Dodici anni fa con la famiglia andai alla tomba di San Francesco di Paola a Tours.
Ai lati della tomba da un lato un orto quasi abbandonato e gestito direttamente dai Minimi, dall’altro una serie di orti ben curati e gestiti da abitanti della cittadina.
Oggi questo fenomeno è diventato sempre più importante.
Non solo per la produzione di prodotti orticoli di alta qualità, ma anche per il rapporto che si instaura tra coloro che utilizzano questi piccoli terreni. Una sorta di socializzazione accelerata.
Tra l’altro i prodotti sono vendibilissimi perché si tratta di generi di cui si sa la provenienza e la bontà.
Si tratta di modelli urbani capaci di soddisfare le esigenze dei cittadini peraltro conservando terreni che vengono sottratti alla selvaggia speculazione edilizia.
Un modello che diventerà sempre più indispensabile man mano che la popolazione mondiale crescerà fino ai 9 miliardi previsti per il 2050.
Gli orti sociali saranno allora da un lato una "via d'uscita dalla povertà" fornendo cibo per le famiglie più povere e reddito dalla vendita dei prodotti, con un basso costo iniziale e un'alta resa per unità di tempo.
Avremmo voluto rinvenire un centinaio di micro orti muniti di acqua potabile ( ove possibile da pozzi scavati nella zona) da assegnare ad anziani ed a famiglie dotandoli di micro recinzioni e di piccoli box per conservare attrezzi.
Lo avremmo fatto se fossimo riusciti ad andare a gestire il comune. Non è andata così!
Volevamo anche creare un mercato sociale dei prodotti da orti sociali. Un mercato da allocare nell’area del mercato degli agricoltori nei pomeriggi.
Ne avevamo parlato con la Coldiretti che avrebbe gestito il mercatino per le famiglie amanteane in maggiore stato di bisogno.
Lo proponiamo alla nuova amministrazione Sabatino.
Chissà che la nuova Giunta non faccia propria la nostra proposta.
Amantea non ha bisogno di attori, ma di idee che aiutino la comunità e questa ci sembra una buona idea
E di pezzi di orti ne avevo già individuati molti.
Giuseppe Marchese
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Cronaca