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E’ un espresso invito di Padre Rocco recato anche dalla locandina.

“Si invitano i fedeli ad adornare strade e balconi”

Si nota da questo invito l’amore per Amantea.

 

 

 

Oltre che l’amore per la celebrazione del Corpus Domini

“La festa liturgica che affonda le sue radici nella Gallia belgica, che san Francesco definiva «amica Corporis Domini», grazie alle rivelazioni dell’agostiniana e mistica Beata Giuliana di Retìne, che nel 1208 ebbe un’estasi: vide il disco lunare risplendente di candida luce, deformato però da una linea in ombra.

Si trattava della rappresentazione simbolica della Chiesa, alla quale mancava una solennità in onore della Santa Ostia.

Alla monaca, nello stesso anno, apparve Cristo, che le chiese di impegnarsi affinché venisse istituita la festa del Santissimo Sacramento al fine di ravvivare la fede dei fedeli e di espiare i peccati commessi contro l’Eucaristia.

Nominata priora del convento di Mont Cornillon di Liegi, chiese consiglio ai maggiori teologi ed ecclesiastici del tempo, interpellando anche l’arcidiacono di Liegi, Jacques Pantaléon, futuro papa Urbano IV, e il Vescovo di Liegi, Roberto de Thourotte.

Fu così che nel 1246 quest’ultimo convocò un concilio, ordinando, a partire dall’anno successivo, la celebrazione della festa del Corpus Domini.

Con la bolla Transiturus dell’11 agosto 1264, da Orvieto, dove aveva stabilito la residenza della corte pontificia, Urbano IV estese la solennità a tutta la Chiesa.

A convincere il Pontefice nello scrivere la bolla fu il celebre Miracolo eucaristico di Bolsena, che si verificò un anno prima, quando un sacerdote boemo, in pellegrinaggio verso Roma, si fermò a celebrare la Santa Messa proprio a Bolsena, nel viterbese; nel momento preciso in cui spezzò l’Ostia consacrata, egli fu pervaso dal dubbio che essa contenesse veramente il Corpo di Cristo.

Fu allora che dal Sacro Pane uscirono alcune gocce di sangue, le quali macchiarono sia il corporale di lino, attualmente conservato nel Duomo di Orvieto, sia alcune pietre dell’altare, custodite in preziose teche nella Basilica di Santa Cristina.

Da allora si sono verificati moltissimi Miracoli eucaristici riconosciuti dalla Chiesa, che possono essere visionati, uno ad uno, grazie allo straordinario sito http://www.miracolieucaristici.org/. Autore di questo splendido studio storiografico ed iconografico è il Servo di Dio Carlo Acutis, nato a Londra il 3 maggio 1991 e morto a 15 anni, il 12 ottobre 2006, a causa di una leucemia fulminante.

È sepolto nella nuda terra ad Assisi, la città di san Francesco che più di altre ha amato e nella quale tornava periodicamente per ritemprare lo spirito. «Tutti nasciamo come degli originali, ma molti muoiono come fotocopie», ha lasciato scritto fra i suoi appunti.

A 12 anni aveva iniziato a comunicarsi quotidianamente e non finiva il suo giorno senza la recita del Santo Rosario e l’adorazione eucaristica, convinto com’era che quando «ci si mette di fronte al sole ci si abbronza… ma quando ci si mette dinnanzi a Gesù Eucaristia si diventa santi».

DaCorrispondenzaRomana

Pubblicato in Cronaca

Racconta una vecchia leggenda messa in piedi chissà da chi, e certamente contraria alla immagine di Amantea e della sua gente, che in una data imprecisata , e comunque prima del suo allontanamento per la Francia, Padre Francesco da Paola, uscendo da Amantea, sul ponte sul Catocastro , si sarebbe tolto i calzari e li abbia scossi per togliersi la terra e la polvere di Amantea , quasi che volesse evitare qualsiasi anche impalpabile rapporto con una città ed un popolo.

