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La Calabria e la Campania sono le due regioni italiane che risultano penultima e ultima (rispetto alle altre regioni italiane) nella classifica realizzata dall’analisi dell’Ufficio studi della Cgia su dati relativi a un’indagine condotta dall’Ue sulla qualità della Pa a livello territoriale.

 

Per lo studio realizzato dal Fondo Monetario Internazionale la Calabria risulta al 14esimo posto nella classifica generale, per l’inefficienza della nostra Pubblica amministrazione, dopo alcune regioni della Turchia, Bulgaria, Romania e Serbia, dopo la Campania.

 

Sono 7 le regioni del Mezzogiorno che si collocano nelle ultime 30 posizioni: la Sardegna al 178° posto, la Basilicata al 182°, la Sicilia al 185°, la Puglia al 188°, il Molise al 191°, la Calabria al 193° e la Campania al 202° posto.

 

Solo Ege (Turchia), Yugozapaden (Bulgaria), Istanbul (Turchia) e Bati Anadolu (Turchia), presentano uno score peggiore della Pa campana.

L’inefficienza della PA costa oltre 30 miliardi di euro all’anno di mancata crescita.

Il risultato a cui sono giunti i ricercatori d’oltre oceano poggia su questa tesi: se la nostra amministrazione pubblica avesse in tutta Italia la stessa qualità nella scuola, nei trasporti, nella sanità, nella giustizia, etc. che ha nei migliori territori del Paese, il Pil nazionale aumenterebbe di 2 punti (ovvero di oltre 30 miliardi di euro) all’anno.

 

L’European Quality of Government Index (EQI) è il risultato di un’indagine sulla corruzione e la governance a livello regionale in Europa, condotta la prima volta nel 2010 e successivamente nel 2013.

L’indice finale della qualità della PA è frutto di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione. Nello specifico i quesiti convergono su tre servizi pubblici che hanno valenza più “territoriale”: formazione, sanità e pubblica sicurezza; l’indice finale, oltre ai dati delle indagini regionali, tiene conto anche di altri servizi più generali (ad esempio la giustizia) includendo alcuni indicatori del WGI data della Banca mondiale (dati nazionali).

Il risultato dell’indice è un dato standardizzato con la media di tutte le regioni pari a zero; i punteggi più elevati implicano una maggiore qualità della pubblica amministrazione.

Grazie politici calabresi a cominciare da Scopelliti ed Oliverio .

Pubblicato in Calabria

Se la vicenda non fosse di per sè drammatica potremmo chiuderla facendoci una grossa risata. Purtroppo non è così!!

La sintesi della vicenda:

  1. 1)La Cgia dice che in Italia ci sono quasi 3 milioni i lavoratori in nero che sottraggono alle casse dello Stato 43,7 miliardi di euro di gettito( con la emersione il Pil salirebbe di 102,5 miliardi). Di questi 3 milioni di lavoratori ben 181 000 sono in Calabria. Parliamo di una evasione di imposte per la sola Calabria pari a 2.750.000.000.
  2. 2)Si arrabbia Benedetto Di Iacovo, presidente della Commissione regionale della Calabria per l’emersione del lavoro non regolare il quale accusa la CGIA di falsità! Dice Di Iacovo: “I dati diffusi dalla CGIA di Mestre sul Sommerso nelle regioni italiane sono dei dati lontani dalla realtà. Anzi aggiunge :”“Si tratta di stime prive di contenuto scientifico”; ed infine dichiara che siamo di fronte ad “Una impostazione inaccettabile dal punto di vista politico perché tende a criminalizzare ingiustamente una parte dell’Italia”.
  3. 3)Insiste Giuseppe Bortolussi - Presidente della Cgia di Mestre il quale dichiara che:” Dalla replica che ha redatto(ndr di Di Iacovo), ho l'impressione che non abbia capito nulla».Non solo ma precisa che :” i nostri dati sono inconfutabili”. Infine conclude :” Invito il Presidente della commissione regionale della Calabria per il sommerso, Benedetto Di Iacovo, di andare a vedere i dati Istat, Censis e le ultime pubblicazioni redatte dal Centro Studi Sintesi in materia di evasione e lavoro nero».

 La questione certamente non finisce qui. Ci sembra che esista una sola possibilità: O Di Iacovo querela Bortolussi o si dimette.

Siamo in attesa di nuove.

La foto esemplifica la difficoltà di sapere quante sono le pecore: girano e non si sa dove comincino e dove finiscano!

Pubblicato in Italia
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