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Ancora un'aggressione al personale di Polizia penitenziaria.

Questa volta si è verificata nel carcere di Vibo Valentia.

A renderlo noto sono Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe e Damiano Bellucci, segretario nazionale.

 

Un detenuto di origine marocchina, già trasferito da altri istituti per i suoi comportamenti violenti - si precisa in una nota - ha aggredito tre agenti di Polizia penitenziaria.

Infatti, sembra che si tratti dello stesso detenuto, a rischio radicalizzazione islamica che nello scorso mese di giugno ha aggredito il comandante della polizia penitenziaria del carcere di Reggio Emilia.

Questa volta, a farne le spese, si legge sempre nella nota del Sappe, sarebbero stati i tre agenti, i quali hanno riportato contusioni giudicate guaribili in due e tre giorni.

«Non è accettabile che la Polizia penitenziaria continui a subire aggressioni, senza che l'amministrazione metta in atto iniziative concrete, dimostrando un'inversione di tendenza rispetto al passato - denuncia il sindacato di Polizia penitenziaria - se ci fossero le condizioni sarebbe opportuno che il detenuto, ormai plurirecidivo, venisse espulso e mandato a scontare la pena nel suo paese».

Pubblicato in Vibo Valentia

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, l'arrestato era in compagnia di altri due uomini

Un cittadino marocchino di 39 anni è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo Radiomobile.

 

 

L'uomo è accusato di danneggiamento aggravato perché ha devastato i finestrini di una vettura.

Succede attorno all'una di venerdì, in via Ravenna.

Lo straniero, già noto alle forze dell'ordine, viene notato da alcuni turisti ospiti di un Bed and Breakfast della zona mentre infrange il finestrino di un'automobile parcheggiata.

I militari arrivano quasi subito perché in quel momento stavano pattugliando la strada parallela.

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri, l'arrestato era in compagnia di altri due uomini che non hanno partecipato al gesto vandalico.

Uno di loro, un suo connazionale di 28 anni, è stato denunciato per non aver rispettato un allontanamento ricevuto da parte del questore di Milano.

Pubblicato in Italia

Aveva tentato di rubare un’auto e capi di vestiario che vi erano all'interno.

Per questo motivo il personale del commissariato di Lamezia ha identificato e denunciato H.M. pregiudicato di anni 26, nato in Marocco ma residente a Lamezia.

L’uomo, insieme ad altra persona, aveva dapprima tentato di rubare un’auto parcheggiata nelle vie della Città e poi aveva prelevato del vestiario che si trovava nella stessa auto, di proprietà di una donna lametina.

Infatti il Personale del Commissariato ha acquisito la denuncia della donna, la quale aveva trovato l’auto forzata e non aveva trovato all’interno della stessa i capi d’abbigliamento che vi aveva lasciato.

La donna nell’immediatezza ha cercato di ricostruire i fatti.

Anche attraverso la visione delle immagini dell’impianto di videosorveglianza esistenti in zona, il personale della Squadra Volante e della Polizia Scientifica, ha identificato il 26enne che aveva, unitamente ad altro, tentato di rubare l’auto ed asportato il vestiario, che, a seguito di perquisizione nei suoi confronti, è stato rinvenuto.

H.M. è stato denunciato in attesa di determinazioni da parte dell’A.G.

Pubblicato in Lamezia Terme

I poliziotti l'avevano trovata nuda per strada, nel cuore della notte.

In un primo momento avevano pensato che volesse suicidarsi ma poi, una volta in caserma, la donna georgiana ha raccontato loro una terribile storia fatta di violenze e soprusi.

Era scappata di casa, così come si trovava per sfuggire alla violenza del fidanzato marocchino che, nella giornata di ieri, è stato rintracciato e denunciato.

Il fatto è accaduto nel corso della nottata tra domenica e lunedì in via delle Calabrie e lei si era lanciata dal balcone del primo piano.

La straniera è stata soccorsa e  trasportata in ospedale dove le sono state diagnosticate lesioni guaribili in cinque giorni per una ferita al capo.

