Le Province sono una sorta di maledizione costituzionale di Tutankhamon.
Ci sono, rivivono e vogliono soldi.
Il bello è che li chiedono quei politici che hanno votato la legge 56/2014( la cd Riforma Delrio)
Ma cosa sono ? O meglio, cosa è rimasto?
Lo vedete nella tabella sottostante.
Sostanzialmente :
Ecco l’essenzialità dei numeri:
-100 mila chilometri di strade da mantenere;
-5 mila scuole superiori da ristrutturare e da scaldare nel rigido inverno;
-20 mila dipendenti da nutrire, dipendenti rimasti in Provincia dopo la maxi-mobilità (riforma Delrio, legge 56/2014) che ne ha distribuiti altri 23 mila fra Comuni, Regioni, Corte dei Conti e pre-pensionamenti;
-una spesa corrente che si aggira, appunto, sui 4,8 miliardi all’anno, (970 milioni solo per il personale).
Una massa di danaro, tra l’altro, già finanziabile con le tasse automobilistiche e assicurative, ma che pare insufficiente al fabbisogno degli enti intermedi;
La notizia è che non solo le vituperate Province, sorelle del Cnel e madrine di tutti gli enti inutili siano risorte; ma anche che ora, fiere e vendicative come nei romanzi d’appendice, chiedano al Presidente della Repubblica soldi per tornare a campare come una volta.
Almeno 650 milioni.
Per ora, giusto «per azzerare i tagli previsti del 2017».
Dopodiché i redivivi punterebbero ad oboli graduali dello Stato.
E come un ritornello delle canzoni più note tutti ripetono quello che dice il presidente dell’Upi Achille Variati : Siamo in emergenza e la conseguenza di questa emergenza è che, se non risolta, avrà ripercussioni pesantissime sui servizi ai cittadini la cui erogazione non potrebbe più essere garantita».
Sotto il profilo squisitamente giuridico Ugo De Siervo, già presidente della Corte Costituzionale ammette che per le Province, e allo stesso modo per le Città Metropolitane, tutto rimarrà secondo l’impostazione data dalla legge 56.
Ed il sottosegretario uscente agli Affari regionali Gianclaudio Bressa, tra i padri della legge 56 ribatte: «Quel provvedimento è stato approvato a Costituzione vigente, che non stata modificata, quindi nulla cambia».
Tra i diversi politici a difendere le ex province anche Oliverio il quale dice: «Non possiamo permettere il tracollo delle Province»
Ed il deputato del Pd annuncia un intervento in Parlamento: «Necessario individuare risorse finanziarie per le emergenze strutturali e avviare una seria riflessione sul futuro dei nostri enti intermedi»
Pubblicato in
Italia
Questa Italia è sempre più assurda. Roba da ex manicomi. Volete un esempio? Eccovelo!
In Calabria ci sono 1.358 unità eccedenti nelle ex amministrazioni provinciali così ripartite:
Catanzaro: 259 dipendenti, 11 milioni
Cosenza: 514 dipendenti, 23,2 milioni
Crotone: 154 dipendenti, 6,1 milioni
Reggio Calabria: 239 dipendenti, 8,4 milioni
Vibo Valentia: 192 dipendenti, 7,2 milioni
In tutto i dipendenti a tempo indeterminato nelle Province italiane sono 31.400.
Di questi le eccedenze dovrebbero riguardare 15.700 lavoratori.
Nelle città metropolitane i dipendenti a tempo indeterminato sono 12mila, di cui 3.600 in esubero, per una spesa di circa 55 milioni di euro.
Insomma parliamo di 19.300 esuberi da ricollocare
Ma parliamo della Calabria
In Calabria mediamente le province devono ricollocare 1.358 dipendenti; una media di 3.3 persone per comune
In provincia di Cosenza occorre ricollocare 514 dipendenti; una media di 3.3 persone per comune
Non poche.
Ma allora perché queste persone non vengono avviate nei posti vacanti che esistono nei comuni ed i comuni bandiscono concorsi per le loro assunzioni?
Queste persone verranno poi inviate nei comuni in soprannumero e quindi senza le economie cercate o verranno dismessi dal lavoro e diventeranno i nuovi precari della PA ?
Ovvii gli scioperi e le reazioni.
Il Ministro Madia dichiara : "Garantiremo un posto a tutti".
Ma come ci chiediamo? Ed ecco le risposte.
8.000 lavorano nei Centri per l'impiego e verranno ricollocati nello Stato.
Dei 12.000 circa che restano 3.000 sono in zona pensione e quindi nel giro di un paio d’anni saranno espulsi dal sistema lavorativo
Rimangono allora 9.000 dipendenti che messi in mobilità dovranno trovare una collocazione entro i prossimi due anni o verranno messi fuori servizio, conservando però l'80 per cento dello stipendio.
La legge Del Rio però prevede il riassorbimento di una parte del personale da parte dello Stato, per esempio l'agenzia delle Entrate, o da parte delle Regioni e dei Comuni.
Ed infatti fa eco la Madia la quale cerca di gettare acqua sul fuoco spiegando che «Abbiamo bloccato tutte le assunzioni. Proprio per dare priorità insieme ai vincitori di concorso non assunti alla mobilità delle Province».
Ma è sicuro il ministro che ubbidiranno tali norme?
Od i comuni , le regioni e gli enti statali bandiranno i concorsi e faranno ben diversamente?
Ed in questo caso cosa farà il ministro? Annullerà i concorsi banditi?
Pubblicato in
Italia