Grillo: bancarotta Italia in autunno. I numeri delle Quirinarie: 4.677 voti per Rodotà
La bancarotta
«L'Italia in autunno è in bancarotta». Lo ha detto Beppe Grillo in un'intervista al tabloid tedesco Bild, nella quale afferma che «le piccole e medie imprese falliscono» e «tra settembre e ottobre il governo sarà a corto di soldi e avrà difficoltà a pagare le pensioni e gli stipendi». Stamane il leader del movimento cinque stelle, reduce dalla prima batosta elettorale in Friuli Venezia Giulia, ha pubblicato un post sul suo blog in cui dà i dati delle "Quirinarie", l'inedita elezione online del candidato Presidente della Repubblica, da cui risulta «che 48.292 persone sono state chiamate a partecipare del MoVimento 5 Stelle». E «il processo dei due turni di voto è stato verificato dalla società di certificazione internazionale DNV Business Assurance».
I risultati delle Quirinarie
Infine la tabella delle Quirinarie: i voti espressi sono stati 28.518, così ripartiti: Gabanelli Milena Jole: 5.796, Strada Luigi detto Gino 4.938 - Rodotà Stefano: 4.677, Zagrebelsky Gustavo: 4.335, Imposimato Ferdinando 2.476, Bonino Emma: 2.200, Caselli Gian Carlo: 1.761, Prodi Romano: 1.394, Fo Dario 941. Di seguito l'intervista con il tedesco Bild.
La rielezione di Napolitano un subdolo colpo di Stato
«La rielezione di Giorgio Napolitano equivale a un subdolo colpo di Stato». Beppe Grillo rilancia quello che aveva ammorbidito nella conferenza stampa, nella quale aveva parlato di «colpetto furbo», «I partiti - ha aggiunto - lottano per la sopravvivenza».
In Italia c'è molta rabbia, noi la teniamo a freno
«La situazione non è da ridere. In Italia c'è una rabbia enorme. Noi teniamo a freno questa rabbia», ha detto il leader del Movimento 5 Stelle, tornando sulla definizione del candidato cancelliere Spd Peer Steinbrueck, che all'indomani del voto si disse indignato dell'elezione di due comici in Italia. Grillo replica: «Come comico non la trovo un'offesa. Forse sono un ex comico? Qualche volta non so più neppure io cosa sono».
Basta compromessi
La politica non è anche l'arte del compromesso? «Oh no, nessun compromesso», risponde il leader del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo. «In Italia - aggiunge - sono stati fatti troppo a lungo sempre nuovi compromessi».
Contento se invasi dai tedeschi
«Nel parlamento siedono ancora 30 parlamentari condannati e con sentenze passate in giudicato. Io vorrei avere anche persone oneste, competenti e professionali in posizioni giuste«. Ecco perché «gradirei un'invasione tedesca in Italia», ha detto Beppe Grillo al Bild.
"M5S primo assoluto".
«M5S primo assoluto». Lo scrive Beppe Grillo in un tweet, postando un fotogramma de sondaggio nazionale diffuso ieri da La7 che vede il Movimento stellato primo partito al 29,1%, con un trend di crescita del 5,2% in una sola settimana. Il Pdl è dato al 27,1% e il Pd al 20,3 per cento
Ilsole24ore
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Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota:
“Come si fa per impedire a un giornalista di indagare e permettere ai cittadini di conoscere la verità? Fascismo, stalinismo e logge massoniche avevano i loro metodi coercitivi. Oggi la censura preventiva e l'intimidazione si attuano con espedienti più moderni, e solo apparentemente meno perversi e repressivi. Ad esempio intentando una causa nei confronti di una giornalista e chiedere un risarcimento milionario perché una sua inchiesta ha cercato di fare luce sulle zone d'ombra di una multinazionale.
È ciò che ha fatto l'Eni, sesto gruppo petrolifero mondiale per giro di affari che con una querela di ben 145 pagine accusa Report di Milena Gabanelli di averne leso l’immagine per un'inchiesta del dicembre 2012. Cospicua la richiesta di risarcimento: 25 milioni di euro. Chi si sente diffamato ha tutto il diritto di tutelarsi ma è chiaro che in questo caso l'obiettivo è un altro: un palese tentativo di intimidazione. Il termine tecnico è "querele temerarie," un'azione di sbarramento compiuta nei confronti di un giornalista per dissuaderlo dal proseguire il suo filone di inchiesta. E ovviamente per disincentivare altri cronisti dall'occuparsi dello stesso tema.
Per impedire l'uso di questo strumento intimidatorio il Parlamento ha avviato un lavoro bipartisan nella passata legislatura. Un iter che ovviamente giace ora impolverato nei cassetti di Montecitorio e Palazzo Madama. Per questo oggi lanciamo una petizione per chiedere che il nuovo Parlamento voglia immediatamente mettere mano ad una revisione della materia che preveda una sostanziosa penalità nei confronti di chi utilizza strumentalmente questo tipo di richieste, condannando il querelante, in caso di sconfitta in sede giudiziaria, al pagamento del medesimo importo: se cioè chiedi 25 milioni di euro alla Gabanelli di risarcimento e poi perdi la causa la risarcisci della stessa cifra. E vince il diritto di informare ed essere informati. Stefano Corradino via Change.org
Per firmare la petizione:
https://www.change.org/it/petizioni/salviamo-report-e-il-diritto-di-informare#share
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