I poliziotti hanno eseguito un sopralluogo nella sua abitazione e rintracciato alcune tracce di sangue nonché un utensile con cui la georgiana aveva riferito di essere stata minacciata dal marocchino, a cui sarebbe legata sentimentalmente.

Quest’ultimo, rintracciato ed identificato per T.M., marocchino, è stato accompagnato presso gli uffici della Questura dove, al termine degli accertamenti, è stato denunciato per le lesioni e violenza privata, avendole impedito di allontanarsi dall’appartamento chiudendo la porta dell’abitazione.

Dalla ricostruzione della dinamica della lite è emerso, infatti, che la georgiana aveva deciso di trascorrere una serata a casa del marocchino, ma tra i due è sorta una discussione protrattasi fino a tarda notte durante la quale la donna è stata colpita al capo dall’uomo.

Successivamente è riuscita a scappare calandosi giù dal balcone del primo piano, visto che la porta d’ingresso era chiusa a chiave.

Il marocchino è stato posto a disposizione del locale Ufficio Immigrazione ed al termine degli accertamenti è stato emesso nei suoi confronti il provvedimento di espulsione dal territorio nazionale” Il Mattino.

NdR: Vida mò !

Pubblicato in Alto Tirreno

Vibo Valentia. Nottata movimentata per i carabinieri di Briatico e del Norm di Vibo.

Poco dopo le 23 all’utenza di emergenza 112 dell'arma è giunta infatti una telefonata che segnalava la presenza di un cittadino straniero con un’ascia in mano che passeggiava per le strade della Frazione di San Costantino di Briatico.

Immediatamente sul posto sono giunti gli uomini al comando del tenente Luca Domizi e del maresciallo Marco Albano i quali, dopo aver raccolto le testimonianze di alcuni passanti, hanno passato al setaccio l’intero borgo fino ad individuare il soggetto segnalato.

L’uomo, cittadino marocchino residente a Briatico da anni, I.E.D., 46 anni, è stato trovato seduto nei pressi della propria autovettura in evidente stato confusionale, verosimilmente determinato dall’abuso di alcool, con un’ascia di 50 cm nelle sue disponibilità.

I militari, dopo aver attentamente valutato la situazione, sono riusciti a farsi consegnare l’arma assicurando il soggetto.

Quest’ultimo, dopo essere stato condotto presso gli uffici del Comando Provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia, è stato denunciato, e l’arma sequestrata. Il soggetto, con vari precedenti di polizia, era già noto ai militari in quanto già segnalato altre volte per reati contro la persona e contro il patrimonio.

Pubblicato in Vibo Valentia

Lamezia Terme - Notte di paura per una ragazza su corso Nicotera a Lamezia.

La giovane, di nazionalità marocchina, stava passeggiando in centro, quando un suo connazionale, A.C. di 21 anni, ha cominciato a seguirla.

 

 

Il ragazzo, in preda ai fumi dell’alcol, ha tentato un approccio ma di fronte al rifiuto della giovane, prima l’ha strattonata, poi l’ha bloccata, mettendole le mani alla gola e iniziando a palpeggiarla.

Lei ha tentato di divincolarsi ma poi è stata scagliata al suolo dal giovane che ha cominciato a picchiarla selvaggiamente.

Dopo essere stati allertati al 112 da alcuni passanti, i militari dell’Aliquota Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Lamezia Terme, sono arrivati sul posto cogliendolo in flagrante.

Nel frattempo anche un altro carabiniere che si trovava per caso nelle vicinanze, sentendo la pattuglia sfrecciare si è precipitato sul posto.

Il giovane alla vista dei militari si è scagliato verso i carabinieri aggredendoli violentemente.

I tre militari, quindi, sono riusciti ad immobilizzare l’uomo che è stato arrestato per “violenza sessuale, lesioni personali, violenza e resistenza a pubblico ufficiale” e trasferito nella casa circondariale di Catanzaro.

Pubblicato in Basso Tirreno

Assolto perché incapace di intendere e di volere.

E’ il verdetto emesso dal gup del tribunale di Brescia Alessandra Di Fazio nei confronti di Abderrhaim El Mouckhtari, marocchino di 54 anni, che a febbraio di un anno fa uccise con dieci coltellate - colpendola alle gambe e all’addome - la sua terapista per la riabilitazione psichiatrica Nadia Pulvirenti, 25 anni.

