La città di Amantea ha prevalso, calcisticamente parlando, contro una decisione errata, ingiustificata e quanto mai discutibile, sul trasferimento di migranti positivi al coronavirus in pieno centro città.
Ma la città ha perso, ha perso di credibilità, ha perso di fiducia verso lo stato, ha perso di coerenza ed ha perso di tolleranza.
A nostro parere queste cose vanno messe sul piatto della bilancia, siamo contenti del trasferimento dei 13 migranti contagiati dal Covid19, che da un po' di serenità ai nostri turisti, agli operatori commerciali e all'intera popolazione.
Comunque la descrizione del fatto, per dovere di cronaca, e che verranno trasferiti a partire dalle ore 20.30, come previsto sul sito del Ministero degli Interni, i 13 soggetti risultati positivi al test del coronavirus, si tratta di parte del gruppo di 24 pakistani giunti ad Amantea sabato pomeriggio in tarda serata.
La comunicazione ufficiale è giunta in città da una nota trasmissione televisiva e poi confermata dal sito del Ministero degli Interni.
I poveretti 13 migranti saranno trasferiti, con appositi mezzi messi a disposizione dell'Esercito Italiano e dalla croce Rossa Nazionale, all'ospedale del Celio di Roma, convertito già dallo scorso mese di Aprile in centro Covid di riferimento per il centro sud.
Questa è la conclusione di una scelta sbagliata, iniziata quando si è accettato lo sbarco di immigrati al largo di Caulonia e poi trasferiti a Roccella Ionica.
Poi il trasferimento nella struttura "a" CAS di Amantea, di proprietà dell'ingegnere Pati, dove erano scoppiate le vigorose e vibranti proteste sfociate poi nel blocco della strada nella giornata di Domenica.
Poi il confronto tra la popolazione e la Commissione Straordinaria, dimostratasi assolutamente impreparata alla vicenda, poi la decisione della protesta di sospendere per 24 ore il blocco della statale e della ferrovia, in attesa di decisioni in merito che sarebbero dovute pervenire dall'alto, l'arrivo dei militari oggi alle ore 13:00 e finalmente la decisione del Ministero degli Interni.
Speriamo in futuro di non dover ripetere questa pagina triste della città.
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Primo Piano
Le prime gare di softair dell’anno stanno per iniziare e già più di qualche appuntamento registra il tutto esaurito.
Il maggior numero di domande si concentra in particolare su quelle competizioni, che oltre a proporre l’utilizzo delle classiche tecniche e tattiche di guerriglia, richiedono di mettere in campo anche competenze più generali, adatte per la soluzione di situazioni più complesse della “semplice sparatoria”.
Scorrendo programmi, antefatti e consegne delle singole gare è ormai sempre più frequente imbattersi in scenari geopolitici, che solo in parte prendono ispirazione dalla realtà contemporanea e vi aggiungono invece tutta una serie di elementi tali da rendere più accattivante il contesto.
Generali russi corrotti in provincia di Modena
Ecco quindi che le ambientazioni che vanno per la maggiore negli ultimi mesi sono scacchieri delle relazioni internazionali, su cui si muovono soldati corrotti, generali russi che in Siberia gestiscono basi militari completamente ignote a Mosca, rapimenti o assassinii di magnati e industriali impegnati nella realizzazione di armi nucleari o di umanoidi da impiegare per conquistare il mondo, …
Questo ad esempio è lo scenario dentro al quale si muoveranno i partecipanti al Red Wolf, organizzato per il 20 maggio, per team da 6 a 8 componenti, a Serramazzoni, in provincia di Modena.
Se per l’iscrizione c’è tempo fino alla fine di marzo, in realtà i pochi posti ancora disponibili potrebbero terminare molto prima.
Quando il ruolo dei cattivi non è interpretato dai russi che reprimono minoranze etniche come quella cecena o moldava, entrano in gioco i coreani con le loro bombe all’idrogeno o i terroristi mediorientali che mettono in repentaglio lo stile di vita occidentale.
Tra gli obiettivi da realizzare, il furto di dati tramite chiavette USB (proprio come farebbero degli agenti dei servizi informativi in missione segreta), la decriptazione di file, ma anche, ovviamente, nemici da abbattere e basi segrete da far esplodere, premunendosi di maschere antigas contro la contaminazione che ne seguirà.
Sniper e spotter a Pisa
Tra gli appassionati di softair però non tutti amano “perdere tempo” in azioni che non siano prettamente militari: al bando, dunque, computer, chiavette usb, perlustrazioni con droni e quant’altro; e spazio alla pura e semplice “fisicità” del combattimento. È il caso ad esempio dei pattugliamenti e delle perlustrazioni riservate a team di pochi elementi, due o poco più, con obiettivi tattici.
Largo quindi a sniper e spotter, con tutta la loro attrezzatura: fucili di precisione, anfibi, ottiche anche per la visione notturna, zaini, tecnologia per la comunicazione, … Come nel caso dell’appuntamento fissato a Riparbella, in provincia di Pisa, il 18 febbraio. Qui il numero massimo di team ammessi è di 26, ognuno con due operatori, che saranno impegnati per sei ore. Per chi fosse interessato, alcuni posti sono ancora disponibili.
Quelle di Pisa e di Modena non sono le uniche date e sedi delle competizioni di softair, che rappresentano oramai un fenomeno estremamente diffuso in tutta Italia, da Nord a Sud: gare con obbiettivi raggiungibili in sei, in dodici ma anche in 24 ore, team da due componenti, ma anche di una decina e più; simulazioni militari o pattugliamenti, …
Esercitazioni protette
Chi invece preferisca esercitarsi in spazi protetti e senza la tensione della gara, trova a disposizione in moltissime città una serie di strutture differenti, ma tutte con lo stesso obiettivo: far divertire gli appassionati di questa disciplina.
E così l’attrezzatura del softgunner, acquistata magari nei punti vendita di softair San Marino, potrà essere indossata e utilizzata nelle sedi delle associazioni dilettantistiche di settore, in parchi avventura a tema, in poligoni di tiro dedicati al softair e in aree di dimensioni variabili (si parte dai 5 – 6.000 mq per arrivare anche molto oltre i 15.000 mq). Queste ultime possono essere al chiuso o all’aperto, ma sempre sono attrezzate per assomigliare a zone di combattimento, ispirate a scenari desertici, mediorientali, di montagna o boschivi. Alla fantasia non vi è limite, ovviamente.
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