Pepsi, colosso delle bibite mondiale, ha deciso di rimuovere un ritardante di fiamma vegetale dal Gatorade, la famosa bibita dedicata agli sportivi. La decisione è stata presa a seguito di una petizione nata in Rete, sulla base di possibili effetti dannosi della sostanza sulla salute.
Non è dato ben sapere perché la bevanda necessiti di un ritardante di fiamma, ma PepsiCo ha deciso di eliminare l’olio vegetale bromurato dagli ingredienti del Gatorade. A lanciare l’allarme una giovane quindicenne: incuriosita dall’etichetta, ha cercato su Google questo olio, scovando così delle correlazioni tra la sua assunzione e l’inibizione al normale funzionamento del sistema endrocrino.
La ragazza ha quindi deciso di aprire una petizione su Change.org, un portale dedicato alla denuncia e alla sottoscrizione di firme per i più svariati temi, e raggiunti i 200.000 utenti PepsiCo ha deciso di passare all’azione. Sebbene le bottiglie e le lattine in circolazione non verranno ritirate – l’olio vegetale bromurato rimane una sostanza consentita dalla FDA – le nuove confezioni ne saranno totalmente prive.
Gli utenti europei non hanno nulla di cui preoccuparsi: da anni le normative comunitarie impediscono l’utilizzo di questa sostanza in bevande gassate o altri tipi di ritrovati per l’alimentazione. Lo stesso vale in Giappone, mentre nel resto del globo le istituzioni locali ne indicano i limiti massimi, lasciando alle singole aziende la discrezione di farvi o meno ricorso. La decisione di PepsiCo riguarderà non solo gli Stati Uniti, ma anche il Sudamerica.
È dagli anni ’70 che la comunità scientifica discute sull’olio vegetale bromurato e pare sia in alcuni casi connesso all’emersione di patologie della pelle, problemi alla memoria, patologie comportamentali e disturbi riproduttivi. Sebbene la precisa correlazione non sia mai stata ufficialmente chiarita, pare che la sostanza agisca a livello endocrino scombussolando le normali funzionalità tiroidee, tra cui il corretto assorbimento dello iodio. In generale, sembra che negli Stati Uniti la sostanza sia presente in bibite frizzanti a base di agrumi, come aranciate o la tipica soda. Come già ricordato, nessun pericolo corrono invece i consumatori italiani. Marco Grigi greenstyle.it
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