In questo caso, a quella prevista dal Corano.
Agenpress – In una scuola di Mestre (Venezia),dei genitori bengalesi musulmani hanno chiesto un menù alternativo a base di carne halal – che vuol dire “lecita”, macellata cioè secondo i dettami del Corano – per i loro figli.
La richiesta, avanzata durante il colloquio tra genitori e insegnanti, ha già scatenato polemiche e reazioni da parte della Lega, che ha definito la vicenda “l’apoteosi dell’assurdo“.
Si tratta di una certificazione molto importante, perché attesta che la carne (di vitello, manzo o pollo, il maiale è proibito) sia stata macellata come stabilito dai precetti religiosi.
In base alle differenti regioni di provenienza però, esistono interpretazioni più o meno rigide di questa norma.
Le regole che rendono la carne “halal” presentano diverse similitudini con quelle ebraiche, alla base della cucina kosher.
La carne halal proviene dall’uccisione dell’animale, senza preventivo stordimento, e può avvenire solo con coltelli speciali che non si trovano in commercio, lunghi e affilatissimi (vengono testati e riaffilati dopo ogni singola macellazione).
Va praticato un solo taglio alla gola, netto e rapido, per garantire la perdita di coscienza nel più breve tempo possibile (pochi secondi) e il successivo completo dissanguamento”.
“I genitori potrebbero fare richiesta per un menù privo di carne – suggerisce la dirigente scolastica della scuola primaria ‘Cesare Battisti’ di Mestre – magari inserendola nel modulo di iscrizione.
In questo modo i bambini potrebbero integrare la carne durante la cena”.
Nonostante le classi dell’istituto siano composte per il 60% di bambini di origine straniere, la preside fa sapere che “al momento la scuola non è in grado di garantire carni di tipo halal”.
Il partito di Matteo Salvini ha avanzato forti proteste alla richiesta dei genitori bengalesi: “Siamo davvero all’apoteosi dell’assurdo – ha commentato il deputato Alex Bazzaro – Quanto sta accadendo alla scuola Cesare Battisti è davvero vergognoso”.
Bazzaro continua definendo “dannoso” un menù musulmano perché “è tutto tranne che un segno di integrazione.
Una deroga per esigenze mediche si può comprendere, ma non voler accettare gli usi e costumi della nostra cucina è inaccettabile: chi sceglie l’Italia sposa le nostre tradizioni”.
Ndr.Vorrà dire che i nostri figli e nipoti dovranno mangiare secondo le loro usanze e le loro tradizioni?
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Italia
Non è uno scherzo .Finora i migranti arrivavano solo con i barconi
Ora no!
Ora usano velieri da 12 metri.
E fanno un viaggio lunghissimo.
Dal Bengala in Italia, in linea d’aria ci sono circa 7000 km.
Via mare sono molti di più.
Chi parte dal Bengala con un veliero da 12 metri deve attraversare il Pacifico, entrare nel Mar Rosso e poi attraversare quasi tutti il Mediterraneo.
E per caricare i Pakistani deve navigare anche nel mar Arabico dopo aver circumnavigato l’India.
Il mistero principale di questi viaggi è sapere chi guida questo veliero.
Un Bengalese od un Pakistano?.
L’ultimo veliero è sbarcato lungo le coste del crotonese, a Capo Cimiti nel territorio del Comune di Isola Capo Rizzuto, all’interno dell’Area marina protetta Capo Rizzuto.
Del gruppo, arrivato a bordo di un veliero di 12 metri, fanno parte 27 pakistani e 5 bengalesi.
Tra loro anche 4 minori e due donne.
A dare l’allarme è stato il proprietario del fondo attiguo al tratto di costa che i migranti avevano già raggiunto dopo essere scesi dalla barca.
Sul posto è intervenuto il dispositivo di soccorso del quale ha fatto parte anche personale della Croce Rossa e della Misericordia.
Sullo sbarco indaga la Polizia di Stato.
Gli investigatori stanno cercando chi ha costruito il veliero, a quale nazione appartenesse, chi lo abbia pagato, quanto abbia pagato, chi lo abbia guidato ed altro.
Comunque sia ora l’Italia ha un veliero in più!.
Chissà se lo Stato ne regalerà qualcuno anche al Comune di Amantea da tenere nel nostro porto?
Forse il comune potrebbe richiederlo.
Nel nostro porto farebbe una bella figura. Magari solo arredato di bandierine.
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Amantea Futura
Su richiesta del pm Anna Chiara Fasano, il gip Rosamaria Mesiti ha sequestrato lo stabile dopo che la Guardia di finanza, durante il sopralluogo, ha chiesto un intervento sul posto di un ispettore dell’Asp di Cosenza.
Quest’ultimo ha confermato le “precarie” condizioni igienico-sanitarie dei locali affittati, risultati incompatibili con le “normali condizioni di vita”.
Nella palazzina, infatti, le fiamme gialle hanno trovato cucine alimentate pericolosamente con bombole a gas e stoviglie ed accessori in pessime condizioni.(vedi foto)
I bagni e le docce erano addirittura fuori dall’edificio.
Complessivamente, al termine delle indagini sono stati denunciati alla Procura della Repubblica i 2 soggetti locatori, per il reato di “Favoreggiamento della permanenza illegale dello straniero nello Stato”, con conseguente sequestro (ai fini della confisca) degli immobili aventi una superficie di oltre 700 mq, disposto dal G.I.P. dott.ssa Rosamaria Mesiti, su richiesta della dott.ssa Anna Chiara Fasano, Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Paola, diretta del dott. Pierpaolo Bruni.
Denunciati anche 5 clandestini, per il reato di “Ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato”.
Infine denunciati 3 stranieri identificati e 2 ignoti fuggitivi, per i reati di “Detenzione per la vendita di prodotti industriali recanti marchi contraffatti” e “Ricettazione”, ai quali sono stati sequestrati n. 409 beni di note case di moda, recanti marchi contraffatti (fra scarpe, borse, borsellini ed occhiali da sole).
La Procura di Paola, guidata da Pierpaolo Bruni, adesso calcolerà gli affitti percepiti in nero negli ultimi anni e li sottoporrà a tassazione.
Tutti i 15 Bengalesi pagavano, in nero, 100 euro al mese per vivere in un fabbricato di 700 metri quadri, tra cumuli d spazzatura, stanze sporche prive di pavimenti, mobili e letti.
I canoni di locazione percepiti “in nero”, nel tempo saranno calcolati e sottoposti a tassazione.
I cittadini extra-comunitari, che dormivano per terra, sono stati accompagnati presso la caserma delle Fiamme Gialle, per essere identificati compiutamente mediante rilievi foto-dattiloscopici, così individuando, all’esito delle predette attività, anche i 7 cittadini stranieri privi di titolo di soggiorno. Complessivamente, al termine delle indagini sono stati denunciati alla Procura della Repubblica.
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Storia locale della Calabria