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Si, è vero. Questa antica città quale è Amantea ha anche un mare straordinario, dove si trova di tutto.

 

Una ricchezza che meriterebbe un museo del mare ed una serie di progetti ed azioni atti alla sua conoscenza .

Potremmo parlarne a lungo e forse qualche giorno lo faremo insieme agli amici che ogni giorno ci offrono informazioni e spunti di attenzione.

Parliamo di Franco Gaudio, di Cenzino Giambra, di Bruno Gregorio, di Rocco Guido , di Santo Calisto, di Ottaviano Di Puglia e Dino Baldacchino, e tanti altri.

Ed ecco la riprova.

 

Ecco cosa scrive il dr Francesco Gaudio.

“Nei giorni scorsi ha attirato la mia attenzione una cattura effettuata da un peschereccio dedito alla pesca delle Lampughe.

La cattura effettuata dal peschereccio è stata di ben due esemplari di una specie di pesce alla quale il comandante del peschereccio non ha saputo dare un nome e ha dichiarato altresì di non aver mai visto niente del genere.

Giudicato di scarso valore commerciale il pescato è stato regalato ad alcuni fruitori del porto di Amantea, gli stessi però hanno apprezzato le carni del pesce foglia.

 

Introduzione – Specie cosmopolita, considerata ancora rara per il Mediterraneo occidentale (Bradai, 2000; Hemida et al., 2003), Lobotes surinamensis (Bloch, 1790) è stata segnalata per la prima volta in Mediterraneo nelle acque del palermitano da Pietro Doderlein nel settembre 1875. Successivamente è stata catturata nelle acque di Pizzo (CZ) nell’ottobre del 1967 (Bini, 1968) e nel settembre 1996 nelle acque di Monte Argentario, Grosseto (De Pirro et al., 1997).

La mattina del 1 ottobre 2006 durante una battuta di pesca l’equipaggio del motopesca 4PA580, di proprietà dei fratelli Nevoloso di Isola delle Femmine (Palermo) catturava, con una rete di circuizione (cianciolo), sotto un pattino alla deriva, a circa 25 miglia N da Punta Raisi (Palermo), un esemplare di L. surinamensis.

Quest’ultimo nuotava all’ombra del pattino insieme ad una trentina di individui di Naucrates ductor (Linneo 1758), 7 di Coryphaena hip­purus Linneo 1758 e 2 di Schedophilus ovalis (Cuvier 1833). In questa breve nota si riportano i principali caratteri morfologici dell’esemplare catturato e alcune osservazioni sullo stato dell’arte dei nostri mari.

Risultati – Gli esemplari di L. surinamensis avevano un peso di 2500 gr., una lunghezza totale di 450 mm ed una lunghezza standard di 410 mm. (Raggi: D=XI-15; A=III-11; P=14; V=I-5; C=18). Colorazione: dorso bruno alternato ad aree giallastre, più scuro in prossimità delle pinne; fianchi e ventre grigio metallico, pinne pettorali gialle, cau­dale orlata di giallo.

Non avendo dati su un numero congruo di esemplari.

Si può ipotizzare che questa forma di vita sia presente nel mediterraneo meridionale già da un lasso di tempo più o meno lungo in relazione all’accrescimento della specie in questione e alla loro principale peculiarità ovvero l’essere eurialini (capacita di sopportare e quindi adattarsi agli sbalzi di salinità).

Conclusioni – Come precedentemente notato da De Pirro et al. (1997) tutte le catture di questa specie nelle acque italiane avvengono durante la stagione autunnale. Dati di letteratura riportano che L. surinamensis sia un predatore opportunista di crostacei e piccoli pesci (Sommer et al., 1996). Merriner e Foster (1974) sostengono che questa specie si nutre preva­lentemente di clupeidi. Secondo Franks et al. (2003) la dieta di L. surinamensis è com­posta al 49.4% di crostacei e al 50.6% di osteitti. In particolare due specie pelagiche, il carangide Chloroscombrus chrysurus (Linneo 1766) e il clupeide Brevoortia patronus Goode, 1878, risultano essere maggiormente predate da L. surinamensis. Poiché non esistono dati sulla alimentazione di questa specie in Mediterraneo sembra interessante riportare in questa nota la predazione di L. surinamensis su N. ducato (pesce pilota) osservata in una precedente cattura di Lobotes surinamensis e quindi trovandosi in una situazione di competizione alimentare con la Lampuga che è l'unica specie che comporta un pericolo per i pesci pilota.

Ringraziamenti – Un doveroso ringraziamento è rivolto a Ottaviano Di Puglia e Dino Baldacchino che hanno permesso l’identificazione della cattura dei due esemplari di LOBOTES SURINAMENSIS.

Bibliografia

BINI G. (1968) - Un pesce perciforme raro per i mari italiani (Lobotes surinamensis Bloch, 1790). Atti Soc. Pelor. Sc. Fis. Mat. Nat., 14 (1-2): 49-53.

BRADAI M.N. (2000) – Diversité du peuplement ichtyque et contribution à la connaissance des sparidés du Golf de Gabès. Ph. D. Thesis, University of Sfax, Tunisia: 600 pp.

DE PIRRO M., TOSI G., VANNI S. (1997) - Terza cattura nei mari italiani di Lobotes surinamensis (Bloch, 1790) (Actinopterygii, Perciformes, Lobotidae). Atti Soc. tosc. Sci. nat. Mem., (B) 103 (1996): 113-114.

