Francesco Gagliardi

Pubblicato in Basso Tirreno

San Giuseppe, secondo il Nuovo Testamento, è lo sposo di Maria e il padre putativo di Gesù.

Nella Bibbia San Giuseppe è l’ uomo Giusto.

È venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica che dalla Chiesa ortodossa.

Il culto religioso di san Giuseppe è molto antico e nacque in Oriente nell’Alto Medioevo, per poi diffondersi in Occidente già nel Trecento.

Intorno a quel periodo, alcuni ordini religiosi cominciarono a osservare la sua festa proprio il 19 marzo, che ,secondo la tradizione, è il giorno della sua morte.

La festività di san Giuseppe fu inserita nel calendario romano da papa Sisto IV intorno al 1479, e nell’Ottocento il santo divenne patrono di diversi paesi con una importante tradizione cattolica, come il Messico, il Canada e il Belgio.

L’istituzione dell’altra festa cattolica che ricorda il padre di Gesù, san Giuseppe Artigiano – il primo maggio – è solo del 1955, in risposta alla festa dei lavoratori che aveva origini sindacali e socialiste.

Dal 1909 , si celebra anche la Festa del papà.

La prima fu celebrata negli Stati Uniti il 19 giugno 1910.

Ad Amantea San Giuseppe non ricevette molta attenzione, al punto che la unica chiesa a lui intestata è la piccola chiesa rurale che si trova sulle pendici del colle di Camoli e che venne edificata nel 1728, per cura di Fortuna Carratelli.

 

Proprio per questa sua collocazione da molto tempo San Giuseppe è il santo degli abitanti di Camoli , di Catocastro e di Acquicella.

 

Secondo una leggenda  la chiesetta sarebbe stata costruita ed intitolata a San Giuseppe come ex voto da un gruppo di marinai che si salvarono dal naufragio della loro nave.

Nei racconti degli amantani, in particolare di quelli che emigravano , la chiesa di san Giuseppe era l’ultima immagine del proprio paese, quella che restava impressa più nel cuore che nella mente.

La processione si è celebrata anche quest’anno .

Partita dalla collina di Camoli è scesa per un breve tratto sulla antica Traianea per imboccare Via Dogana fino a via Margherita , giungendo a via Vittorio Emanuele, e da li seguire Via Nuova, poi via Nazionale, corso Umberto primo e via Indipendenza fino alla chiesa di Sant’Elia, dove padre Francesco ha celebrato la S Messa e pronunciato una interessantissima omelia.

La banda

Padre Francesco Celestino

Le Verginelle

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