 

Siamo in grado di smentire le vecchie dicerie di contrasti tra san Francesco di Paola ed Amantea, così contribuendo a scrivere la vera storia che ben oltre le leggende o le dicerie popolari.

Lui, uomo di carità ed amore !

Dal dibattito svoltosi ieri l’altro è emerso, invece, il grande amore di Amantea per san Francesco di Paola

Un dibattito partecipatissimo, svoltosi ieri 10 gennaio nella sala del convento di San Bernardino, promosso dall’associazione Prospettive, presenti il Presidente dell’Associazione Prospettive dr Aldo Andreani, Padre Francesco Celestino , custode dei Minori Conventuali di Amantea, e padre Rocco Benvenuto, già Correttore provinciale della provincia monastica di San Francesco di Paola, è stata confermata , per voce di padre Rocco Benvenuto, la esistenza in Amantea di un convento intitolato a san Francesco di Paola.

Possibile che possa esserci stato un rapporto così negativo tra il santo e la città e poi i frati minimi siano venuti a prendere possesso di un convento intitolato al loro santo?

Il documento è stato fornito in copia proprio da padre Rocco Benvenuto e da oggi appartiene a tutta la città e chiunque può trarne copia .

Il documento è stato affidato al prof Roberto Musì per la sua attenta traduzione ed a breve appena fornitaci ne daremo totale conoscenza.

Intanto il documento conferma quanto da noi già conosciuto e cioè che il convento venne fondato il 19 maggio 1617- due anni prima della sua canonizzazione- in quel di Catocastro , vescovo in Tropea monsignor Fabrizio Caracciolo, grazie alla munificenza di Rutilio Cavallo, gentiluomo di Amantea .

Il convento aveva anche un dormitorio che poteva ospitare 4 o 5 frati.

Ma non basta.

Dal dibattito è emersa anche la lettera che la città di Amantea ha invito al Papa “perche si degni di aggregare Padre Francesco di Paola nel numero dei santi”

La lettera porta la data del 25 novembre 1516 e venne inviata da L’Università , ed uomini della Città dell’ Amantea

Ecco il testo:

Al Papa.

Beatissimo Padre , dell’Universale Chiesa Pastore.

Dopo aver umilmente baciati i suoi santi piedi, e la divota e la continua raccomandazione, ne conviene far certa la santità sua alquanto delle virtù, e la vita del Beato padre Francesco di Paola.

Saprà dunque questo S.Padre, per Religione, Santimonia ed infiniti miracoli, esser stato celebre, innomerabili infermi da vari morbi oppressi, e tormentati, in virtù di Dio Onnipotente, aver sanati, e liberati, esser anco entrato in un’ardente fornace, e uscitone libero, ed illeso, oltre infiniti, ed innumerevoli fatti impossibili a farsi, de’ quali tutti si rende vero testimonio, oltre la pubblica voce, e fama nelle parti nostre, e per tanto veridicamente esclamante.

Di modo che senza rossore di faccia colle ginocchie chine siamo costretti a supplicare, siccome divotamente, ed umilmente supplichiamo la santità Vostra, che per onor a così sovrano Uomo, sua religione ed ordine, e per aumento della divozione né i Cristiani, esso padre nel numero de’ Santi canonicamente, ed onorevolmente si degni aggregare.

Che di nuovo, e sempre baciando i suoi piedi, apparecchiati di continuo servire la Santità sua, facciamo fine umilmente la sua santa benedizione invocando

Della Città dell’Amantea 25 Novembre 1516

Della medesima santità Vostra

Ubbidienti e divoti

L’Università , ed uomini della Città dell’ Amantea

Può esserci mai stato un rapporto negativo tra Amantea e l’allora Beato Francesco di Paola se la città e tutta la sua gente implora il papa di santificarlo? Certamente no!

Pubblicato in Primo Piano
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