Si è svolta domenica 5 marzo a Longobardi la prima edizione del “Carnevale in carrozza”, festa che ha animato tutti, protagonisti dell’organizzazione e realizzazione e un caloroso pubblico. Un’edizione colorata, ma soprattutto ricca di sorrisi di grandi e piccini.
L’Associazione “I Briganti di Longobardi” torna con questa bellissima idea: L’idea di farsi piccoli per ritornare grandi; non spettacolari carri allegorici, ma piccole carrozze altrettanto belle, allegre e divertenti. La parola d’ordine è infatti stata ALLEGRIA, ma anche ORIGINALITA’ e così 10 piccole carrozze hanno sfilato per le vie del Paese. Tante le persone coinvolte nell’organizzazione, hanno scelto i temi attorno ai quali hanno potuto costruire delle piccole opere d’arte impegnandosi con passione nella realizzazione e nella decorazione.
Hanno così dato vita a momenti festosi e soprattutto di sana socialità e che ha visto come protagonisti i bambini e ragazzi, quelli che più di tutti ogni anno attendono con gioia questo momento.
Le carrozze in gara sono state:
- Team Ferrari
- Team degli ubriaconi
- Team birra dreher
- Team Ambulanza
- Team del Passeggino
- Team della bara
- Team gallina fatata
- Team Papa mobile
- Team A-Team
- Team sorpresa
Ogni carrozza aveva poi un gruppo di maschere a tema e una propria coreografia e hanno danzato portando musica e allegria.
La partecipazione del pubblico è stata calorosa, dimostrando quanto sia importante vivere, anche solo per un giorno con spensieratezza e coinvolgere tutto il paese con una incontenibile allegria. I festeggiamenti si sono protratti fino a sera con intrattenimento a cura della radio RLB in diretta.
Il carnevale è una delle espressioni più autentiche della nostra tradizione che ci fa capire quanto sia importante vivere in socialità e l’importanza di un sorriso. E l’Associazione “I Briganti di Longobardi” che già tante volte ci ha abituato all’importanza dei valori quali: socialità, tradizioni, amicizia, con manifestazioni quali “Notte di Mezz’estate” e “I giochi popolari” hanno intrapreso questo anno per carnevale questa bella ed originale iniziativa, piccole carrozze ma tanta fantasia, creatività e spontaneità.
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Longobardi
C’è una storia che non conosciamo né vogliamo conoscere . C’è una storia che non ricordiamo o non vogliamo ricordare. E’ la nostra storia. Quella che la storia dei libri didattici o scolastici non riporta. Per fortuna c’è qualcuno che ogni tanto la ricorda. Eccovene un saggio
“Agosto di 150 anni fa, sì alla legge Pica sul brigantaggio. E fu il via alle norme speciali per il Sud
Tra un mese saranno 150 anni. L'Italia dell'eterna emergenza, l'Italia dei provvedimenti speciali cominciava proprio da lì, dalla legge Pica. Era il 15 agosto del 1863, quando il neonato Parlamento di Palazzo Carignano a Torino disse sì a quei nove articoli scritti per reprimere, con le maniere forti, la rivolta del brigantaggio nelle regioni meridionali.
Sì, la prima legge eccezionale del nostro Paese iniziò da tribunali militari, fucilazioni senza garanzie, controllo armato di sei regioni. Di proroga in proroga, con quelle norme si arrivò al 1865. Dopo lo stato d'assedio del 1862, approvato anche per frenare i colpi di coda dei garibaldini all'Aspromonte, fu di fatto una separazione giuridica dell'Italia.
Il Paese unito due anni prima veniva diviso sulla Costituzione: nel centro-nord osservanza delle garanzie costituzionali, al Sud lo Statuto albertino diventava carta straccia. A vantaggio del potere militare, che calpestava il principio del giudice naturale e mortificava il diritto alla difesa. A proporre la legge fu un deputato abruzzese: Giuseppe Pica.
Fu introdotto, per la prima volta, anche il termine di camorrista in una norma. Bastava un sospetto, una soffiata e si poteva essere esaminati da una commissione provinciale che poteva inviare il presunto camorrista al domicilio coatto. Camorristi in città, briganti nelle campagne.
Qualche anno fa, gli Archivi di Stato pubblicarono dei preziosi volumi con l'elenco di tutti i documenti conservati in Italia sul brigantaggio post-unitario. Una mole enorme di fonti che forniscono un quadro drammatico delle lacrime e sangue di quegli anni nel Mezzogiorno d'Italia.
Commissioni provinciali, tribunali speciali, udienze rapide. Solo fino al 1864, i tribunali militari affrontarono 3616 processi con 9290 imputati. E il generale Alfonso La Marmora, prefetto e comandante militare a Napoli, sul periodo che aveva preceduto la legge dichiarò: "Da maggio 1861 a febbraio 1863 abbiamo ucciso o fucilato 7151 briganti".
Mano pesante. Repressione, nel Far West a Sud dell'Italia. La legge che violava lo Statuto se la rideva sull'eguaglianza dei cittadini italiani: quelli del centro-nord erano più uguali degli altri.
Dalla legge Pica si è arrivati alle leggi straordinarie in materia economica, poi a quelle sulla criminalità organizzata. Scrisse Aurelio Saffi, garibaldino e componente della commissione d'inchiesta sul brigantaggio, alla moglie: "La natura del brigantaggio è essenzialmente sociale e, per accidente, politica. La causa radicale e permanente è la misera condizione de' braccianti lavoratori delle campagne e de' pastori" Da le CONTROSTORIE di Gigi Di Fiore
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