Il delitto è avvenuto all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, nel bresciano, dove lo straniero era ospite da cinque anni in uno degli appartamenti della struttura per la riabilitazione di persone con disabilità fisica e psichica.

Ma quel tragico 24 febbraio qualcosa è scattato nella sua mente: l’uomo afferra un coltello da cucina e colpisce ripetutamente l’educatrice, lei tenta disperatamente di difendersi proteggendosi con le mani, gridando a squarciagola per attirare l’attenzione, ma non c’è nulla da fare, non riesce a sottrarsi alla furia omicida del suo paziente. Mentre il personale della struttura soccorre la giovane terapista, Abderrhaim El Mouckhtari fugge a piedi nei campi.

Viene fermato poco dopo dai carabinieri, in stato confusionale, con i vestiti ancora sporchi di sangue.

Portato in caserma e interrogato dagli inquirenti, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Durante il processo le perizie hanno confermato le sue condizioni di alterazione mentale.

Del resto, nel suo primo interrogatorio, ha chiesto di Nadia per poterle porgere le sue scuse e già questo rappresentava un sintomo evidente di come l’uomo in realtà non si fosse mai reso conto di avere massacrato Nadia a coltellate(belli cxxxi!)

Abderrhaim El Mouckhtari andrà ora in una Rems - le strutture che hanno sostituito i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari - per la durata di dieci anni poiché, per lo stesso giudice, si tratta comunque di una persona socialmente pericolosa.

La vicenda processuale non è comunque finita qui.

I genitori della giovane aspettano infatti l’esito di un’inchiesta parallela: quella che coinvolge i responsabili della cooperativa Diogene, alla quale sono affidati i servizi svolti all’interno della Cascina Clarabella di Iseo, e dei vertici dell’Asst di Chiari.

In tutto sono una decina le persone indagate per omicidio doloso, un delitto che forse si sarebbe potuto evitare se all’interno della struttura fossero state adottate adeguate misure di sicurezza e prevenzione: è questa l’ipotesi al vaglio del sostituto procuratore Enrica Battaglia, che ha avviato il secondo filone d’inchiesta.

Quando venne assunta alla cascia Clarabella, Nadia Pulvirenti si era laureata da poco all’Università di Verona in tecnica della riabilitazione psichiatrica e aveva fatto una breve esperienza a Trento. «La scelsi per l’entusiasmo.

Perché condivideva il progetto di accompagnare le persone con disagio psichico all’autonomia.

Per il modo in cui si era presentata, così, senza appuntamento, portando a mano le sue credenziali. Riconobbi subito in lei quello che fa la differenza nei lavori come il nostro: passione e dedizione», la ricorda il responsabile della cooperativa Diogene

Pubblicato in Italia

Gizzeria.«…tu i soldi li hai perché prendi la pensione e quindi me li devi consegnare altrimenti ti ammazzo con questo coltello e mi bevo il tuo sangue…».

Queste le parole con cui Abdelouahed Naser, 41enne marocchino minacciava un suo connazionale al fine di farsi consegnare i pochi soldi che l’uomo aveva con sé.

Una sera come tante, in un bar di Gizzeria, che si stava per trasformare in una tragedia.

Di fronte al rifiuto di consegnare il denaro, Naser si fa violento ed estrae un coltello dalla tasca del giubbotto.

La vittima non fa in tempo a scappare.

Viene attinta da alcune coltellate, alla mano ed al braccio, mentre il suo aggressore continua ad urlargli contro «dammi il denaro… che ti sto ammazzando».

Fortunatamente le grida di vittima e aggressore attirano l’attenzione di due avventori che riescono ad evitare il peggio costringendo Naser ad allontanarsi.

Ma lui non è soddisfatto e attende per strada la sua vittima.

Lo colpisce con calci e pugni e gli lancia un mattone in pieno volto per poi darsi alla fuga dileguandosi a piedi per le vie del paese.