DODERLEIN P. (1875) – Descrizione di un specie del genere esotico Lobotes, presa nelle acque dei contorni di Palermo. Memoria del socio Prof. Pietro Doderlein. Palermo Tipografia Fraurenten­felder: 13 pp.

FRANKS J.S., VANDER KOOY K.E., GARBER N.M. (2003) – Diet of tripletail, Lobotes surina­mensis, from Mississipi coastal waters. Gulf Caribb. Res., 15: 27-32.

HEMIDA F., GOLANI D., DIATTA Y., CAPAPÈ C. (2003) - On the occurence of the Tripletail, Lobotes surinamensis (Bloch, 1790) (Osteichthyes: Lobotidae), off the coast of Algeria (Southern Mediterranean). Annales Ser. Hist. nat., 13 (2): 145-148.

MERRINER J.V., FOSTER W.A. (1974) – Life history aspects of the tripletail, Lobotes surinamensis (Chordata-Pisces-Lobotidae), in North Carolina waters. J. Elisha Mitchell Sci. Soc., 90 (4): 121-124.

SOMMER C., SCHNEIDER W., POUTIERS J.M. (1996) – FAO species identification guide for fishery purposes. The living marine resources of Somalia. FAO, Rome: 376 pp.

Dott. Francesco Gaudio

Che il mare amanteano sia sorprendentemente ricco, al punto da meritare un museo del mare che nessuna amministrazione ha mai capito quanto sia importante per la storia locale e per il turismo, è cosa ormai risaputa.

E questa ricchezza imporrebbe ben altro rispetto del mare da parte di tutti e non solo quello solo suggerito da alcuni ambientalisti del dire( non si offendano, per carità!)

Tante le rarità; dal corallo, anche nero, alla Dendrophyllia ramea, alla straordinaria e minacciata Charonia lampas .

L’ultima sorpresa è stata la pesca di un rarissimo Polpo Palla, quello nella foto.

La foto ci è stata offerta dal dr Franco Gaudio, noto esperto amanteano laureato in scienze della maricoltura, pesca e igiene dei prodotti ittici, che ne è venuto in possesso perché interessato dal pescatore del rarissimo polpo

Il dr Gaudio ha provveduto alla conservazione in alcool dell’ottopode pelagico e ci ha dichiarato :” È una specie molto rara e le segnalazioni della sua presenza nel mediterraneo sono molto sporadiche. Si tratta quindi di un rinvenimento che farebbe invidia a tutti i musei”.

Alla identificazione ha anche contribuito il dr Mario Miglietta veterinario residente in Amantea.

A posteriori la foto è stata inviata anche al nostro amico dr Simone Pietro Canese scienziato dell’ Ispra ( lo scopritore del corallo nero del Tirreno calabrese) che si è complimentato per la avvenuta conservazione in alcool a cura del dr Gaudio: “ Ciao Giuseppe, complimenti  sembra che avete raccolto una rarissima Ocythoe tubercolata, di questo animale si sa veramente pochissimo, avete fatto bene a conservarlo in alcool. Un carissimo saluto”

La famiglia “Ocythoidae” comprende la sola specie Ocythoe tuberculata, conosciuta anche con il nome di Football octopus. È un dell’ottopode pelagico che durante le ore notturne può raggiungere anche la superficie. È una specie cosmopolita dei mari temperati e tropicali presenti soprattutto nell’emisfero settentrionale. Nei nostri mari questa specie è ritenuta rara anche se in realtà la sua comparsa ha un andamento stagionale tanto che si sono avute diverse segnalazioni di catture nello stesso ambiente ed in un breve spazio di tempo.

Ed infatti tale mollusco è stato pescato negli ultimi venti anni una volta all’isola d’Elba ( 1984) ed un paio di volte nel mare di Salerno( 2011).

Il nostro amico e bravissimo pescatore Vincenzo( cenzino) Giambra, che abbiamo sentito, ci ha riferito di aver anche lui pescato qualche anno addietro per due volte uno di questi rarissimi esemplari.

Sarebbero quindi almeno 2 i rinvenimenti di questo raro mollusco nel solo mare di Amantea.

L'Ocythoe è una specie pelagica che vive tra la superficie e i 200 m di profondità e poco si sa della sua biologia e abitudini.

Ed infatti la sua pesca è avvenuta al largo di Amantea in corrispondenza dell’area detta “ i sbunnati”, cioè dove finisce la prima zona continentale per poi sprofondare .

Tra le sue particolarità, anche il metodo riproduttivo: la femmina produce un gran numero di piccole uova (fino a 100.000) che non abbandona, ma tiene in incubazione nel suo lungo ovidotto fino alla schiusa delle larve

Si tratta di una specie dal marcato dimorfismo tra il maschio e la femmina

La femmina, infatti, di dimensioni maggiori, può raggiungere la lunghezza di un metro, a differenza del maschio che raggiunge la lunghezza di 10 cm circa.

L’ esemplare pescato ad Amantea misurava oltre 50 cm.

Inoltre le femmine sono i soli cefalopodi muniti di una vera vescica natatoria (tipica invece dei pesci) e a ciò si deve probabilmente il popolare nome di polpo palla dato alla specie.

News

Ed ecco gli artefici della straordinaria pesca.

Si tratta di "capitan Totanic", proprio a bordo della "Totanic" condotta da Gianluca Bossio e con "primo assistente"  Francesco Bruni.

Due pescatori dilettanti di notevole esperienza e di alta professionalità!

Nei prossimi giorni il racconto della pesca.

Giuseppe Marchese

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