Trauma cranico – facciale con frattura della piramide nasale e varie ferite lacero contuse localizzate sulla regione zigomatica destra e sul dorso della mano sinistra, questo il referto dell’ospedale a seguito dell’aggressione, mentre i carabinieri di Gizzeria si mettono alla sua ricerca, rintracciandolo poco dopo.

Mentre i militari lo identificano per deferirlo continua a dimenarsi: «Se non mi togliete le mani di dosso brucio tutta Gizzeria».

Nei giorni immediatamente successivi Naser, però, rintraccia la sua vittima e la minaccia: «Adesso vai subito dai carabinieri e ritira la querela….altrimenti se la scorsa volta ti sei salvato adesso ti ammazzo…».

Episodio anche questo documentato dai carabinieri.

Il Tribunale di Lamezia Terme ha quindi emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentata estorsione, lesioni personali e tentata violenza privata.

L’uomo di origine marocchina avrebbe minacciato e colpito con un coltello un suo connazionale in un bar di Gizzeria.

Dopo una breve fuga, è stato fermato dai carabinieri

14 maggio 2018. Dal web

Pubblicato in Basso Tirreno

Sono 277 estremisti religiosi rimpatriati da 2015.

Un cittadino marocchino è stato espulso dal territorio nazionale per motivi di sicurezza dello Stato.

 

 

Con questa espulsione, la 40esima del 2018, sono 277 i soggetti gravitanti in ambienti dell'estremismo religioso espulsi con accompagnamento nel proprio Paese, dal 1° gennaio 2015 ad oggi.
Si tratta di un 36enne marocchino, residente nel foggiano, che era emerso all'attenzione investigativa nell'ambito dell'operazione della Digos di Bari che, nel marzo scorso, aveva portato all'arresto del presidente dell'associazione culturale «Al dawa» di Foggia, dove aveva trovato ospitalità il noto 39enne foreign fighter ceceno Bombataliev Eli, arrestato nel luglio 2017 dalla Digos di Bari e recentemente condannato a 5 anni di reclusione.

In particolare , il cittadino marocchino espulso era spesso presente durante le lezioni di indottrinamento che l'imam svolgeva nei confronti di giovanissimi immigrati di seconda generazione, finalizzate a suscitare in loro adesione all'islam radicale e avversione verso l'Occidente.

Per questi motivi è stato raggiunto da provvedimento di espulsione ed è stato immediatamente rimpatriato con accompagnamento nel proprio Paese con un volo partito dall'aeroporto di Bologna per il Marocco

Pubblicato in Italia

Parliamo del migrante che da più di 30 anni è in Italia e che, senza famiglia e senza- come si dice da noi- ne “arte e ne parte”, gira l’ Italia chiedendo l’elemosina davanti alle chiese, dorme dove capita, chiede aiuto alle parrocchie, trova conforto nell’alcool fino ad ubriacarsi “come una capra” e poi si stende sui binari di una stazione gridando “Allah” e “Voglio morire” ed impegna fino a 10 uomini dello Stato, tra carabinieri, Polizia Municipale, medici ed infermieri del 118 .

A nulla è valso l’attento intervento e delle forze dell’ordine e degli uomini della sanità.

E così si è reso necessario il ricovero in ospedale

Stante il rifiuto del marocchino del ricovero volontario in ospedale il dr Papasergio del 118 , proprio per la tutela della salute dell’ “aspirante suicida” ha infatti proposto il Trattamento sanitario obbligatorio validato dal dottor Pompea.

E così il sindaco Mario Pizzino ha emesso la ordinanza n 22 per il trattamento sanitario obbligatorio inviata, comunque, al giudice tutelare del tribunale di Paola per la necessaria convalida.

Il ricovero è stato effettato presso l’ospedale di Cetraro

L’ordinanza è stata pubblicata in modo parziale e non reca nemmeno la disposizione relativa alla esecuzione della medesima

Dobbiamo comunque smentire quanto affermato circa la mancata attenzione umana ricevuta da padre Rocco che, al contrario, ha offerto al marocchino alimenti con i quali sfamarsi e che lui ha dichiarato di avere buttato nell’immondizia!

Pubblicato in Cronaca
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